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La svolta

I "ferrovieri" del Pd. Nasce la corrente riformista di Guerini, Gori, Delrio: “Pronti al congresso”. Picierno star

Carmelo Caruso

Guerini: "Non si può solo parlare alle curve e dimenticare lo stadio, il resto del paese”. L'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, si sbilancia sul referendum sulla separazione delle carriere: "In questo momento Meloni è imbattibile, ma fateci caso. Togliete Meloni alla destra e non ci sarebbe più destra”.

Milano. Il riformismo ha fischiato. Finalmente sanno chi sono e dove vogliono andare. Sono la minoranza di Elly Schlein. E’ nata la corrente dei Ferrovieri dem e il biglietto lo oblitera Romano Prodi che gli augura “buon viaggio”. I riformisti del Pd sono saliti sulla locomotiva e hanno trovato la loro capotreno. E’ Pina Picierno, Pina la rossa, come Milva, Pina ciuf, ciuf, che infiamma Milano perché “ci vuole tigna”; “se un alleato si astiene di fronte alle dittature non è un alleato”; “il pacifismo non può essere imbelle altrimenti è solo colluso con i violenti”. Dice Lorenzo Guerini: “Siamo pronti al Congresso Pd. Non si può solo parlare alle curve e dimenticare lo stadio, il resto del paese”. Sono pronti a sfidare la segretaria, a misurarsi, anche a perdere ma con la bandiera dell’Europa. Sorridendo. Hanno lasciato sulla banchina Stefano Bonaccini, il grande tappo  democratico. Mangiano a Milano, all’osteria del Treno, acciughe al verde e coppa stagionata. A vapore!


Sandra Zampa, la voce di Prodi, abbocca il risotto, Guerini, il Cautissimo, si ripassa l’intervento e Giorgio Gori dirige lo spettacolo sulle note di Revolution dei Beatles. Che ci voleva! Diranno è la scissione di Energia Popolare, la corrente di Bonaccini, chiamato “Il Bona” (ma è ancora presidente Pd?) ed è vero. Ma ben venga se la scissione ha il tono di Lia Quartapelle che ai Bagni Misteriosi, del Teatro Franco Parenti, saluta, introduce, sempre vicino al suo Claudio Martelli, l’uomo tutto di Bettino Craxi, il socialista di lettura e di esteri dicendo: “Siamo preoccupati per questo Pd”. Si sono tolti la puzza sotto il naso e Filippo Sensi si fa toccare come un vecchio amico, il compagno di liceo, l’intelligente che studiava al posto nostro e ci passava i compiti per non lasciarci indietro. Lo fermiamo e ci promette che il riformismo oggi passa da Milano ma domani arriva pure a Enna e “lo portiamo anche a casa di Peppe Provenzano”.

Li troviamo seduti al tavolo di questa trattoria, l’Osteria del Treno, olio e pane. Sono Delrio, Guerini, Simona Malpezzi, Gori, Zampa (la voce di Prodi) Walter Verini, il pugno e la carezza del Pd. C’è anche Marianna Madia che finalmente può dire, senza doversi nascondere, “bisogna convocare le segreterie del Pd”. Guerini che è sempre misurato, “non fatemi parlare”,  su un palchetto  scandisce: “Non mi preoccupa la radicalizzazione, mi interessa soltanto sapere se la direzione è giusta”. Peccato che non ci sia Elly Schlein, ma la evocano tutti e, sia chiaro, con rispetto. Gira la notizia che Giovanni Donzelli di FdI possa invitarla ad Atreju e Guerini, Gori, in coro: “Le consigliamo di andarci”. L’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, presente, che è stato massacrato dalla giustizia, potrebbe raccontarle come vincere il referendum sulla separazione delle carriere che, dice al Foglio, “credetemi, finirà per essere un referendum sulla simpatia verso Meloni. In questo momento Meloni è imbattibile, ma fateci caso. Togliete Meloni alla destra e non ci sarebbe più destra”.

L’evento ha come titolo “Crescere” ed è uno slogan formidabile. Il giovane Ernic Pellegrinotti racconta che “sono qui per crescere” e ci spedisce sul telefono il suo appello al Pd: “Voglio un partito che faccia meno voli pindarici”. Arriva Beppe Sala che l’indagine ormai ha trasfigurato, senza sorriso, e ascolta le parole di Tito Boeri, di Malpezzi che vorrebbe tanto parlare di “felicità” e “abbandono scolastico”. Il mezzo miracolo lo compie Luca Stanzione, segretario della Cgil Milano, che conversa con la segretaria Cisl, Fumarola. Ragionano di lavoro, di legge sulla partecipazione e riescono a trovare intese. Quanta è lontana la Cgil di Milano dalla Cgil di Roma e Landini. No. Non parlano male della segretaria ma non c’è più (evviva!) quell’accondiscendenza pelosa, quel sorridersi e pugnalarsi dietro, della Camera, del Transatlantico. Hanno scelto quattro mura da vecchia fabbrica, ambizioni modeste, concrete, ma la sala risulta piena.

Chiediamo scherzando “ma siete riformisti da salotto?” e ci rispondono alla Jannacci “al salotto e al cine vacci tu”. Guerini riesce perfino a riconoscere a Schlein che “unire è necessario” ma non “è sufficiente”. Sono diversi da Giuseppe Conte. Perché nascondersi? Pensa l’ex ministro della Difesa che “non siamo il partito dei leader” e non ci può “essere ambiguità sull’Ucraina”, “si deve arrivare alla pace ma non può essere la resa dell’Ucraina”. C’è Lele Fiano che deve camminare scortato e che deve quasi scusarsi, a sinistra, di essere figlio di un sopravvissuto alla Shoah. Sul palco hanno l’annaffiatoio mentre sul retro si aggira il moschettiere di Libero, Senaldi, che potrebbe benissimo prendere la tessera dei ferrovieriPd.

L’hanno trovata e sbaglia chi dice: “Picierno non è ancora leader”. Guerini mette il carbone ma è Picierno l’anti Schlein. Perdente? Probabile, ma Meloni  ha costruito una fortuna sul perdere. E’ Picierno a replicare all’accusa di Bonaccini, “riformisti da salotto”, è Picierno a rispondere: “Qui ci sono donne che si sono sporcate le scarpe, si sono fatte le ossa nella provincia più sperduta d’Italia” e “l’unità del Pd non può essere usata come clava”. Si sono liberati. Sentire Delrio, il Bernanos, è miele: “C’è stato troppo silenzio, troppo. Abbiamo urlato per la Palestina ma abbiamo dimenticato l’Ucraina. Il silenzio è stato colpevole. La fedeltà non può essere unanimismo. Pensate alle liti di Berlinguer e Ingrao e a quanto è bello litigare”. Litigate con tenerezza. E’ il predellino dei miti. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio