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Lo scontro

Regionali, Durigon contro Piantedosi: “Il centrodestra doveva sciogliere il comune di Bari”

Gabriele De Campis

Il sottosegretario non ha condiviso le misure adottate dal Viminale dopo "Codice Interno", l'inchiesta da 130 arresti che svelò le attività dei clan nelle municipalizzate del comune guidato dal dem Antonio Decaro

“Il centrodestra forse ha una colpa: quella di non aver sciolto il comune di Bari”: Claudio Durigon, vicesegretario nazionale della Lega, intervenendo a nel capoluogo regionale ad una manifestazione elettorale ha riaperto la ferita legata al mancato commissariamento dell’amministrazione comunale (ai tempi guidata da Antonio Decaro, ora candidato governatore dei progressisti) per le infiltrazioni dei clan nelle municipalizzate rilevate dalla Procura. 
 

La considerazione amara del sottosegretario al Lavoro è una implicita critica al ministro Matteo Piantedosi, espresso dal Carroccio nell’esecutivo: dopo aver inviato gli ispettori del Viminale, all'esito degli approfondimenti effettuati e delle relazioni redatte, il prefetto di Bari Franco Russo, comunicò “l'insussistenza di collegamenti diretti e indiretti” con la criminalità organizzata e quindi il ministro dell'Interno non chiese lo scioglimento del Comune ma decretò il “commissariamento” di tre aziende municipalizzate.
 

L'inchiesta Codice Interno nel febbraio del 2024 portò ad oltre 130 arresti, e ad uno smottamento nel centrosinistra, con il M5S che lasciò la maggioranza regionale guidata da Michele Emiliano. Nel febbraio 2025, quando Piantedosi decise i commissariamenti, in Consiglio dei ministri fu duramente attaccato dal ministro meloniano Francesco Lollobrigida con queste parole riportate allora da Il Foglio: “Perché in passato, al contrario di Bari, nei comuni governati dal centrodestra sei stato così perentorio?”. Il titolare del Viminale replicò in maniera sferzante: “Mi fa piacere che tu abbia iniziato a studiare le carte. Quando sarai ministro dell’Interno scioglierai i comuni che vorrai, fino a quel momento decido io, assumendomene tutte le responsabilità”. Oggi la polemica si riapre, con il “fuoco amico” di Durigon.