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l'editoriale del direttore

Come ci si prepara ai droni russi

Claudio Cerasa

Da agosto, le violazioni sospette dello spazio aereo dell’Ue sono state 25. Kyiv ha una strategia contro le incursioni. L’Europa? Crosetto ci spiega perché l’Italia deve “prepararsi”, e cosa manca per affrontare una sfida esistenziale

Il ministro Guido Crosetto ce lo dice senza mezzi termini, con una parola che vale un editoriale: “Prepariamoci”. Il punto, senza girarci attorno, è semplice, e riguarda anche la decisione importante, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di convocare lunedì prossimo il Consiglio supremo di difesa. Il punto, senza troppi giri di parole, riguarda un dato cruciale della guerra ibrida dentro la quale si trova l’Europa e inevitabilmente anche l’Italia. Le infiltrazioni, le provocazioni, gli sconfinamenti, le minacce russe, compresi i droni che da mesi sorvolano i cieli dell’Europa.

   

La questione, in fondo, è fin troppo chiara. Ci sono droni che non possiamo non vedere e ci sono droni invece che non vogliamo vedere. Ci sono droni che quando sconfinano vengono meravigliosamente abbattuti, come è successo ieri in Ucraina, dove l’esercito ha intercettato in volo centinaia di droni russi, e ci sono droni che quando sconfinano vengono ormai considerati come se fossero figli di una nuova normalità, in cui i nemici delle democrazie provocano e gli amici delle democrazie minimizzano. I primi droni sono quelli che segnano le frontiere di una guerra che non possiamo non vedere, che è quella che riguarda l’aggressione all’Ucraina. I secondi droni sono quelli che segnano le frontiere di una guerra che in troppi scelgono di non vedere, che è quella che riguarda il tentativo da parte della Russia di pizzicare i confini dell’Europa testando le difese che l’Ucraina possiede e che il resto dell’Europa deve ancora affinare. Il Wall Street Journal, ieri, in un articolo impietoso ma illuminante ha elencato i droni che non vogliamo vedere, fotografando, con una mappa composta da venticinque puntini, il disegno delle provocazioni russe, da agosto a oggi. Una mappa che illustra provocazioni esplicite, provocazioni sospette, sorvoli brevi, segnali muti. Ma una mappa che ormai appare, da giorni, come un altro bollettino di guerra, e che ci permette di capire meglio cosa intende il cancelliere tedesco Friedrich Merz quando dice, sconsolato e inascoltato, “non siamo in guerra ma non siamo neanche in pace”. 

 

Da agosto a oggi, il quadro è questo. Voli bloccati a Monaco, a seguito di droni che hanno sorvolato le piste dell’aeroporto. Voli bloccati a Francoforte. Porto chiuso ad Amburgo, per sospetto spionaggio industriale. Droni in volo sulle basi militari a Berlino. Droni intercettati a Colonia, in area protetta. Movimenti di droni coordinati a Düsseldorf, sopra una fabbrica d’armi. Sorvoli sospetti a Stoccarda vicino agli impianti di difesa. Droni a Hannover sui nodi logistici ferroviari. Droni a Copenaghen alla vigilia di un vertice Ue. Droni sul Baltico, a Odense, sopra le basi navali. Attività sospetta a Aarhus, ancora in Danimarca, sui cantieri della Nato. Droni a Stavanger, sulle piattaforme petrolifere nel Mare del Nord. Droni a Bergen, in Norvegia, vicino a depositi energetici strategici. Droni in Svezia, a Stoccolma, sopra il Parlamento e in alcune zone militari. Sorvoli notturni sul porto di Göteborg e su alcune centrali elettriche, con difesa aerea allertata. Droni a Varsavia, su alcune basi militari. Avvistamenti sospetti a Lublino, in Polonia, lungo il confine bielorusso. Droni a Bruxelles, sopra basi Nato, per i quali è stata aperta un’indagine federale. Droni sul porto di Anversa, con raccolta sospetta di dati logistici militari. Droni a Rotterdam, in Olanda, sui moli Nato. Droni nel nord della Francia, su ferrovie e siti industriali. Droni a Vilnius, in Lituania, vicino a basi Nato. Droni a Tallinn, in Estonia, su porti e linee elettriche. Droni sul Mar Nero, a Costanza, vicino ad alcuni radar militari.

   

Fonti qualificate dell’intelligence italiana dicono che, per il nostro paese, pur essendo l’Italia in linea d’aria più vicina al confine russo rispetto a Bruxelles, circa 1.750 km contro 2.000 km, “al momento non è stato registrato alcun episodio significativo”. Il ministro Guido Crosetto, interpellato dal Foglio, sostiene che non ci sia da abbassare la guardia, dice testualmente che l’Italia deve “prepararsi” per affrontare scenari simili, deve considerare le incursioni russe nello spazio aereo europeo come delle minacce concrete alla nostra sicurezza e alla nostra sovranità e a domanda diretta, cosa manca all’Italia per poter essere pronta ad affrontare un capitolo ulteriore della difesa contro le minacce russe, risponde così. “All’Italia serve una strategia unificata contro la guerra ibrida dei droni: una catena di condivisione delle informazioni moderna tempestiva fra Difesa, Interno ed Enac; una rete nazionale di sensori, anche a bassa quota per individuare in tempo reale intrusioni su porti, aeroporti e infrastrutture; sistemi moderni di identificazione; una catena di comando e controllo integrata con quella della Difesa aerea e regole d’ingaggio e strumenti legali per neutralizzare i velivoli; servono poi esercitazioni periodiche multi-agenzia; un sistema di reporting obbligatorio e una task force di attribuzione. Solo così la minaccia smetterà di essere presunta e diventerà un fatto gestito fino in fondo”. Ci sono droni che non possiamo non vedere. E droni che invece non vogliamo vedere. Dei primi droni, se ne occupa il glorioso esercito ucraino. Dei secondi droni, una volta smesso di occuparci delle polemiche farlocche, dei complotti di Bankitalia, delle minacce dell’Istat, dei sabotatori degli apparati, sarebbe il caso che se ne cominciasse a occupare anche la politica italiana. Non siamo in guerra, ma non siamo neanche in pace.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.