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la strategia
Ponte sullo Stretto, le due strade possibili per evitare il panico dopo i rilievi della Corte dei Conti
Dopo che saranno state rese pubbliche le motivazioni della mancata approvazione della delibera Cipess sul Ponte, il governo ha due vie: l’approvazione in Cdm di una delibera motivata di registrazione con riserva o l’approvazione di un disegno di legge da mandare al Parlamento
La notte deve aver portato consiglio a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, dopo le sfuriate a 360 gradi contro la magistratura di mercoledì sera, seguite a caldo alla mancata registrazione, da parte della Corte dei conti, della delibera Cipess di approvazione del progetto definitivo e del piano economico-finanziario del Ponte sullo Stretto. O, più probabilmente, è stato l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, a consigliare un atteggiamento più prudente al governo perché ieri mattina la premier e il ministro delle Infrastrutture si erano ancora svegliati con l’idea di fare fuoco e fiamme rilanciando l’ipotesi di una nuova approvazione immediata dell’opera in Consiglio dei ministri. Poi, a fine mattinata, il vertice a Palazzo Chigi con Meloni, Salvini, Tajani (collegato), Mantovano e Fazzolari e il comunicato che in sostanza dice: vogliamo andare avanti ma aspettiamo di leggere le motivazioni della Corte dei conti.
La domanda chiave che è alla base del cambiamento di linea è: approvazione in Consiglio dei ministri di che cosa? Perché non si può sanare qualcosa che non si sa cosa sia o tamponare una falla che non si sa dove sia. Al momento nessuno sa quali siano le ragioni della bocciatura dell’Adunanza plenaria della Corte dei conti dopo che la sezione di controllo di legittimità aveva mosso molti rilievi e avviato un’interlocuzione serrata con il governo. Cosa sia rimasto di quei rilievi nella valutazione conclusiva dell’Adunanza plenaria nessuno lo sa. 
 
Ciucci, dal canto suo, si era svegliato ieri mattina con le idee chiare: attendere le motivazioni della Corte dei conti e poi decidere cosa fare, cioè come andare avanti, con quale strumento giuridico.
C’era stato un precedente analogo: la procedura di Valutazione di impatto ambientale sull’aggiornamento del progetto definitivo, che, nel maggio 2024, aveva messo in fila ben 239 osservazioni, chiedendo su tutte risposte e documentazione integrativa. Anche allora qualcuno che si era detto pronto a prove muscolari. Poi era prevalsa la linea – proposta da Ciucci e da chi stava lavorando al progetto – di rispondere, punto per punto, rilievo per rilievo, alle osservazioni della commissione Via. Alla fine, questa linea aveva pagato e a novembre 2024 era arrivato il parere favorevole con prescrizioni.
Anche oggi non è in discussione la volontà di andare avanti di Ciucci, ovviamente. L’ad di Stretto faceva però un discorso di logica giuridica e al tempo stesso tutelava la propria posizione. Con la Corte di conti non si scherza e i rischi sono due, molto pesanti. Il primo è che, con una delibera Cipess non registrata, possa venire giù l’intero castello costruito in questi ultimi due anni a colpi di decreti legge, compreso il tanto discusso appalto resuscitato al general contractor Eurolink (guidato da Webuild). Basta un Tar che consideri illegittimi gli atti conseguenti alla delibera Cipess non registrata per avvitare tutta la procedura e creare pericoli per tutti gli attori in gioco. 
Il secondo rischio è personale. Chiunque firmi un atto di spesa conseguente a una delibera non registrata dalla Corte dei conti, rischia che l’atto venga dichiarato illegittimo e di risponderne con il proprio patrimonio. E se già al momento dell’approvazione della delibera al Cipess alcuni dirigenti ministeriali si erano mostrati titubanti a firmare la trasmissione della proposta, figuriamoci in presenza di un atto esplicito della magistratura contabile. Senza conoscere quali sono i punti vulnerabili del castello, neanche un kamikaze si sarebbe sottoposto a questa prova. Quindi, al momento, non c’era proprio niente da approvare al Consiglio dei ministri se l’obiettivo era non di polemizzare con i giudici, ma mandare davvero avanti speditamente l’opera. Cosa si potrebbe fare, invece, dopo che saranno state rese pubbliche le motivazioni della mancata registrazione della Corte dei conti? Le strade sono due.
La prima è l’approvazione in Consiglio dei ministri di una delibera motivata di registrazione con riserva. Si usa molto raramente, deve indicare quale sia l’interesse strategico dello Stato ad andare avanti, deve essere comunicata al Parlamento. La delibera oggetto di questa procedura resta comunque un atto amministrativo esposto ai ricorsi in sede amministrativa, così come gli atti che ne derivano. La seconda strada, più forte e per molti versi più sicura, è l’approvazione di un disegno di legge da mandare al Parlamento. Se però fra le motivazioni della Corte dei conti ci sono, come è probabile, rilievi che richiamano norme europee in materia di appalti, la legge nazionale non ha nessun effetto su questi rilievi. In quel caso, la strada verso il Ponte sarà più lunga e impervia di quanto si voglia credere oggi, con i tre mesi di slittamento (cantieri da novembre a febbraio) annunciati da Salvini.
 
                             
                                