(foto Ansa)

Il caso

Stefano Beltrame, “l'ambasciatore di Salvini a Mosca” non è gradito a Mosca

Carmelo Caruso

Tajani e Meloni lo avevano indicato come nuovo ambasciatore italiano in Russia. Ma verso di lui dal Cremlino non è ancora arrivato "il gradimento". E’ probabile che il ritardo si debba alle posizione italiane sull’Ucraina

Un apologo da mappamondo. Lo accusavano di essere un ambasciatore “filorusso” ma la Russia non lo gradisce. Non lo fa ancora insediare. Antonio Tajani e Giorgia Meloni indicano Stefano Beltrame come nuovo ambasciatore a Mosca. Apriti cielo, anzi, Cremlino. Chi è Beltrame? E’ un veneto, un funzionario stimato dalla Farnesina. Ha lavorato in Asia, in Africa, come vice capo missione, poi a Bonn. Il salto avviene con l’ex ministra Emma Bonino che lo nomina consigliere generale a Shangai. Nel 2003, Beltrame viene inviato a Teheran, si sposta successivamente in America, a Washington, come consigliere d’ambasciata. E’ veneto e Luca Zaia lo sceglie come suo consigliere diplomatico. Per tutti è “amico di Zaia”.

Quando Matteo Salvini viene nominato ministro dell’Interno, Beltrame si sposta a Roma, consigliere diplomatico di Salvini. Per tutti diventa “l’amico di Salvini”. Attualmente è il consigliere diplomatico di Giorgetti e per tutti è “l’amico di Giorgetti”. Prima lezione: un ambasciatore non è amico di nessuno, al massimo è innamorato di sé stesso. Seconda lezione: se un ministro chiede a un consigliere diplomatico di organizzargli un incontro, l’ambasciatore lo accontenta. Le idee del ministro sono del ministro, e non certo dell’ambasciatore. Nell’ottobre del 2018, Beltrame organizza il viaggio di Salvini a Mosca. Scoppia il caso Metropol e si parla presunti rapporti fra leghisti e russi, trattative per avere fondi, compravendite di petrolio, incontri fra Gianluca Savoini, leghista, presidente dell’associazione Lombardia Russia e intermediari del Cremlino. Sul caso Metropol c’è stata un’inchiesta giudiziaria finita lo scorso anno con l’archiviazione. Bene. Ad agosto, Cecilia Piccioni, ambasciatrice a Mosca, stimata da Tajani, lascia la carica e rientra in Italia con un nuovo incarico. E’ promossa, capo Direzione generale per gli affari politici (Dgap). Beltrame era destinato a Buenos Aires ma Tajani prende tempo. La grande nomina che arriva è quella di Marco Peronaci al posto di Mariangela Zappia, ma non quella di Beltrame. Giorgetti chiede a Tajani il perché della mancata nomina. Beltrame si chiarisce con Tajani. Il 29 agosto, in Cdm, Tajani propone la nomina di Beltrame a Mosca. Il giorno dopo Beltrame passa come l’uomo di Salvini a Mosca. I quotidiani, giustamente, chiedono a Meloni: cara premier, la sua politica estera a favore dell’Ucraina è compatibile con la nomina di Beltrame? Insomma, Beltrame che avrebbe la sola colpa, dicono gli esteti, di indossare scarpe color marrone, passa per come “l’uomo di Salvini”, il futuro “ambasciatore gradito da Salvini a Mosca”. Peronaci si è già insediato a Washington e ha preso il posto di Zappia ma Beltrame attende ancora il “gradimento” da parte della Russia. E’ probabile che il ritardo si debba alle posizione italiane sull’Ucraina, che sia una ritorsione per il sostegno fermo, deciso di Meloni all’Ucraina. Era così “amico” dei russi al punto che i russi lo tengono fermo in Italia. Savoini, pensaci tu. Un’ambasciata?

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio