Il racconto

Il Dipe aveva previsto la bocciatura del Ponte alla Corte dei Conti. La sottovalutazione e l'imbuto Mit

Carmelo Caruso

Falle già sul decreto Salva Milano, sul codice degli appalti. Il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica aveva allertato il ministero dell'Economia e quello dei Trasporti. Salvini fa il misurato, la Lega punta il dito sul giudice che ha bocciato l'opera (che ha lavorato nei governi di sinistra)

La Corte dei conti lo boccia, ma Salvini abbozza. Perché? Il Salvini rimandato sul Ponte è un Salvini misurato. Le ragioni sono due. La prima: per la Lega i rilievi della Corte dei conti arrivano da un giudice che ha lavorato con governi di sinistra. Secondo: la filiera che si è occupata del progetto Ponte è leghista. Sono coinvolti sul progetto Ponte, Cipess, Mit, Mef e un tecnico, sì, un tecnico, ha provato ad aiutare Salvini. Ad accorgersi per tempo, a sollevare perplessità è stata Bernadette Veca, capo di gabinetto del Dipe. Il Salvini prudente è solo il Salvini cosciente dell’errore. 


Sta dicendo ai suoi collaboratori che c’è un motivo in più per crederci, per costruire il Ponte, ripete che è una cosa è certa: “I lavori partiranno a febbraio”, “il Ponte si farà”. Il Salvini stranamente accorto, di queste ore, che vuole rispondere ai rilievi della Corte dei conti è consapevole che la “bocciatura” poteva essere evitata. Da due giorni, per volere di Meloni, si sta esaminando tutta la catena degli errori. Il corridoio delle decisioni passa da Cipess, Mit, Mef. Il Cipess che oggi è diretto dal sottosegretario leghista Alessandro Morelli, amico personale di Salvini, dai tempi di Radio Padania, è una struttura che a destra ha la fama di essere rifugio “di boiardi di sinistra”. Un errore. Il capo di gabinetto del Dipe, che svolge anche le funzioni di segretario Cipess, è Bernadette Veca e conosce il tema infrastrutture come pochi. Dal 2007 al 2020 ha lavorato al Mit. Ha iniziato la sua carriera come consigliere giuridico  nel governo Prodi II, con Antonio Di Pietro ministro, ed è rimasta al Mit ininterrottamente con governi di centrosinistra, tecnici, di destra. Sarebbe stata Veca a far scattare l’allarme, avvisare per tempo. A Palazzo Chigi e al Mit conoscono le criticità del progetto Ponte. Il governo sta portando avanti una riforma della Corte dei conti e sa che la magistratura contabile è scettica. La Corte deve inoltre decidere sul Ponte e il suo giudizio è fondamentale per dare il via ai lavori. A destra viene notato che fa parte della Corte dei Conti un giudice come Marcello Degni, un giudice che nel 2025 aveva definito “il Ponte una minchiata”. I giornali d’area lo ricordano. Degni è il simbolo di un pregiudizio sull’opera. La toga contabile che ha formulato i rilievi è però un’altra, una toga che già conosce i ministeri. E’ Valeria Franchi e al governo spiegano che il “suo parere è stato quello decisivo”. Franchi è una delle tante toghe di cui ha parlato il ministro Carlo Nordio. Sono figure di alta competenza, essenziali per i ministeri, consiglieri che si staccano e supportano i ministri, i famigerati “fuori ruolo”.

 

Franchi ha collaborato con gli ex ministri Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli, ministri di sinistra. Cosa significa? Significa che il Mit, Mef, Cipess e Chigi sapevano già che l’esame Ponte sarebbe stato durissimo. Ecco perché Meloni sta dicendo: “Dobbiamo essere più bravi della Corte dei conti”. A settembre,  Franchi aveva già evidenziato vulnerabilità su una delibera Cipess e Veca aveva allertato la struttura di Salvini: “Guardate che rischiamo”. Si muove anche il capo di gabinetto del Mef, Stefano Varone. Il Mit è da settimane sotto la lente della Ragioneria di Stato, del Mef, perché non è riuscito a spendere la dote finanziaria ricevuta. Il regista della struttura di Salvini è il capo di gabinetto Alfredo Storto solo che Storto, raccontano dagli uffici, ha scelto ormai di occuparsi dell’ordinario. La figura snodo è Elena Griglio, capo dell’ufficio legislativo, che ha preso in mano dossier, faldoni. Griglio ha lavorato all’ufficio legislativo della Lega. E’ in questo “Stretto”, dalla scrivania di Storto e Griglio, che matura la strategia. E’ qui che si assemblano le risposte da inoltrare alla Corte dei conti. E si sbaglia.

 

Altre falle si erano registrate durante il “Salva Milano” e la stesura del codice degli appalti. Meloni dopo aver letto la sentenza della Corte è sbottata e ha dichiarato che tra i rilievi della Corte ci sarebbe il sistema di condivisione dei documenti tramite link. Il giorno dopo Meloni si è interrogata. Perchè non si è proceduto informalmente, non si è chiesto alla Corte: cosa manca? La struttura Mit non è reattiva. Mancano ingegneri, manca l’equipaggio che dovrebbe portare in salvo l’opera Ponte. Salvini ha scommesso tutto sul Ponte anche a costo di proporre leggi speciali per accellerare l’opera, ma Salvini  sta scommettendo anche sulla Sicilia. Dopo Renato Schifani, dicono in Lega, non si può escludere un presidente di regione leghista. Salvini dichiara: “Io il Ponte voglio farlo, non mi interessano scontri”. E’ un tono responsabile ma Salvini ha un problema: vuole edificare il Ponte ma deve ricostruire il suo ufficio.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio