uno tsunami di menzogne
Contro l'invadenza delle balle da talk-show
Quando interferenze russe e sentimenti antioccidentali piegano i fatti a loro piacere. Manuale minimo di resistenza televisiva
Ha destato molto scalpore il confronto che ho avuto con l’economista Jeffrey Sachs a “Piazzapulita”. Il video ha avuto milioni di visualizzazioni ed endorsement importanti in tutto il mondo a partire dal premio Pulitzer Anne Applebaum e dal premio Nobel per la pace Oleksandra Matviichuk.
Mi sono domandato come mai, dopo tanti confronti fatti con propagandisti putiniani, questo in particolare abbia avuto così ampia diffusione. Credo che la ragione si trovi nella mia risposta netta e affermativa alla domanda di Sachs “lei mi considera un bugiardo?”. E’ stato questo un momento liberatorio per tante persone che si sono stancate di sentire gravi menzogne mai contraddette dai giornalisti presenti. Nello specifico Sachs sosteneva di essere stato testimone di passaggi di denaro tra agenzie Usa e partecipanti alle manifestazioni Euromaidan e attribuiva alla corruzione americana la mobilitazione e la successiva cacciata di Janukovych.
Una bugia evidente dato il fatto che milioni di ucraini sono scesi in piazza e risulta piuttosto surreale immaginare la Cia che si aggirava con mazzette da quindicimila euro per i manifestanti. Aggiungo che Sachs non era presente a piazza Maidan e nel 2014, ci sono video a dimostrarlo, sosteneva tesi opposte a quelle che propaganda oggi.
La cosa che più mi ha colpito è la legittimazione delle tesi di Sachs da parte del conduttore della trasmissione Corrado Formigli. Intervenendo nel contraddittorio, Formigli ha detto testualmente che “su Euromaidan ci sono posizioni molto diverse”. Quando gli ho ricordato delle tante trasmissioni da lui fatte da quelle piazze, non ha ritenuto di dover prendere una posizione netta in merito. In generale durante tutto il dibattito Formigli ha svolto un ruolo di “protezione” del professor Sachs. Successivamente sui social ho scritto un post spiegando che esiste una responsabilità del giornalista nel contrastare palesi menzogne propagandate dagli ospiti. Il giornalista infatti non è semplice arbitro di un confronto ma ne è parte attiva.
La reazione a questo post è stata la comunicazione da parte di Formigli che non verrò più invitato a “Piazzapulita”. Colpisce che un conduttore che inizia ogni trasmissione con un sermone sulla libertà di stampa e le inadempienze della presidente del Consiglio sulla materia, adotti un simile approccio quando si trova davanti al dissenso.
Ciò che è accaduto a “Piazzapulita” si ripete tutte le sere nei talk-show italiani. Orsini, Di Battista, Travaglio, Caracciolo, Cacciari, Barbero, Santoro sono lasciati liberi dai conduttori, spesso senza neppure avere una controparte, di dire enormità sull’Ucraina che regolarmente il giornalista presente lascia correre per malafede o di cui non si accorge per ignoranza.
Travaglio è andato per mesi in televisione a raccontare della trattativa svoltasi in Turchia tra russi e ucraini distorcendo completamente i contenuti e gli esiti della stessa. In un acceso confronto, risalente a qualche mese fa, gli ho fatto notare che l’articolo di Foreign Affairs a cui faceva riferimento, e che Travaglio non ha mai letto in inglese, sosteneva la tesi opposta rispetto a quella propagandata dal giornalista, ovvero di una pace mancata a causa di pressioni internazionali. Come ben spiega l’articolo citato a sproposito dal direttore del Fatto, le posizioni russe – disarmo ucraino e garanzie di sicurezza date dalla stessa Russia – erano incompatibili con qualsiasi positiva conclusione negoziale. Mi domando come mai i tanti giornalisti che hanno ospitato la propaganda di Travaglio su questo tema per mesi non si siano presi la briga di leggere l’articolo e verificare nel merito la veridicità di quanto sostenuto dal loro ospite. Tralascio ogni commento sui deliri di Orsini che spesso superano in violenza e contenuti la propaganda russa.
Le distorsioni della realtà sono quotidiane e ripetitive. La menzogna più ricorrente è quella della reazione russa giustificata da un imminente ingresso dell’Ucraina nella Nato, quando è noto che i grandi paesi europei, Germania in testa, si sono sempre opposti, prima dell’invasione del ‘22, all’allargamento a Kyiv dell’Alleanza atlantica.
Altra bugia costantemente ripetuta, anche da Sachs, è che dopo l’invasione della Crimea l’Ue su pressioni americane ha isolato e messo in un angolo la Russia determinandone una comprensibile se non legittima reazione. Ma, come sappiamo benissimo tutti, è vero il contrario. Dopo l’annessione della Crimea l’Europa ha sostanzialmente fatto finta di nulla, continuando a comprare gas russo e a fare business regolarmente con il regime di Putin. Nel confronto con Sachs ho preso ad esempio in primo luogo la mia condotta e gli errori commessi da ministro per esemplificare quanto accaduto.
Non tutta la propaganda pro russa nasce da oscure relazioni o da passaggi di denaro. In Italia è diffusa la convinzione che sull’occidente ricadano sempre le responsabilità dei mali del mondo. In particolare Barbero, Caracciolo, Rovelli, Cacciari, tutte persone stimabili, profonde e molto intelligenti, sottendono nel loro ragionamento l’idea che esista una sfera di influenza russa che non è stata rispettata. In altre parole avremmo dovuto accettare che la Russia, dopo il crollo dell’Urss, continuasse a esercitare un controllo sui paesi ex satelliti. La cosa interessante è che gli stessi intellettuali che difendono le ragioni di Putin e negano il diritto all’autodeterminazione dei paesi dell’est, sono sempre pronti a sottolineare il rischio di derive autoritarie in occidente.
Questo doppio standard morale e politico ha radici profonde nella cultura del comunismo italiano. Del resto furono proprio i “partigiani della pace” finanziati dall’Urss a boicottare la nascita della Comunità europea di Difesa, usando esattamente le stesse tesi che oggi la sinistra prorussa usa per opporsi al riarmo. Allora come oggi il leit motiv è: la Russia/Urss vuole la pace e siamo noi occidentali a mettere in atto politiche aggressive e imperialiste che la mettono a rischio. Basta riprendere le posizioni di intellettuali e politici di sinistra sul pacifismo di Stalin per capire quelle odierne e analoghe su Putin. Una generazione di intellettuali e politici italiani si è formata su queste idee che oggi riemergono dopo essere state per lungo tempo silenziate dalla Storia con il dissolvimento dell’Urss nel ‘91.
Queste opinioni, che personalmente considero sbagliate e pericolose, sono tuttavia pienamente legittime e meritevoli di essere rappresentate, come ogni altra, sui media. Ciò che è inaccettabile è la mancata confutazione, da parte dei giornalisti, delle evidenti menzogne usate per sostenerle. Spesso poi le informazioni vengono date parzialmente o da una prospettiva unilaterale, omettendo sempre una parte della storia. Per fare un esempio concreto, sentiamo sempre menzionare la promessa fatta dal segretario di Stato Baker, informale e non confermata nel trattato “due più quattro” del ‘90, sul non allargamento della Nato a est, senza ricordare che lo stesso Putin dichiarava ufficialmente e pubblicamente nel 2002 la non contrarietà all’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
La manipolazione dei social, la corruzione e le interferenze russe si saldano in Italia con un profondo sentimento antioccidentale, illiberale che ha un sapore nostalgico. Tutto ciò produce uno tsunami di menzogne a cui la maggior parte dei giornalisti televisivi sceglie di non opporsi. Siamo davanti all’evidenza di una “c” come correttamente scritto da Nona Mikhelidze.
Il risultato è una miscela esplosiva che rischia, se non contrastata attivamente, di portarci fuori dalla traiettoria della politica estera che ha garantito pace sicurezza e libertà all’Italia. Questo è il vero rischio democratico che corriamo in Italia, altro che separazione delle carriere.
L'editoriale dell'Elefantino