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Il monito

Ranieri ci spiega perché ringrazia il cielo di non votare in Campania

Francesco Palmieri

L’esponente storico della sinistra Umberto Ranieri avverte: "Il centrosinistra sbaglierebbe se prendesse sottogamba il voto in Campania e desse per scontato il vantaggio, Cirielli conosce il territorio e sa come si conduce una campagna elettorale"

Napoli. Calato dall’alto sulla scena come l’arcangelo Gabriele nella “Cantata dei pastori”, Roberto Fico si candida alla successione di Vincenzo De Luca nell’appuntamento con le urne campane che si apriranno nella data più infausta, il 23 novembre. Cadrà per giunta di domenica come nel 1980, fatidico giorno del terremoto. Se un sisma si ripeterà stavolta sarà politico, perché gli ultimi sondaggi erodono il vantaggio del centrosinistra a favore della coalizione guidata da Edmondo Cirielli di FdI. Per gli ambienti intellettuali progressisti, anche non di fede deluchiana, il silenzio o quantomeno il riserbo elettorale è talmente preferibile da precedere l’inizio della campagna. Addirittura la presentazione delle liste, in cui qualcuno ha ventilato (al centro, a destra o chissà dove) outsider di folklore come i tiktoker Rita De Crescenzo e Angelo Napolitano, già protagonisti dello show negli uffici regionali che l’estate scorsa costò l’immediata espulsione dal partito al consigliere calendiano Pasquale Di Fenza.

 


Alla libreria Feltrinelli Express della Stazione potete imbattervi nell’ispanista Marco Ottaiano, professore all’Orientale, che risponde con una battuta: “Si vota? Me ne sono accorto solo dai manifesti di Bandecchi. Forse perché De Luca ci sembrava l’imperituro governatore, che in un moto centripeto aveva tolto a Napoli la centralità bassoliniana della Regione”. Eppur si vota. È perplesso il cineasta Rosario Gallone: “Fico è sceso da lassù, ma come? Ricordo che approdò alla Camera vincendo con 228 voti le parlamentarie dei 5 Stelle, mentre Tabacci non riuscì perdendo le primarie del Pd con 10 mila voti. Condivido molte idee di Fico ma non ho capito perché abbiano candidato proprio lui”. De Luca non piaceva a tutti, ma negli ambienti culturali già si teme il rimpianto: “Vi saremo costretti se chi arriverà smonterà per ragioni politiche o faide intestine la programmazione costruita dalla Regione in questi anni”, dice la scrittrice Antonella Cilento. “Ci sono festival e produzioni che vanno migliorati, ma sarebbe sbagliato smontare tutto per dispetto a De Luca”.


Non rifugge dall’analisi Umberto Ranieri, accademico con un passato politico importante che ha attraversato tutte le stagioni dal Pci al Pd. Nato a Napoli un 24 di novembre (le date contano sempre), spera quel giorno di non dover assistere a una débâcle. Però ammonisce: “Il centrosinistra sbaglierebbe se prendesse sottogamba il voto in Campania e desse per scontato il vantaggio, perché ogni consultazione fa storia a sé e Cirielli è un osso duro, che conosce il territorio e sa come si conduce una campagna elettorale. Comunque vada, è il caso di riflettere su come si sia arrivati alla candidatura di Fico. L’intera vicenda mi è parsa confusa, se non incomprensibile. Al di là della disputa sul terzo mandato di De Luca, ho l’impressione che sia mancato un confronto limpido sul lavoro del governatore con i vertici nazionali del Pd”.

 


Sarà anche che De Luca non è un interlocutore facile? “Ha una personalità forte con tratti a volte ruvidi, ma ha dimostrato di essere un amministratore efficace operando in realtà difficili, prima da sindaco di Salerno poi alla guida della Regione. Ha retto in piena pandemia la Campania, ha condotto energiche battaglie per difenderne gli interessi, una per tutte quella contro l’autonomia differenziata. Non metto in dubbio che abbia commesso qualche leggerezza, magari nella scelta dei collaboratori o dei sostenitori, ma è inevitabile che accada a chi occupa certe posizioni”.
Ranieri ha chiaro cosa avrebbe fatto lui e si sorprende non sia stato chiaro ai vertici di partito: “Le primarie. Se Fico le avesse vinte avrebbe avuto maggiore legittimazione, mentre oggi sembra il frutto di un accordo politico lontano dalla realtà della Campania. Dirò di più: lui stesso, a fronte di un’intesa dall’alto, avrebbe dovuto sottrarsi o pretendere le primarie per conseguire l’autorevolezza necessaria. Io per votarlo avrei dovuto turarmi il naso. Grazie a Dio, la sorte ha voluto evitarmi questa prova, perché non voto nella regione”.


Se la calata dell’arcangelo politico sulla scena non costerà più cara alla coalizione di centrosinistra, e Fico sarà il prossimo governatore, cosa gli suggerisce un veterano? “Di non disperdere i risultati del lavoro di De Luca, piuttosto di valorizzarli, anche se l’approssimazione con cui si è giunti alla sua scelta alimenterà il disamore verso la politica. Purtroppo c’è stato un indebolimento nella organizzazione dei partiti, le regole sono state stravolte e sono venuti meno i luoghi deputati alla discussione. Un tempo non avremmo mai permesso eccessi e forzature. Nemmeno nelle dispute più aspre”.