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Editoriali

Il saggio appello di Mattarella sul lavoro

Redazione

I contratti pirata fingono pluralismo e producono disuguaglianza. Il presidente della Repubblica ha parlato dell’esigenza di rimettere ordine nel sistema delle tutele, di far sì che la libertà contrattuale non diventi il paravento per rendere il lavoro più povero

Sergio Mattarella ieri ha detto una cosa semplice e cruciale: il lavoro sta cambiando, e va governato. Lo ha fatto dal Quirinale, consegnando le Stelle al merito del lavoro, ricordando che l’occupazione cresce ma non basta. Il problema non è solo quanto lavoro c’è, ma che tipo di lavoro c’è, e come cambia. Il presidente ha parlato di “diaframmi” tra categorie, generazioni, territori, tecnologie. E' l’Italia che si muove a velocità diverse, e che rischia di perdere il suo principio costituzionale più pratico: l’uguaglianza nelle condizioni di partenza. Il professor Michele Faioli, ieri sul sito Foglio, ha descritto con precisione uno dei sintomi di questo squilibrio: la diffusione dei contratti collettivi pirata. Contratti che non nascono da pluralismo sindacale sano, ma da concorrenza al ribasso. Formalmente legali, nella sostanza servono a ridurre salari e tutele.

 

Faioli li definisce una “delocalizzazione senza spostamento geografico”: si resta in Italia ma si comprimono i diritti come se si fosse altrove. Nel laboratorio dell’Università Cattolica, con Claudio Lucifora, ANAC e Consip, Faioli ha sviluppato il metodo ALFA, un sistema che misura l’equivalenza dei contratti collettivi. L’idea è valutare non solo il salario, ma anche il livello di tutela normativa: malattia, ferie, welfare, previdenza. Applicato ai settori del turismo e del terziario, il metodo mostra scarti impressionanti – fino a ottomila euro annui di differenza tra un contratto leader e uno minore, assenza di fondi integrativi, permessi, maternità. E' così che nasce il doppio mercato del lavoro: lavoratori protetti e lavoratori esposti, aziende corrette e aziende che competono truccando le regole. Quando Mattarella parla di “unità”, parla di questo: dell’esigenza di rimettere ordine nel sistema delle tutele, di far sì che la libertà contrattuale non diventi il paravento per rendere il lavoro più povero. Governare i cambiamenti vuol dire anche impedire che le scorciatoie del dumping diventino la nuova normalità.

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