Della Loggia, Zanon, Cangini. Ecco chi dice “sì” alla riforma della giustizia
I favorevoli alla separazione delle carriere si organizzano e preparano un comitato: "L'Anm fa demagogia. Così si attua la riforma del codice di procedura penale voluta da Giuliano Vassalli: finalmente il processo sarà un contradditorio tra pari"
“Non solo non lede l’indipendenza della magistratura, ma questa è una riforma necessaria per rendere più giusto il sistema giudiziario nel nostro paese”, dice Andrea Cangini, ex direttore del Resto del Carlino, ex senatore di Forza Italia e oggi segretario della Fondazione Luigi Einaudi, l’organizzazione che sta preparando uno dei primi comitati per il Sì alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, dall’evocativo titolo “Sì, separa”. Sarà presieduto dall’ex presidente delle Unione delle camere penali Gian Domenico Caiazza ed è già discretamente affollato. Oltre a Cangini, ecco lo storico Ernesto Galli della Loggia, l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon. Ma anche la politologa Sofia Ventura, l’ex deputata Pd Anna Paola Concia, l’ex giudice istruttore Piero Tony. Presente anche un magistrato in servizio, Luigi Bobbio. “E non è l’unico – ci assicura Cangini – solo che tutti gli altri favorevoli alla riforma ci hanno chiesto di non inserire i loro nomi per paura di subire conseguenze. Un timore che mostra bene quali siano le logiche interne della magistratura”.
Per formalizzare la nascita del comitato bisognerà aspettare il termine dell’iter legislativo (l’approvazione definitiva della riforma è attesa per domani). “E’ una questione di rispetto istituzionale”, dice Cangini. “Una sensibilità che mi pare che altri non abbiano avuto, per esempio l'Associazione nazionale magistrati. Vogliamo dire la verità alla gente: chi si oppone a questa riforma lo fa mentendo sapendo di mentire. L’Anm evita sistematicamente di entrare nel merito della riforma, parlando di fascismo e antimafia. Dispongono dei palazzi di giustizia per la propria campagna, come se i tribunali fossero cosa loro. E’ grave”. Le toghe dicono che la politica vuole imbrigliare il potere giudiziario. “Un argomento falso”, tuona Cangini. “L’articolo 104 riformato dice che la magistratura è un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere: i giudici erano e restano indipendenti”.
A cosa serve dunque la riforma? “L’obiettivo è attuare la riforma Vassalli del Codice di procedura penale del ‘89 che ha introdotto anche in Italia il processo accusatorio. L’articolo 111 della Costituzione dice che ‘il processo si svolge in contraddittorio, tra le parti, in condizioni di parità rispetto a un giudice terzo e imparziale’. Questo principio aveva bisogno di un inveramento storico”. Ci dica meglio. “Fino a oggi – prosegue Cangini – il giudice non è terzo e difficilmente può essere imparziale perché veste la stessa maglia dell'accusa, partecipa alla stessa corporazione, dipende dallo stesso Csm e abbiamo capito, anche grazie alla vicenda Palamara, quali siano le logiche del Csm. E’ questo, a mio avviso, che davvero mette in agitazione la magistratura organizzata: non poter più controllare, grazie al sorteggio, le carriere secondo logiche paramafiose o quantomeno corporative”. L’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Libertati dice che non si può usare il sorteggio per scegliere chi deve svolgere un ruolo così delicato. “Mi sembra un argomento risibile”, replica Cangini. “Stiamo parlando di persone che quotidianamente decidono della libertà delle persone, e non c’è cosa più delicata. Saranno anche in grado di gestire questioni che riguardano le carriere della categoria”. Si riuscirà a discutere nel merito o diventerà un derby politico: meloniani contro non meloniani? “Spero di sì ma temo di no. E non per errore di Meloni che mi pare abbia fatto tesoro dell'esperienza di Renzi. La campagna elettorale è partita già avvelenata. L'Anm sta usando un livello di demagogia che ti aspetti da un partito populista, non da un’organizzazione sindacale di un ordine dello stato”. Anche un pezzo di politica si oppone, Pd compreso. Lamentano una discussione parlamentare che non c’è stata. “Alcune modifiche sono state fatte, ma è chiaro che la discussione dipende anche dalla disponibilità al dialogo sul merito da parte delle opposizioni che non c’è stata. Eppure anni fa il Pd, con la mozione dell’allora segretario Martina, firmata anche dall'attuale responsabile Giustizia del partito Serracchiani, era favorevole alla separazione delle carriere”. E su questo l’ex direttore del Resto del Carlino non risparmia il partito di Schlein. “Quello della separazione - dice - è un principio che nasce nel partito radicale di Pannella, era un tema sostenuto da Falcone e oggi convince persino Di Pietro, invece l’unico partito del campo largo con vocazione di governo, il Pd, ormai evoca pericoli per la democrazia in evidente conflitto con la realtà. Si rivelerà un boomerang”.
Uno dei punti più criticati della riforma è quello dell’Alta corte per le sanzioni disciplinari ai magistrati. “Oggi - risponde Cangini - i provvedimenti disciplinari irrogati dal Csm rispetto alla categoria per le ingiuste detenzioni è dello 0,2 per cento. Benvenga dunque l’Alta corte dove magistrati, giuristi ed esperti potranno finalmente giudicare i fatti in maniera non corporativa”.