(foto Ansa)

l'intervista

Parla Rixi, vice di Salvini: “Più Ponti, meno Conti. I magistrati non possono fermare le opere. La Corte? Valuti alla fine”

Carmelo Caruso

Il viceministro dei Trasporti: "L'Italia costruisce più ricorsi che ponti. Io devo vorrei occuparmi di infrastrutture, non di interdittive. Il Ponte sullo Stretto si deve fare, altrimenti ci perdiamo tutti"

Più ponti e meno conti”. Iniziano a dirlo, ne fanno una questione culturale e di modernità. Edoardo Rixi, il viceministro dell’Infrastrutture, il vice di Salvini, dice al Foglio: “Aspetterò le motivazioni della Corte dei Conti sul Ponte, io aspetterò con rispetto, ma è arrivato il momento di separare la forma dalla sostanza. Può un magistrato fermare un’opera ritenuta strategica per una comunità? Se il governo vuole fare un ponte, la sostanza, deve avere la possibilità di farlo e non essere bloccato dalla forma”. Rixi propone per la prima volta la soluzione paese: “La Corte dei Conti valuta sui conti, ma come accade in altri paesi la sua valutazione può essere postuma. Prima viene l’opera che un governo ritiene strategica, e dopo la valutazione della Corte. Penso, e lo dico senza polemiche, che vada ridefinita la struttura burocratica italiana. Penso che valutare post opera possa essere una soluzione per agganciare l’Italia al futuro”.

 

Il Ponte o il labirinto delle sentenze? Meloni non sta cercando scuse, il Mit proverà a rispondere ai rilievi della Corte dei Conti, alla bocciatura, ma per la prima volta un viceministro, un leghista accorto, che si è sempre occupato di infrastrutture, porti, vuole farne una questione culturale. Dice Rixi: “Torno dall’India e in due anni ho trovato due nuovi ponti. Si parla di Ponte perfino sullo Stretto di Gibilterra, si costruiscono ponti in Arabia, Cina, Emirati. Sono un uomo del nord ma sono anche il primo a spiegare che quel Ponte serve all’Italia intera. Solo quel Ponte ci permetterà di avere un posto nella storia, solo quel ponte ci permetterà di avere un ruolo nuovo con i paesi africani, di fare dell’Italia il corridoio fra Oriente e Occidente”. Tra trenta giorni si conosceranno i rilievi della Corte dei conti, si capirà se i rilievi riguardano il progetto, la gara, la procedura. Spiega Rixi che il progetto del Ponte coinvolge “americani e giapponesi” e che costruirlo costa meno di quel labirinto di sentenze, ricorsi che da anni affossano l’opera. La società italiana coinvolta è Wibuild e racconta Rixi “parliamo di una società che riesce con serenità a costruire ovunque nel mondo. Quando vado in missione in Arabia, India, Cina mi chiedono: perché le aziende italiane costruiscono con più facilità all’estero che in Italia?”. Si è parlato di criticità del Mit, degli avvertimenti del Dipe, dell’ufficio legislativo del Mef, ma Rixi rovescia la domanda: “Sono il viceministro del Mit e vorrei occuparmi di come si costruiscono ponti e non dovere pensare anche alle interdittive. Per quello c’è il ministero dell’Interno. E’ servita una tragedia, quella di Genova, per costruire un Ponte moderno, dopo anni di incuria. E’ stato possibile costruirlo, dimostrato che l’Italia lo sa fare, ma se non ci fosse stata la tragedia avremmo ancora un ponte pericolante. La modernità non ci aspetta”.

 

Racconta Rixi che nel resto del mondo arabi e cinesi si propongono: “Dicono ai governi: i ponti ve li costruiamo noi, non mettete denaro” e continua: “Il Ponte sullo Stretto lo faremo, ne sono certo, anche perché fra vent’anni lo realizzeranno al nostro posto indiani e cinesi. Ovviamente lo realizzeranno chiedendo cessione di sovranità. Lo ripeto, il futuro non aspetta la Corte dei conti. Ricordo la grande opera, il Mose. Sono serviti decenni per avere il Mose e per decenni si è perseguita l’idea stessa salvo poi riconoscere che era un’opera che ha messo in sicurezza la laguna, salvo poi applaudire quando l’acqua alta non sommerge Venezia. Ebbene, temo che in Italia ci sia un brodo culturale ostile alle opere, un brodo che rafforza la convinzione di qualche magistrato che fermare un’opera al di là delle procedure sia una missione civica”. Al governo temono che i rilievi possano concentrarsi sulla gara. Rixi ricorda che “l’Italia è il paese che ferma opere per volatili, pesci. Lo dico scherzando, ma neppure tanto: solo qui i volatili sono più protetti degli uomini”. Salvini ripete che i soldi del Ponte sono in salvaguardia, che il Ponte si farà e per Rixi le dichiarazioni di Meloni “sono la garanzia che l’opera è adesso l’opera di tutto il governo. Si farà”. Altrimenti? “Altrimenti ci perdiamo tutti. Sono certo che sapremo rispondere alla Corte ma non è lesa maestà interrogarsi sulla nostra burocrazia, interrogarsi se il labirinto delle nostre leggi sia al passo con il tempo”. Ponti o Conti?

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio