Ansa
Editoriali
La reticenza imbarazzata di Schlein sul caso Fiano
Dopo che un gruppo di pro Pal ha impedito all'ex deputato dem di parlare della convivenza possibile tra israeliani e palestinesi, la segretaria del Pd si è rifugiata in quattro righe d’agenzia. Il punto è politico: c’è una parte della sinistra che non riesce a nominare i propri fanatismi
C’è un imbarazzo che parla più di qualsiasi parola, ed è quello di Elly Schlein davanti al caso di Emanuele Fiano, ex deputato del Pd. A Ca’ Foscari un gruppo di militanti neocomunisti “pro Palestina” ha impedito a un ebreo italiano, figlio di un deportato, di parlare della convivenza possibile tra israeliani e palestinesi. Un gesto che rimanda all’intolleranza violenta degli anni Settanta. E la segretaria del Pd cosa dice? Quattro righe all’Ansa. “Molto grave aver impedito di farlo parlare”. Fine. Nessuna parola sugli autori, nessuna riflessione politica. Nessun rilancio sui suoi frequentatissimi social.
Schlein, la più giovane e modernissima delle segretarie, una che quando vuole farsi sentire ovviamente usa tutti i mezzi a disposizione – Instagram, Facebook – stavolta ha scelto il canale più impersonale e distante da lei. L’agenzia di stampa. Lei che all’inizio della segreteria preferiva addirittura alle conferenze stampa il contatto “diretto” con i follower, ha deciso di non comparire sui sistemi di comunicazione che usa sempre. Eppure a Venezia non si è trattato di una rissa verbale, ma di un atto di intimidazione. A un dirigente del Pd, a un cittadino italiano è stato negato il diritto di parola in un’università pubblica. Da altre persone di sinistra. Non per ciò che diceva, ma per ciò che è. E la leader del principale partito di sinistra ha scelto di ridurre tutto a un inciso burocratico, quasi a voler chiudere in fretta la pratica. Il punto è politico, non mediatico: c’è una parte della sinistra, la stessa che si indigna per quattro balordi col braccio teso a Predappio, che non riesce a nominare i propri fanatismi, che si blocca davanti all’idea che l’intolleranza possa venire da sinistra. E così, per non disturbare la sensibilità del proprio campo “largo”, Schlein finisce per tradire l’essenza stessa di quella libertà che dice di voler difendere. Perché il silenzio, quando diventa calcolo, smette di essere prudenza. Diventa paura.