Come Zaia
Senza terzo mandato ora Fedriga sogna Montecitorio o il ministero del Lavoro
La sentenza della Corte costituzionale sul terzo mandanto della provincia di Trento spegne i sogni del presidente del Friuli che potrebbe dimettersi, con un anno di anticipo, prima delle elezioni politiche del 2027. Vuole fare il ministro o il presidente della Camera. Ma tra i suoi desideri e la realtà ci sono due ostacoli: Salvini e gli appetiti di FdI sulla regione
Si mormora in Friuli Venezia Giulia: “Se non dai le carte la prossima volta, smetti di contare già ora. Per Fedriga è partito il count down”. Ieri la Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Provincia autonoma di Trento che aveva innalzato a tre il numero dei mandati consecutivi per il Presidente. La Consulta ha spiegato che il divieto è "un principio generale dell'ordinamento", e per questo si applica anche alle autonomie speciali. Non solo quindi alla provincia di Trento, ma anche al Friuli. Il destino di Fedriga non sarà diverso da quello di Maurizio Fugatti: niente terzo mandato. Eppure il governatore friulano una carta l’avrebbe avuta: dimettersi prima di superare metà mandato, per poi ricandidarsi. Il termine per farlo però è scaduto lo scorso ottobre. Così Fedriga ora chiede una legge nazionale: “Serve un accordo politico per far scegliere i cittadini”. Ma perché mai Forza Italia e FdI, i partiti che più hanno spinto per impugnare il terzo mandato dovrebbero varare una legge che va nella direzione opposta? “Anche Zaia chiedeva una legge nazionale e non c’è stata”, dice in modo eloquente Walter Rizzetto, deputato di FdI e possibile candidato presidente del Friuli per il dopo Fedriga. E allora si delineano scenari alternativi. Uno accomuna ancora Provincia autonoma e Friuli e passa dal cambio della forma di governo regionale con il ritorno alle elezioni indiretta del presidente di regione da parte del consiglio regionale. In questo modo si supererebbero i rilievi della Corte. Ma chi voterebbe un’opzione del genere? Anche questa sembra una strada senza uscita.
Chi vuole bene a Fedriga dice che se non si è dimesso prima della scadenza che gli avrebbe permesso di ricandidarsi è perché ha già in tasca un accordo. Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni del 2027 farà il presidente della Camera o il ministro del Lavoro. Sarà quello il momento di lasciare la regione anticipatamente (il suo mandato scade nel 2028). Ma anche a questo è un percorso accidentato. Salvini vede ormai Fedriga come fumo negli occhi. Non solo. Il segretario leghista avrebbe almeno un altro buon motivo per frenare a questa soluzione. Lo statuo del Friuli prevede che la legislatura termini solo con un voto di sfiducia al presidente. In caso di dimissioni anticipate, invece, resta in carica il vicepresidente. In questo caso si tratta del dirigente di FdI, Mario Anzil. Le dimissioni di Fedriga, aprirebbero a un futuro meloniano per il Friuli. Uno scenario che a Salvini non può piacere. E allora si immaginano ulteriori piani B. Il primo? Fedriga sindaco di Triste. E’ una storia già vista. Dice una vecchia volpe friulana: “Fedriga rischia di fare la fine di Zaia. Prima doveva entrare al governo, poi fare il sindaco di Venezia, infine guidare una sua lista civica… ma alla fine fa il capolista della Lega per portare i voti a Salvini”.
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