editoriali
Referendum anche sui riformisti del Pd
Chiedono spazio nel Pd per portare idee nuove, poi sulla giustizia votano come il M5s
C’è una categoria nel Pd che continua a chiamarsi “riformista”. È quella che invoca congressi veri, che chiede di superare l’identità movimentista di Elly Schlein, che si dice pronta a offrire un’alternativa seria, di governo, moderna. Si definiscono il “cuore razionale” del partito. Parlano di merito, di Europa, di imprese, di giustizia. Ma quando il dibattito si fa concreto, quando arriva la prova dei fatti, questo cuore smette di battere. È accaduto di nuovo con la riforma della giustizia. Il Pd avrebbe potuto segnare una distanza culturale netta dal giustizialismo, recuperando la tradizione di Vassalli e del codice accusatorio, di una sinistra che difendeva la terzietà del giudice e la civiltà del processo, non le correnti e le procure militanti. E invece, di fronte alla proposta di separare le carriere, il fronte riformista ha scelto la via del silenzio o, peggio, della mimetizzazione: confondersi con i Cinque Stelle, votare come loro al referendum, ripetere gli slogan della corporazione giudiziaria. Non serve essere d’accordo con Nordio su tutto per capire che la separazione delle carriere non è una bandiera di destra, ma un tassello di equilibrio costituzionale. Lo aveva detto Giuliano Vassalli, lo avevano capito i socialisti, i liberali, i riformatori veri. Difendere il giudice terzo non significa favorire l’imputato eccellente, ma proteggere ogni cittadino dall’arbitrio. È la base del garantismo democratico, non del populismo penale. Eppure, nel Pd, il coraggio di dirlo si è dissolto. Forse per paura di isolarsi. Forse per abitudine a confondere il consenso con la coerenza. I riformisti del partito – o quelli che si definiscono tali – preferiscono un garantismo di maniera: evocato nei convegni, smentito nei voti. Gentilmente, ma con fermezza, andrebbe ricordato che il riformismo non è una postura né un tono di voce. È una pratica di verità. Chi non riesce a difendere la propria storia liberale sulla giustizia non è riformista. Rischia di apparire, su un terreno cruciale, un conformista con buone maniere. Ripensarci. Grazie.