Il colloquio

Giuli: "Con l'algoritmo-Perrotta sarebbe crollato il ministero. Giorgetti? Piena sintonia. Venezi? Resta alla Fenice”

Ginevra Leganza

"In Cultura, i settori del cinema e dello spettacolo sono i due contrafforti", dice il ministro. "I tagli, in quel caso, sono stati concordati per salvare il cuore del dicastero, e cioè i beni culturali"

Fossimo stati alla prima bozza di manovra, sarebbe crollato il Mic”, dice al Foglio il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Che poi aggiunge: “Il ministero ha al centro la tutela, il consolidamento e la messa in sicurezza dei beni culturali”. Che inizialmente l’algoritmo-Perrotta avrebbe azzerato? “La prospettiva era di azzerarli”. E i tagli al cinema? “In Cultura,  i settori del cinema e dello spettacolo sono i due contrafforti. I tagli, in quel caso, sono stati concordati per salvare il cuore del dicastero, e cioè i beni culturali. Stop”. O come dire: zac. Eppure il tutto s’incardina nel rapporto complesso – è un eufemismo – tra il ministro e Daria “Maria Antonietta”. Tra il titolare della Cultura Giuli e la ragioniera dello stato Perrotta. Due che credono d’intendersi ma non s’intendono mai. Tra Giuli e Giorgetti, quindi, ecco Daria: la donna dei conti. I ministri si parlano. Sono d’accordo. “Nella manovra non si azzerano i beni culturali”, si dicono.


Non si azzerano i beni culturali, come invece era previsto dall’algoritmo della ragioneria, e piuttosto, pensa Giuli, per salvare il Mic si taglia sul cinema. A questo punto Giorgetti è in sintonia con l’omologo umanista. E fonti ministeriali rincarano la Giuli’s version. 


Da quanto risulta al Foglio, il ministro della Cultura avrebbe rivisto i capitoli della “prima” Finanziaria per capire dove agire e come diluire i tagli necessari. E avrebbe così deciso di intervenire sui film. Non per antiche ruggini con gli attori de sinistra, spiegano. Ma perché “con il lodo Perrotta sarebbero crollate cento Torri dei Conti” (black humour che oggi spira dal primo all’ultimo piano del Collegio romano). 


Sicché dal ministero, dopo quei primi tagli del 12 per cento sui beni culturali, le avrebbero telefonato per correggere il tiro. Soltanto che Perrotta, snobisticamente, avrebbe messo giù. Impegnata sul red carpet della Festa del cinema, e forse infastidita. “Dottoressa, pronto?”. “Scusate, ora non posso. Sono con Nastasi (Salvo, presidente della Festa, ndr). A presto”. Colpo di telefono e colpo di grazia che avrebbe vieppiù inasprito i rapporti tra i due. Rapporti che con Giorgetti, invece, pare siano ancora molto buoni, anzi ottimi. 


Alessandro e Giancarlo, del resto, si conoscono da vent’anni. Hanno un rapporto umano prima che politico e le uova nel paniere, a sentire uomini vicini ai ministeri, le rompe sempre lei. La ragioniera offesa dal ministro della Cultura che, arrivato al Mic nel 2024, si era ritrovato con 150 milioni di contributi automatici non riscossi dal 2022, e che, pensando di restituirne 100 nel 2026, avrebbe alimentato con gli altri 50 l’esigibile prefisso. Perrotta si sarebbe quindi risentita col titolare della Cultura “per un decreto già impacchettato”. 


Il ministro Giuli, raggiunto al telefono dal Foglio, conferma: “Il ministero vive innanzitutto di beni culturali. E cioè di tutela, consolidamento e messa in sicurezza. E’ anche il senso del progetto ‘Semi di comunità’ che si sviluppa in due anni e riporta i capolavori nei luoghi d’origine, rigenerando i territori interni attraverso la restituzione temporanea di opere d’arte ai luoghi di provenienza...”. Bellissimo, ministro. Ma la manovra? Il cinema? “Sono in totale sintonia con Giorgetti. Risolveremo tutto. Ma mi fermo qui”. Va bene. Allora bando ai retroscena romani. Ci dice invece cosa succede a Venezia? E’ vero che la direttrice Venezi andrà al Teatro Verdi di Trieste? “Falso”. Il ministro  aspira il fumo di una sigaretta. “E’ una sigaretta egiziana”, dice, forse utile per mantenere il sangue ben temperato. Non cederete quindi alle pulsioni della piazza e dei loggionisti? “Certo che no. Beatrice resterà alla Fenice e sarà la principessa di Venezia. Anzi, appena verrà messa alla prova, se ne innamoreranno persino gli orchestrali”. In che senso? “Lei ha un carattere forte, ce la farà”. Anche lei è una dura? “Venezi è una donna dura, sì. A pensarci bene, è la Perrotta della Fenice”.