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editoriali
Salvini, il tassatore dei banchieri
Il leader della Lega chiede maldestramente più soldi alle banche, di nuovo. L'ultima volta, nel 2023, ha annunciato la tassa sugli extraprofitti, costringendo il governo a una clamorosa marcia indietro.
Matteo Salvini veste i panni del castigatore delle banche. Il consiglio federale della Lega ha dato mandato al segretario di valutare in sede parlamentare l’aumento di contributo da parte delle banche “che sarà destinato al sostegno di sanità, famiglie e imprese”. Salvini ha chiesto, dunque, manforte al suo partito, che poi è lo stesso del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per potere affondare il colpo sulle banche che lo hanno deluso, ha detto, per la mancanza di rispetto nei confronti dell’Italia e perché hanno il “braccino” corto. Dichiarazioni prive di quel fair play che la presidente del Consiglio ha usato, quando ha detto di aspettarsi che il sistema finanziario dia “una mano” a far quadrare i conti dell’Italia. Nessuno sa esattamente cosa si siano detti Meloni e il capo della più grande banca, Carlo Messina, nei colloqui informali che si vocifera si siano tenuti la scorsa settimana parallelamente alle trattative condotte dall’Abi con i tecnici di Palazzo Chigi.
Ma il risultato è stato che alla fine il governo ha varato una manovra che, con un mix di misure, prevede di raccogliere 4,4 miliardi di euro da banche e assicurazioni, le quali in qualche modo avevano digerito l’amaro calice. Ora, però, si scopre che erano stati fatti male i conti e che il contributo che dovrebbe arrivare dal sistema finanziario è superiore a 5 miliardi. Intanto, la manovra sta per approdare in Parlamento con la vecchia cifra (4,4 miliardi) scritta nero su bianco ma con la Lega pronta a chiedere un rincaro. L’errore, o presunto tale, di calcolo è stato subito colto da Salvini come occasione per rivendicare la paternità di una nuova crociata contro i banchieri. Peccato che l’ultima volta che lo ha fatto, quando nel 2023 ha maldestramente annunciato la tassa sugli extraprofitti sulle banche, ha poi costretto il governo a una clamorosa marcia indietro. L’iter parlamentare della manovra è abbastanza lungo e articolato per fare sospettare che qualcosa, anche stavolta, il capo della Lega potrebbe doversi rimangiare.

La mossa dell'Elevato