
(foto Ap)
l'intervista
Picierno (Pd): “Un equivoco? Da Landini parole sessiste. La sinistra non alimenti l'odio per gli avversari”
La vicepresidente del Parlamento europeo: "I progressisti, in ogni loro forma o appartenenza, hanno il dovere di badare alle parole e di non alimentare l’odio, anche quando la destra offre cattivi esempi. È in questi dettagli che i cittadini misurano la credibilità della rappresentanza democratica"
Gli insulti del segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha definito la premier Giorgia Meloni “una cortigiana”, non sono solo la normalizzazione del sessismo in politica ma “un segnale di qualcosa di più profondo: dell’erosione della capacità di dialogo che attraversa oggi le democrazie europee. Quando una società si polarizza, le risposte diventano più forti, le immagini più sbagliate, il lessico più violento”, Almeno così la pensa la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. Secondo l’esponente del Pd, “il linguaggio sessista, come quello razzista o antisemita, diventa l’emblema di uno scontro che genera sempre mostri. Non è un problema di galateo politico, ma di tenuta democratica. Una democrazia vive solo se esiste un confronto razionale e plurale, e quando quel confronto si riduce a invettiva, è la democrazia stessa a essere insultata”, dice al Foglio.
Eppure ancora ieri autorevoli esponenti del Pd hanno minimizzato l’accaduto. La deputata Laura Boldrini ha parlato di un equivoco. E la stessa Elly Schlein ha consigliato a Meloni di “smettere di fare la vittima”. Ma visto che il Pd si è sempre mostrato sensibile sul tema, ci vorrebbe più coraggio nel difendere anche avversari politici quando sono oggetto di attacchi offensivi e sessisti? “Sì, perché il linguaggio politico è una responsabilità di tutti”, risponde risoluta Picierno parlando col Foglio. “I progressisti, in ogni loro forma o appartenenza, hanno il dovere di badare alle parole e di non alimentare l’odio, anche quando la destra – che spesso predica bene e razzola male – offre cattivi esempi. È in questi dettagli che i cittadini misurano la credibilità della rappresentanza democratica. Difendere il rispetto anche verso l’avversario politico non è debolezza: è coerenza con i valori repubblicani. La semplificazione brutale del linguaggio, al contrario, non avvicina la politica alla gente: la svuota, la impoverisce, la rende fragile davanti a chi vuole disgregarla”.
Lo stesso Landini, peraltro, invitando alla rivolta sociale, è stato uno degli attori che più hanno contribuito a surriscaldare le piazze negli ultimi mesi. Si sta completamente sdoganando l’insulto all’avversario politico? “È la manifestazione di una crisi più ampia. L’Italia, come molte democrazie europee, vive una confusione profonda che non è casuale: è diventata uno degli asset della guerra ibrida che il Cremlino conduce da anni”, dice l’europarlamentare. “Ciò che la propaganda russa non è riuscita a ottenere con le campagne disinformative sui migranti, lo ha raggiunto oggi attraverso i fronti dell’Ucraina e del medio oriente: la divisione interna, la sfiducia, la saturazione del dibattito pubblico. Questa è la tempesta perfetta in cui si trova la democrazia europea. E mi preoccupa che il dibattito politico nazionale non viva tutto questo come un’emergenza”, aggiunge Picierno. Che iscrive in questo clima d’intimidazione anche l’attentato ai danni del giornalista di Report Sigfrido Ranucci. “Un segnale molto più che preoccupante. È un salto di qualità in un clima che si fa sempre più squallido e pericoloso. Gli attacchi agli asset fondamentali della democrazia – come la stampa libera – si stanno infittendo. Abbiamo già visto minacce, software spia, campagne di delegittimazione. Ora assistiamo addirittura a un attentato. Non è un episodio isolato, ma un tassello di un contesto in cui la libertà di informare diventa il primo bersaglio. E se si colpisce il giornalismo, non si attacca una categoria: si mina il diritto dei cittadini a sapere, cioè il fondamento stesso della democrazia”.
Tornando in qualche modo all’offesa di Landini, le responsabilità di una certa destra europea e mondiale nel fomentare l’odio e l’intolleranza sono evidenti. Ma anche la sinistra ha le sue, di responsabilità? “Le destre mondiali si sono fatte spesso portavoce di quei messaggi di polarizzazione e disgregazione che indeboliscono le nostre democrazie. Sono passate da una tradizione repubblicana, basata sull’equilibrio dei poteri e sulla responsabilità istituzionale, a un populismo identitario che ha il bisogno costante di nuovi nemici per sopravvivere. Ma il gioco speculare lo fa una certa sinistra populista, che nel tentativo di contestare l’establishment finisce per colpire le stesse istituzioni liberali che dovremmo difendere”, conclude allora Picierno. “Così, a forza di picconare il sistema democratico, finisce per riproporre le stesse parole d’ordine dei sovranisti. E non è un caso se, su alcune questioni strategiche, li vediamo spesso convergere negli stessi voti e nelle stesse retoriche”.