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calcoli e strategie
Il Conte (elettorale) pensa a correre da solo. Licheri: “Non ci interessa cambiare il Rosatellum”
Il leader M5s vuole tenersi le mani libere, intanto punta sulla manovra e sulla sicurezza, un tema di cui il Pd di Schlein si occupa poco. E Colucci dice: "L’indicazione del premier sulla scheda? “Propaganda. Il bipolarismo fatto in questo modo, una teoria di Berlusconi, mi pare sia già fallito negli ultimi 20 anni”
A Giuseppe Conte piace il proporzionale. Alle politiche, non lo dice ma lo pensa, per il M5s è “meglio avere le mani libere”. Adesso punta sull’economia e sulla sicurezza, parla di immigrazione. In via di Campo Marzio nessuno si straccerà le vesti se alla fine la legge elettorale dovesse restare il Rosatellum. Ettore Licheri, senatore con prospettive da vice Conte, dice: “Oggi non siamo interessati né concentrati a cambiare le regole del gioco”. Le priorità sono altre. Qualcosa di simile la pensa anche Alfonso Colucci. Il tesoriere M5s, delle proposte della maggioranza, non si fida. L’indicazione del premier sulla scheda? “Propaganda. Il bipolarismo fatto in questo modo, una teoria di Berlusconi, mi pare sia già fallito negli ultimi 20 anni”.
Conviene restare autonomi. “E affrontare temi che interessano davvero alle persone”, dice al Foglio Licheri. “Ci sono gli effetti dai dazi di Trump. L’economia – aggiunge – è ferma, così come sono fermi i consumi. I dati Istat parlano chiaro”.
Altro che legge elettorale, soprattutto se rischia di imbrigliare il M5s in una logica di coalizione, in quell’abbraccio (fatale) con il Pd che fa perdere voti e allontana gli elettori storici, come hanno dimostrato i recenti appuntamenti elettorali. Qualche timore in questo senso arriva anche dalla Campania (a proposito: Conte ci tornerà il 6-7 novembre), dove in nome di Roberto Fico il Movimento è sceso a patti con Vincenzo De Luca e Clemente Mastella. E poi Chiara Appendino, testardamente indipendente, ha aperto il fronte interno. Il Conte pensiero in questa fase può essere riassunto così: il focus è la manovra, l’altro è la sicurezza, che non può essere lasciata alla destra.
Da via di Campo Marzio confermano. E altri segnali, nella stessa direzione, si possono rintracciare ripercorrendo le ultime uscite pubbliche del leader M5s. Qualche settimana fa, sparigliando le carte, Conte si è fatto economista, lanciando le sue proposte per la Legge di bilancio, tra energia e taglio shock delle tasse. Poi è diventato mezzo professore, regalando a Meloni un libro sui disastri economici del governo: “Le spiego come funzionano gli utili delle banche”, le sue parole alla Camera durante le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo. Adesso c’è anche il Conte “elettorale”, che finora, e non a caso, si è tenuto alla larga dal dibattito sulle primarie. Non è uno strumento che piace al leader del Movimento, interessato piuttosto a rilanciare il suo partito. Come? Nelle ultime uscite pubbliche, complici le drammatiche notizie di cronaca, è tornato a battere su immigrazione e sicurezza. “Aumentano furti, scippi e rapine nel 2024, mancano 11mila poliziotti, i sindacati denunciano la carenza di 15mila carabinieri, aumentano gli sbarchi, che con Meloni hanno superato quota 300mila”, ha detto ieri il fu Avvocato del popolo.
Sono temi che il Pd di Elly Schlein ha lasciato sguarniti e su cui il Movimento sa e può muoversi invece con maggior agio. Conte inoltre si era smarcato dai dem, come abbiamo raccontato su queste pagine, anche sugli accordi tra Italia e Libia. Ma d’altra parte anche uno come Dario Franceschini, qualche tempo fa, aveva suggerito alle opposizioni di “marciare divisi per colpire la destra”, sfruttando al massimo la quota proporzionale del Rosatellum. E il leader M5s aveva gradito questo tipo di approccio. Era gennaio e le convinzioni di Conte non devono essere cambiate troppo da allora. Nessuno comunque tra i pentastellati ha intenzione di spingere troppo per una nuova legge elettorale. Che, semmai, dovrebbe essere proporzionale con circoscrizioni piccole, soglia di sbarramento, premio di maggioranza e preferenze per garantire la rappresentatività.
E quella di cui parla il centrodestra? Per Alfonso Colucci – tesoriere e capogruppo M5s in Commissione Affari costituzionali – “è solo propaganda”. Un fumogeno lanciato nel campo delle opposizioni. “Il Rosatellum è stato pensato per penalizzarci. Ma una riforma di questo tipo dovrebbe essere condivisa con l’opposizione. Questa maggioranza ha il mito dell’autosufficienza. Meloni parla in maniera confusa di una legge elettorale che possa essere in qualche modo compatibile con il premierato, qualora venisse mai approvato. E mi pare che questo si traduca sostanzialmente nel nome del premier sulla scheda. Solo un’indicazione. E’ il bipolarismo già teorizzato da Berlusconi, fallito 20 anni fa”. E nel caso delle opposizioni rischia di precipitare in dissidi e polemiche sulla leadership e sul tipo di coalizioni. Colucci, come il suo leader, crede che un’alleanza con il Pd vada costruita su programmi e temi, non sulla legge elettorale, diversamente il M5s rischia di annacquarsi ulteriormente: “Non basta l’aritmetica”. Anche Conte lo pensa, e fa di conto. Pronto a tenersi le mani libere.