Ansa

l'intervista

“Occhiuto ha fatto una furbata, ma il problema con le toghe non si risolve così”, dice Oliverio

Ermes Antonucci

L'ex governatore della Calabria: "Occhiuto ha usato l'avviso di garanzia per essere rieletto, ma la vera soluzione per ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri è la riforma della separazione delle carriere". Il Pd? "Ormai subalterno alla magistratura"

“Più che una prova di forza, quella di Occhiuto è stata una furbata: ha usato l’avviso di garanzia per aggirare il logoramento che era già in atto all’interno del suo schieramento e per ritornare al voto. Ma le istituzioni non vanno coinvolte nelle proprie vicende personali, nel tritacarne giudiziario, ma vanno preservate”. A dirlo, intervistato dal Foglio, è Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria dal 2014 al 2020, commentando la vittoria di Mario Occhiuto alle elezioni regionali calabresi. “Se il mandato dura cinque anni tu, politico, devi restare in carica cinque anni. Non puoi usare un avviso di garanzia per fini elettorali. E se tra qualche mese dovesse arrivare un rinvio a giudizio, Occhiuto cosa farà? Si dimetterà di nuovo?”, si chiede Oliverio, secondo cui “il problema tra politica e magistratura non si risolve così, è più ampio”. 

 

Lo scorso luglio, una volta scoperto di essere indagato per corruzione dalla procura di Catanzaro in un’inchiesta che riguarda la gestione di alcune società agricole, Occhiuto annunciò immediatamente le dimissioni “per evitare di fare la fine dei miei predecessori”: “Non mi farò ammazzare politicamente”, disse. Un chiaro riferimento proprio all’esperienza vissuta da Oliverio, travolto da una serie di indagini avviate ai suoi danni dall’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri tra il 2018 e il 2019, tutte conclusesi poi con l’assoluzione dell’ex governatore. Nella prima inchiesta, nei confronti di Oliverio venne applicata la misura dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo comune di residenza in provincia di Cosenza. Il presidente di regione rimase confinato nel suo comune per tre mesi, fino a quando la Cassazione annullò il provvedimento demolendo l’impianto accusatorio dei pm con parole durissime: secondo i giudici di Cassazione, infatti, dalle carte dell’inchiesta si rilevava un “chiaro pregiudizio accusatorio” ai danni di Oliverio. “Cosa avrei dovuto fare io dopo quel pronunciamento della Cassazione? Dimettermi e sfruttare il momento? Non l’ho fatto. L’accertamento delle inchieste spetta alla magistratura, non al popolo”, dice oggi Oliverio. “Ho aspettato la scadenza del mandato, poi il Pd mi abbandonò…”. 

 

Occhiuto sostiene che l’indagine a suo carico ha avuto l’effetto di paralizzare la macchina burocratica della Regione. “Ma la burocrazia non è che non firma perché è arrivato un avviso di garanzia al governatore. La burocrazia non firma per il clima generale che c’è in Italia, un clima di paura determinato dalle iniziative sistematiche della magistratura nei confronti dei decisori pubblici. E continuerà a non firmare anche dopo la rielezione di Occhiuto (che ha scoperto improvvisamente l’importanza del garantismo)”, sottolinea Oliverio. “Se non si ridetermina un nuovo rapporto tra politica e ordine giudiziario, la burocrazia rimarrà restia a firmare. E in Italia si continuerà a realizzare un’opera pubblica con tempi quintuplicati rispetto agli altri paesi europei”.

 

L’abolizione dell’abuso d’ufficio, tanto voluta dal ministro Nordio, ha migliorato un po’ la situazione? “Un piccolo contributo l’ha dato. Prima della sua abolizione, il reato veniva usato espressamente dai pm come grimaldello per entrare all’interno della Pubblica amministrazione in cerca di reati più gravi. Tuttavia, anche senza questo reato le procure continuano a costruire le loro inchieste, contestando il traffico di influenze illecite o la corruzione. Basti guardare al caso Milano”, replica Oliverio. 

 

“Un significato politico importante, invece, lo avrà il referendum sulla separazione delle carriere”, afferma l’ex governatore calabrese: “La riforma può ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri, restituendo alla politica la funzione di espressione della sovranità popolare che la Costituzione le riconosce”. 

 

Intanto il centrosinistra deve fare i conti con l’ennesimo fallimento. “Il Pd è alla terza sconfitta consecutiva in Calabria – nota Oliverio – Il centrosinistra è ormai da tempo ripiegato in una posizione subalterna alla magistratura e al giustizialismo, tanto da aver pensato persino di candidare Gratteri”. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]