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La paura di Schlein di perdere Repubblica. L'idea di coinvolgere Feltrinelli, Cucinelli, le banche
Prima ancora di perdere la libertà di stampa, il Pd ha paura di perdere il giornale di riferimento della sinistra. Così la segretaria dice: interverremo. E cerca di coinvolgere nuovi "capitani coraggiosi"
Hanno “una certa idea dell’Italia”, ma non sapranno a chi raccontarla. Prima di perdere la libertà di stampa, perderanno Repubblica. Elly Schlein teme adesso la dismissione dei quotidiani del gruppo Gedi e sta parlando di “una cessione pericolosissima”, che può “indebolire ulteriormente la sinistra”, una “vendita che va evitata” coinvolgendo, e convincendo, capitani coraggiosi, imprenditori o banchieri illuminati. I nomi sono due: Carlo Feltrinelli e l’imprenditore Brunello Cucinelli. La segretaria lamenta che “i Tg Rai impaginano ormai l’Italia di Meloni”, che manca “un editore che sostenga la sinistra, un editore che possa raccontare il nostro programma, far sentire liberi i giornalisti”. Viene data per certa, a fine anno, la vendita dei quotidiani del Gruppo Gedi (Repubblica e La Stampa) all’editore greco Kyriakos Kyriakou, armatore e amico personale del primo ministro, il conservatore Koōnstantinos Miītsotakiīs, e il Pd sta provando a reagire. Kyriakou è una figura che la proprietà di Gedi, John Elkann, ritiene affidabile, definito “l’Urbano Cairo greco”. O lui o le banche.
Lo ha capito anche Schlein. Il Pd rischia di perdere Repubblica, l’unico giornale asset che ancora ha l’ambizione di raccontare il suo popolo. Un mese fa ex ministri del Pd hanno telefonato a banchieri, editori per capire se la notizia della cessione di Gedi fosse vera. Gli è stato confermato che è vera e che è imminente. L’editore John Elkann intende replicare lo schema di cessione di Iveco che è stata scorporata. Una parte è stata venduta a Leonardo e un’altra agli indiani di Tata. Elkann ripete che l’unico bene che non si può riprodurre è il tempo. Repubblica compirà cinquant’anni. Quando è stata acquistata, insieme alla Stampa, Elkann era convinto di poter riproporre in Italia lo schema di Jeff Bezos in America con il Washington Post e di Xavier Niel in Francia (suo è Le Monde). Con il governo Meloni, un periodo tormentato, la famiglia ha raggiunto la pacificazione. I rapporti fra Elkann azionista di Stellantis e il governo sono adesso civili. Al Niaf, alla cena di gala della lobby italo americana, Elkann è stato premiato e ha conversato a lungo con Arianna Meloni e Francesco Filini, lo Strabone della premier. La vendita di Repubblica per Elkann sarebbe solo un sollievo perché, si pensa: l’editoria è un settore che vale poco, richiede troppo tempo e fa perdere solo soldi. Nel marzo scorso Elkann si è presentato in Parlamento e ha risposto alle domande su Stellantis. A interrogarlo, per il Pd, è stata Schlein, e le domande sono state concilianti. Si è scritto: è nato un sodalizio, ma si è rivelato solo una simpatia. Il Pd non ha stretto un’alleanza con Elkann ed Elkann si sarebbe sentito perfino dileggiato dalla sinistra, che non lo avrebbe difeso quando avrebbe dovuto. L’ultimo grande gesto di Repubblica a sostegno della sinistra, del Pd, è stato l’evento, la piazza per l’Europa del 15 marzo a Roma. E’ stata organizzata dal direttore Mario Orfeo, una fiammata che ha illuso. La redazione di Repubblica chiede da settimane chiarimenti sulla vendita, il Pd di Schlein ha promesso: interverremo. La segretaria ha studiato i numeri della redazione, i giornalisti, gli occupati, e scoperto che per un editore italiano “è più facile acquistare il Corriere di Cairo che Repubblica”. Pesano i numeri. E’ dell’opinione che servirebbe lo sforzo di più imprenditori, altri capitani coraggiosi, per dirla come Massimo D’Alema.
Nel Pd c’è chi ha suggerito di chiedere aiuto a Giovanni Ferrero o a Leonardo Maria Del Vecchio. Le figure a cui ha pensato Schlein sono Carlo Feltrinelli e Brunello Cucinelli, imprenditori illuminati che amano ancora la carta. Feltrinelli è stato tentato più volte dall’idea di un nuovo giornale, di sinistra. Una nuova Repubblica. Da solo non è sufficiente. Servirebbe una cordata di più figure o quantomeno agganciare e capire le intenzioni dell’imprenditore greco Kyriakou. Al momento nessuno ha un’interlocuzione. Carlo Calenda, che ha condotto una campagna, dice “di verità”, su Stellantis ed Elkann risponde al Senato che “la sola cosa che sappiamo di questo greco è che collabora con i qatarini. Se acquisterà Repubblica forse avrò finalmente un’intervista”. Kyriakou è un armatore che trasporta il gas dal Qatar, ma in Italia è sconosciuto. Potrebbe presto affidarsi alla solita grande società di comunicazione. Se non ci sono gli editori coraggiosi, restano solo le banche. E’ stato visto entrare a Repubblica, recentemente, l’ad di Banco Bpm, Carlo Castagna. Il giornale della sinistra sta conducendo un’inedita e appassionata campagna liberale, apprezzata, sulle banche. Sta per in andare in soffitta “una certa idea d’Italia” ma precede la grande rassegnazione, la convinzione che la sinistra perderà le elezioni, che Meloni non farà prigionieri. Repubblica celebra la sprezzatura del principe Caracciolo, ma la salva solo un Calogero Sedara. Quanto di peggio possa accadere a Schlein è avere dei giornali che non l’hanno vista arrivare e neppure uno che la prenda sul serio.