(foto Ansa)
L'editoriale del direttore
Se dice A, si dice B. Così la sinistra spiana la strada alla destra
Tre anni di governo Meloni, con l’aiuto decisivo del Pd di Elly Schlein. Un’opposizione permanente che ha contribuito a rendere presentabile la destra anche quando non lo era. Catalogo di battaglie, idee, campagne regalate alla maggioranza
I tre anni di governo Meloni non possono essere capiti fino in fondo senza provare a ragionare attorno a un tema spesso sottovalutato che riguarda uno dei segreti del successo della presidente del Consiglio. Nella storia recente dell’Italia, nella storia della Seconda Repubblica, mai era successo che una coalizione vincitrice alle elezioni fosse a due anni dalle elezioni successive quella ancora favorita. E per quanto si possa considerare in modo positivo il lavoro di Meloni, nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere senza l’aiuto decisivo di un alleato che per la presidente del Consiglio è più prezioso politicamente sia di Forza Italia sia della Lega e più ancora di Noi Moderati. Un alleato che con caparbietà sta offrendo tutto il suo contributo per dare forma a un complotto ormai evidente: offrire a Meloni la possibilità di essere popolare anche oltre i suoi meriti. L’alleato in questione, come avrete forse capito, è la vera quinta gamba del governo, ed è un alleato che si capisce bene che Giorgia Meloni sia intenzionata a tenersi stretto il più a lungo possibile: il Pd di Elly Schlein.
Il rapporto tra Schlein e Meloni è ormai basato su una consuetudine precisa: se la destra dice A, la sinistra deve dire B. Se la destra dice A anche su un argomento non di destra, la sinistra deve dire B, anche se l’argomento affrontato con l’affermazione A è un tema che potrebbe essere apprezzato anche dagli elettori abituati a sentire B. I temi sui quali la sinistra, per cercare di aiutare la destra a non perdere smalto, ha scelto di trasformare la destra meloniana in una destra più presentabile rispetto a quella che è sono infiniti. Per vostra comodità ne abbiamo selezionati venti (ma potrebbero essere dieci volte di più). La sinistra ha regalato alla destra la battaglia della difesa dell’Ucraina. Ha regalato alla destra la battaglia della difesa di Israele. Ha regalato alla destra la battaglia della lotta contro l’antisemitismo. Ha regalato alla destra la battaglia contro l’immigrazione illegale. Ha regalato alla destra la battaglia sulla sicurezza nelle città. Ha regalato alla destra la battaglia sul rigore dei conti pubblici, e la sinistra che sulle pensioni rimprovera alla destra di aver aumentato troppo l’età pensionabile, un mese, dimenticando che la destra ha aumentato di poco ciò che doveva essere indicizzato in modo naturale, sprecando soldi, è una sinistra che non dice solo B quando la destra dice A, ma è una sinistra che dice B senza aver capito cosa ha detto chi ha sostenuto la tesi A. E ancora. La sinistra modello Schlein ha regalato alla destra anche la battaglia sul garantismo, con annessi e connessi: la separazione delle carriere, pur essendo una storica battaglia di un pezzo della sinistra, oggi è senza se e senza ma una battaglia della destra. Così come lo è la battaglia contro l’abuso d’ufficio. Così come lo è la battaglia contro le correnti della magistratura. Così come lo è la battaglia contro il processo mediatico. Sulla giustizia, lo sappiamo, il nostro elenco potrebbe essere infinito.
Ma l’elenco che vi abbiamo promesso non farà fatica a essere compilato se si sceglie di osservare semplicemente il quadro europeo. La sinistra di Schlein ha lasciato alla destra ogni tentativo di governare i confini. Ha lasciato alla destra ogni battaglia legata al riarmo e alla difesa dell’Europa. Ha lasciato alla destra ogni battaglia legata alla lotta contro l’ambientalismo ideologico, che è la forma di ambientalismo più pericolosa per la tutela dell’ambiente, e non ci vuole ormai molto a capire che più l’ambientalismo ideologico viene alimentato e meno probabilità ci saranno di avere soluzioni concrete per governare il clima che muta e l’ambiente che si sfalda. Ha lasciato alla destra, a proposito di ambiente, la battaglia sul nucleare, e sulla neutralità tecnologica quando si parla di fonti energetiche. Ha lasciato alla destra la battaglia per la natalità, perché la sinistra accetta di parlare di demografia solo se si parla di immigrazione, e viceversa va detto che la destra accetta di parlare di demografia solo se si parla di natalità. E infine, confessiamo che abbiamo perso il conto, ha lasciato alla destra la battaglia sul lavoro flessibile, che ha permesso negli anni, anche grazie a una vecchia riforma del Pd, il Jobs Act, di portare il numero degli occupati a tempo indeterminato a un record storico, e ha lasciato alla destra anche la battaglia in difesa della libertà di parola contro il nuovo e vecchio moralismo, e mettere nelle mani della destra più compromessa con gli istinti illiberali la battaglia in difesa della libertà non era facile. La sinistra che usa la strategia del dire B se la destra dice A ha a poco a poco cancellato la sua storia, ha creato una formula algebrica potenzialmente di successo guidata però da un algoritmo che non riesce a prendere forma e che ha contribuito a rendere presentabile la destra anche quando non lo era, regalandole battaglie, argomenti, spunti, idee, campagne, con l’effetto magico di far apparire moderata una destra descritta ogni giorno come estremista e che grazie a una sinistra incapace di spostarsi dalla sua vocazione gruppettara è lì che dopo tre anni può sperare di fare per la prima volta quello che a nessuno è riuscito nella storia della Seconda Repubblica: provare a vincere le elezioni per due volte di seguito. Se l’obiettivo della sinistra è questo, la strada è giusta e vale la pena perseguirla con coerenza. Se dice A, si dice B. Il complotto per rendere Meloni più palatabile di quello che è forse è appena iniziato.
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