Lapresse
l'intervista
Al di là del Ponte. L'ex ministro Bassanini: "La riforma della Corte dei conti è necessaria”
Parla l'ex ministro della Pubblica amministrazione: "Servono più certezze per chi amministra e nuove competenze nella Corte, non solo giuridiche. La legalità non può essere l'unico criterio di valutazione. Come dicono le leggi, e la Consulta, è fondamentale aggiungere un altro parametro: il risultato, la qualità dei servizi resi alle famiglie e alle imprese"
Il tema va ben al di là del Ponte sullo stretto e della polemica politica. Dice Franco Bassanini: “La riforma della Corte dei conti è da tempo sul tavolo, imposta da ragioni oggettive, come ha sottolineato anche la Corte costituzionale”. Per l’ex ministro della Pubblica amministrazione, protagonista di una stagione di riforme negli anni 90, quello della legalità non è l’unico criterio per valutare l’operato dell’amministrazione: “Come dicono le leggi, e la Consulta, è fondamentale aggiungere un altro parametro: il risultato, la qualità dei servizi resi alle famiglie e alle imprese”.
Bassanini si riferisce alla sentenza della Consulta 132/2024. Quella in cui i giudici, in relazione al periodo Covid, hanno ritenuto legittima la limitazione ai soli casi di dolo della responsabilità contabile per alcuni funzionari pubblici. “Ma quella pronuncia – spiega l’ex ministro dem dei governi Prodi, D’Alema e Amato – dice molte altre cose”. Quali? “La sentenza chiede espressamente di affrontare il tema di una riforma del ruolo, delle funzioni e dell’organizzazione della Corte dei Conti a partire da una considerazione: troppe volte l’attuale disciplina o la sua interpretazione finisce per produrre il cosiddetto rifiuto della firma, il fenomeno della ‘amministrazione difensiva’”. Ci spieghi meglio. “Di fronte alla complessità dei problemi del nostro tempo e a normative difficili da valutare e interpretare, amministrazioni e dirigenti pubblici preferiscono non fare nulla, così non rischiano. E’ un problema. Per questo – prosegue l’ex ministro della Pa – credo che la legge sulla Corte dei conti in discussione al Parlamento vada nella giusta direzione”.
Mercoledì scorso i giudici contabili hanno bocciato il progetto del Ponte sullo Stretto. Bassanini, che idea si è fatto? “Riguarda, per vero, la funzione di controllo della Corte, non quella giurisdizionale. E bisogna attendere le motivazioni. Non a caso, dopo una reazione per così dire emotiva, anche il governo ha assunto un atteggiamento più prudente. Se la sentenza evidenzierà violazioni di legge, nulla quaestio. Starà al governo poi decidere come procedere”, risponde l’ex ministro. “Sarebbe invece molto diverso se la Corte dei conti si esprimesse nel merito, chiedendosi se i 13,5 miliardi sono ben spesi per il Ponte o sarebbe stato meglio investirli diversamente. In questo caso saremmo di fronte a un’invasione di campo: queste valutazioni spettano a governo e Parlamento, che ne rispondono agli elettori, non alla Corte dei Conti”. Bassanini delinea quindi un parallelo con quanto accaduto a Milano negli scorsi mesi. “Là si trattava di un procedimento penale e non contabile”, premette. “Ma alla procura spetta il compito di procedere per eventuali violazioni della legge penale, non decidere se le scelte di politica urbanistica del comune di Milano siano condivisibili oppure no”.
Di giustizia e amministrazione, della necessità di semplificare, Bassanini si è occupato a lungo nel suo ruolo al ministero: una serie di riforme che avevano l’obiettivo di efficientare la macchina amministrativa, mettendo al centro un altro approccio: “L’amministrazione si misura sui risultati che consegue, rispettando le leggi naturalmente. Ma il punto fondamentale è dare risposte e servizi di qualità ai cittadini”. Di quella stagione Bassanini ricorda in particolare un aneddoto, paradigmatico. “Nel 1996, dopo aver incontrato gli amministratori di tutta Italia, si decise di affrontare una serie di problemi. Tra questi vi era la responsabilità amministrativo-contabile che allora poteva essere per dolo, per colpa grave e per colpa lieve: quest’ultima fu abolita con una legge approvata a larga maggioranza”. E poi? “Qualche mese dopo – ricorda l’ex ministro – durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti, dal suo alto podio il procuratore generale puntò il dito verso di me che rappresentavo il governo, e disse: ‘Quando le istituzioni sono in mano agli incompetenti, si fanno buchi nell’acqua. Avete cercato di tagliare le unghie alla Corte dei conti senza capire che siamo noi a stabilire dove comincia la colpa grave e inizia quella lieve’. Così la Corte svuotò la riforma di gran parte della sua efficacia”.
Un episodio che dimostra, secondo Bassanini, come non basti fare buone leggi: “Occorre curarne l’implementazione e vincere le resistenze di corpi burocratici conservatori”. Appunti per il governo Meloni (e per quelli che verranno) in vista della riforma della Corte dei conti. Bassanini crede che quella in discussione in Parlamento “rappresenti un passo in avanti. Perché procede verso una tipizzazione delle responsabilità erariali per colpa grave e per dolo, dando certezze ad amministratori e giudici”. Si deve fare altro? “Sì, sarebbe utile che tra i consiglieri della Corte ci fossero non solo competenze giuridiche, ma anche economiche, ingegneristiche, eccetera. Come nel General accounting office americano o nell’Audit office inglese, modelli da imitare. Questo – conclude Bassanini – aiuterebbe a interpretare correttamente le leggi, lavoro che richiede una conoscenza delle realtà che le norme regolano”.
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