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"Un papa straniero"

Il Pd per Conte federatore (ma con retropensiero)

Salvatore Merlo

Tra i dem c'è chi guarda all'ex premier grillino con un interesse che somiglia al dispetto. Non perché lo consideri più bravo o più capace di Elly Schlein, ma perché pensa che la sua ambizione possa servire da stimolo, o da minaccia, alla segretaria

Sostenere Conte per bloccare Schlein e ottenere Manfredi o Gentiloni. Nel Pd c’è chi guarda a Giuseppe Conte con un interesse che somiglia al dispetto. Non perché lo consideri più bravo o più capace di Elly Schlein, ma perché pensa che la sua ambizione – quella di diventare il federatore del centrosinistra  – possa servire da stimolo, o da minaccia, alla segretaria. E’ la parte meno populista del partito, quella che non ha mai creduto nel profilo movimentista della leader e che la giudica inadatta, cioè perdente. E così, paradossalmente, tifa Conte. Non per sostituirla con lui, ma per costringerla a reagire: per indurla a capire che non può bastare il suo nome a rappresentare tutta la coalizione. Nelle loro speranze, il pressing di Conte dovrebbe spingerla a fare una mossa simile a quella che fece D’Alema ai tempi di Prodi, quando si inventò un “papa straniero”. Chi? Gaetano Manfredi, forse. O Paolo Gentiloni. Chissà, qualcuno che non sia votato a sconfitta praticamente certa. Uno che almeno, di fronte a Meloni che supera il 30 per cento, almeno dia l’impressione di potersela giocare.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.