Il racconto

Meloni "complice" di pace su Gaza. "Trump ci premierà nella ricostruzione". Il risiko bancario delle spiate

Carmelo Caruso

E’ convinta che Trump terrà conto della posizione di Germania e Italia, i due paesi che non hanno riconosciuto lo stato di Palestina per “propaganda”. Foti: "Il silenzio contro il chiasso". Il caso Paragon e Caltagirone

Meloni è pace. L’accordo tra Israele e Hamas? “E’ un nuovo inizio. Il lavoro è molto lungo. E’ la prima fase del piano. Ringrazio Trump, Egitto, Qatar e Turchia”. L’Italia? “Orgogliosi del contributo silenzioso, siamo pronti a fare la nostra parte. Siamo in prima linea per la ricostruzione”. Dichiara, vota sul caso Almasri e sta dicendo a Palazzo Chigi: “Landini ora su cosa manifesterà?”. Meloni vuole i mattoni, la calce della pace. E’ convinta che Trump “premierà” la posizione di Germania e Italia, i due paesi che non hanno riconosciuto lo stato di Palestina per “propaganda”.  

 

Si sveglia con il sì al piano di Trump, si presenta al Tg1, il balcone Italia di Gian Marco Chiocci, e da premier si congratula con il suo dear president. Dice Meloni: “Un lavoro incredibile di Trump. Ero in contatto e sapevo che le cose stavano andando bene. Per me era una notizia attesa. Hamas? Non deve avere nessun ruolo”. Alla Camera, si vota “no” all’autorizzazione a procedere nei confronti di Mantovano, Nordio e Piantedosi (il più amato dei trasversali; prende cinque voti in più dei colleghi) e Tajani consegna il pre Nobel a Trump perché come dice al Foglio: “Trump i titoli ce li ha”. Manca poco e potrebbe partire chi “non salta Landini è”. Tony Tajani, che sta per volare a Parigi per parlare della ricostruzione di Gaza con i suoi omologhi, assicura che “Landini che farà? Protesterà per qualche altra ragione. Tanto protesta sempre. Ma noi sorridiamo”. Il ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida, alla domanda “Landini? risponde: “Io conosco solo i trattori Landini, superbi trattori, magnifici trattori italiani”. E’ spaesata la sinistra, Teleflottila Pd, perché la pace non va a vela. Edoardo Rixi, viceministro dei Trasporti, rimprovera i giornalisti: “Vi siete fatti scappare la sola notizia che contava. Greta Thumberg sulla flotilla, a motore, ha sdoganato la nafta”. Parla Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, e bisogna dire la verità. E’ il primo ad applaudire perché “è un bel giorno. E’ un inizio. C’è il cessate il fuoco e alla fine la pace contribuirà a fare implodere il governo di Netanyahu”. La pace e forse  la storia si mescolano con le briciole della manovra economica. In Aula è presente anche il ministro Giorgetti che viene interrogato su banche, pensioni, Irpef, tredicesima (la ministra del Lavoro Calderone parla di tredicesime detassate ma al momento è una mozzarella, di bufala, in carrozza). E’ passata la linea del rigore e se fosse stato per Forza Italia e FdI non si sarebbe neppure dovuto sterilizzare l’aumento sull’aspettativa di vita, dei tre mesi sulle pensioni. Anche questo è un negoziato. Giorgetti e Claudio Durigon trattano, Meloni approva. A Palazzo Chigi, il sottosegretario Fazzolari tempera invece le sue matite e scrive una dichiarazione definitiva: “L’accordo di pace è un grande successo della diplomazia americana e di chi, come il governo italiano, non ha mai smesso di relazionarsi con tutti gli stati coinvolti e non ha assecondato quanti spingevano per una contrapposizione frontale con Israele. Atteggiamento che è valso a Giorgia Meloni la delirante accusa di complicità in genocidio”. E’ la linea. Passano all’attacco: ribaltare l’accusa di genocidio: complici sì, ma di pace in Palestina. Arianna Meloni, sorella d’Italia, posta l’immagine della presidenta: “Complice della pace in Palestina”. Francesco Filini, il geografo, lo Strabone di Meloni, dice che “a Gaza si festeggia per la pace mentre venerdì, a Roma, si sciopera per una guerra che non c’è più”. Il ministro Foti, che merita il Nobel  della buona creanza, ci dice che “i silenzi sono più forti dei cortei chiassosi”. C’è molto, molto di più dietro la posizione di Meloni, quella sua prudenza, insieme alla Germania, nel non riconoscere lo stato di Palestina. Pensava già alla ricostruzione, a Gaza dopo Gaza, alla “riconoscenza” di America e Israele per aver mantenuto quella posizione scomoda. Lo chiama “ruolo”. Vuole un ruolo e fa notare con soddisfazione che in queste ore Francia e Inghilterra si sono “riallineate a Trump” perché anche loro cercano un “ruolo”. Per averlo è davvero pronta a volare il 18 ottobre, in America, per la cena di gala della Niaf (la fondazione italo americana) anche se da Chigi ripetono, “non è in agenda”. Attende solo la conferma di poter incontrare Trump. Verranno premiati durante la cena: Andrea Bocelli, John Elkann, e gli ad delle partecipate di stato: Roberto Cingolani di Leonardo, Stefano Donnarumma di Ferrovie e Flavio Cattaneo di Enel. E’ l’economia della pace, il risiko della ricostruzione. Quello bancario si colora invece di giallo. La Stampa ha dato la notizia che il telefono di Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore protagonista della scalata di Mps a Mediobanca, azionista di Generali, sarebbe stato spiato con il software Paragon. Chi è stato? Se ne occuperà il Copasir. La posizione del governo “è che non si è mai spiato nessuno, neppure i giornalisti. Ci hanno accusato di favorire la scalata di Caltagirone e ora di spiare Caltagirone. Assurdo”. Se è vero, chi ha spiato? Non si dice, ma si pensa. Paesi coinvolti per ragioni d’identità nel risiko bancario. Venerdì Meloni comizia a Firenze con Salvini e Tajani. La parola “pace” se la prende  la destra. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio