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la riforma della giustizia

La “spina” di Meloni è Nordio. Schlein: “È il nostro testimonial. Attacchiamolo”. Bonino: "Voto si alla riforma"

Carmelo Caruso

Rai mobilitata da Chigi per il referendum. Il Pd "richiama" Zagrebelsky. Forza Italia si prende la piazza. Il ministro: “Il referendum è un terno al lotto”. Le paure di sinistra e destra

Carlo Nordio contro Carlo Nordio. E’ “la spina” della destra e la risorsa della sinistra. Elly Schlein vuole puntare la campagna referendaria contro Nordio perché “è il nostro miglior volto. Si era opposto  alla separazione delle carriere”. Meloni attacca la Corte dei Conti, che boccia il Ponte Sullo Stretto, e FdI pensa del  ministro “è troppo scettico su Garlasco”.  Dice Nordio al Senato: “Il referendum  è un terno al lotto. Le opposizioni? Solita litania petulante”. Ignazio La Russa dichiara che la riforma non “vale la candela” e il ministro  risponde: “Valeva un candelabro”. Si vota oggi in via definitiva e il governo si divide sulla festa. FI prenota piazza Navona, FdI  festeggia forse sotto il  Senato, la Lega  va al Pantheon, poi corregge: a piazza Navona.  Tajani invita tutti a piazza Navona con foto gigante  di Berlusconi. Sta emergendo un non detto: per  la destra non è la miglior riforma e la sinistra in segreto la condivide. Emma Bonino confida al Foglio: “Voterò sì alla separazione”.

 

Troppo tiepido, incontrollabile. FdI teme l’effetto Nordio sul referendum che si prevede a marzo-aprile. Di chi è la riforma che oggi sarà definita “epocale”? Maurizio Gasparri la rivendica per Forza Italia perché è “senza dubbio una battaglia in memoria di Berlusconi”, La Russa pensa invece e lo racconta ai senatori, ovunque, che “ho profondi dubbi sul Csm separato. Sono preoccupato del potere che avranno i magistrati”. Si stanno invertendo i ruoli. A sinistra crescono gli esponenti pronti a votarla, come Enrico Morando e Goffredo Bettini, mentre a destra cominciano ad avanzare perplessità. L’ultimo sondaggio di governo attesta il “sì” al 57 per cento, ma il referendum  potrebbe facilmente rovesciarsi nell’ordalia “Meloni sì o Meloni no”. Potrebbero pesare l’umore del momento, gli effetti della manovra.

 

Schlein sta chiedendo di impostare la campagna  sui “pieni poteri” di Meloni e sulle contraddizioni di Nordio. Cerca  i video, gli interventi di Nordio per mettere “Nordio contro Nordio”. Torna alla ribalta un protagonista della vecchia stagione referendaria. Oltre a Nicola Gratteri l’altro testimonial che il Pd vuole coinvolgere è Zagrebelsky, ex giudice della Corte costituzionale. A destra, oltre a Ernesto Galli della Loggia, che fa parte del comitato del sì, si è provato con Gaia Tortora, la figlia di Enzo Tortora. Il volto de La7  preferisce non partecipare perché in passato FdI non ha voluto istituire una giornata per le vittime della giustizia. Non è ancora cominciata ma è già un falò di nomi.

 

Tra i volti da ingaggiare, per il sì, c’è quello di Mario Mori, ma non si esclude anche Calogero Mannino. Sono imputati di processi “eterni”, scagionati, imputati simbolo dell’orologio guasto della giustizia. Antonio Di Pietro, che oggi attacca le indagini di Milano, non piace a Forza Italia. Marina Berlusconi si è già presa la scena e non farà mancare il suo sostegno, quello di Mediaset, e per FdI “sgrava Meloni” perché una parte del referendum “lo prende in carico la Cavaliera”. A sinistra scatta invece il processo interno. Schlein non apprezza le parole di Bettini ed Enrico Morando (sul Foglio), entrambi favorevoli alla separazione delle carriere.

 

E’ una vecchia lotta dei radicali e  riscalda ancora Emma Bonino che dice al Foglio: “La separazione della carriere è sempre stata una battaglia mia e di Marco Pannella”. Cara Bonino, voterà e cosa voterà? “Voterò e voterò sì alla riforma”. Il resto lo farà la televisione,  la Rai. Nel giornalismo non serve ordinare, certe cose si comprendono. I palinsesti Rai muteranno. Elly Schlein lo ha già dichiarato: “Adesso vedremo il vero volto di Tele Meloni. Infarciranno i programmi di cronaca nera”. L’opinione che ha il governo della Rai è pessima. Il sottosegretario Fazzolari e Giorgetti, se potessero, taglierebbero le indennità video dei giornalisti Rai anche solo per dare un segnale di risparmio. Fazzolari ha già dimostrato che con quattro pagine ciclostilate, un mattinale interno, snello, veloce, si riesce a far più propaganda di una redazione. Preparatevi a sei mesi di “nera”, dal delitto Orlandi a “Una Bomber”, da Garlasco a via Poma.

 

Avverte Marcello Pera. “Cosa accade se l’Anm si intesta il referendum contro Meloni e lo perde? L’Anm o diventa irrilevante o finirà per allearsi con il campo largo”. Calenda oggi vota con il governo e Renzi si astiene. Solo Nordio ha le idee chiare. Un giorno gli hanno chiesto di cosa avesse bisogno. E lui: “Di una bottiglia di vino e del mio Anatole France”. 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio