Chiara Appenino (LaPresse)

Dramma a 5 stelle

Processo a Chiara Appendino: "Esaurita la spinta". Taverna: "In un altro partito saresti già stata cacciata"

Nicolò Zambelli

Riunione di 7 ore, l'annuncio che verrà intavolata un'indagine interna per capire chi ha passato la notizia delle sue dimissioni. Le lacrime dell'ex sindaca di Torino: "Non vado in un altro partito, piuttosto torno al mio lavoro di prima". Il post

Dramma a 5 stelle, processi, pianti. La donna sotto attacco è Chiara Appendino. Viene convocato il Consiglio nazionale del Movimento 5 stelle e l'ex sindaca di Torino annuncia: "Mi dimetto come vicepresidente". Pesa l'alleanza con il Partito democratico di Schlein dopo il tonfo in Toscana. È questo che viene imputato ad Appendino e che le costa un processo a suo carico di quasi otto ore. Qualcosa da vecchio Partito Comunista. E volano stracci.
 

Nella riunione virtuale del Consiglio Appendino è accerchiata. Ad attaccarla è Paola Taverna, la passionaria di Conte, che le dice: "Tu non sei antisistema, tu hai fatto parte del sistema". E rincara la dose: "Senza di noi non avresti avuto cariche. In un altro movimento saresti stata cacciata prima". I colleghi vicepresidenti, uomini, Turco, Gubitosa e Ricciardi non prendono le difese di Appendino. Quest'ultimo, Ricciardi, vira sul pratico: "Dobbiamo pensare a Fico e alla Campania. Lì ci giochiamo molto. E la tua posizione, cara Chiara, non è giustificata". Sotto torchio.
 

Taverna, raccontano al Foglio, lancia anche un'accusa: secondo l'ex senatrice, Appendino avrebbe una strategia per mettere in crisi Giuseppe Conte e la sua rielezione come leader maximo del Movimento. La sorpresa è un'altra: partirà un'indagine interna per capire chi ha passato alla stampa la notizia delle dimissioni dell'ex sindaca prima che fossero confermate.
 

La notizia delle sue dimissioni si è rincorsa nei giorni scorsi. Diverse interviste dei big dei 5 stelle uscite nelle ultime ore hanno cercato di far tornare Appendino sui suoi passi. "Se la conoscessero davvero saprebbero che questo metodo non serve a niente".
 

Appendino si sarebbe commossa: "Ci tengo davvero", avrebbe detto durante il processo fiume. Una lacrima è scesa. Ma si è anche saputa difendere, spiegando la sua posizione: "Non abbandono il Movimento, posso fare altro qui dentro. E non passo nemmeno a un altro partito, non ne creo un altro. Ho un lavoro, piuttosto torno a quello". Insomma, grazie ma no grazie.
 

L'ex sindaca chiarisce la sua posizione in un post dove spiega la ragione delle sue dimissioni, nota che la spinta iniziale si è "esaurita", ma non lascia il M5s. Scrive Appendino: "Dopo l’ennesimo risultato deludente alle regionali, non possiamo continuare a dirci che è tutto normale e che va tutto bene. Il problema non è fuori da noi. Il problema è nella nostra identità, nella direzione politica, nel modo in cui stiamo parlando - o non parlando - al paese. La nostra sfida non può essere snaturarci per conquistare qualche posto di potere in più. La nostra sfida è riconquistare la fiducia di chi non vota più, di chi ha smesso di credere che la politica possa servire a qualcosa. E una cosa è certa: senza radicalità non c’è cambiamento".
 

Malelingue dicono il silenzio dei parlamentari pentastellati sarebbe da associare ai seggi: peserebbe la deroga per i senatori arrivati al secondo mandato che attendono di correre per un terzo. E pesa anche la legge elettorale. A decidere resta sempre e solo Conte che fra una settimana verrà incoronato di nuovo presidente del Movimento 5 Conte.
 

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