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Settemila forestali

Qualunquemente Tridico, parabola di una Calabria che sembra un film di Antonio Albanese

Salvatore Merlo

Tra lapsus, slogan e proposte, la campagna dell'ex presidente dell'Inps ha preso la forma di una parodia involontaria. Solo che qui non c’è un regista, non ci sono sceneggiatori, ma c’è un candidato che fa tutto da sé

Pasquale ne promette settemila, Cetto ne aveva pensati ottomila di forestali per una Calabria che fosse La Qualunque, tale e quale quella che sta raccontando Tridico in queste sue regionali dove il M5s non è più quello di Beppe Grillo ma di Antonio Albanese decisamente sì, giusto quando interpreta Cetto La Qualunque. Non dunque Giuseppe Conte, nemmanco Elly Schlein ma solo qualunquemente lui – Cetto – è il modello di Pasquale Tridico. Leggete, e paragonate. La settimana scorsa, su Instagram, per dire, è comparso un suo video silvano-agreste.  Eccolo, Tridico. In un bosco della Sila. Piano americano, tono bonario, volto accogliente. Sguardo proiettato sugli alberi: “Assumeremo settemila operatori per l’ambiente”. Settemila. Identico a Cetto, che proclamava: “Assumerò seimila, settemila, ottomila forestali. Uno per ogni albero! Applauso!”.

 

Il 2 ottobre, a Catanzaro, è stato il turno del bollo auto. Grande battuta di Cetto, ma promessa vera di Pasquale: “Finché non ci saranno strade degne, niente bollo per i redditi bassi”. Il Cetto cinematografico l’aveva già gridato, nel mezzo di un dibattito: “Via il bollo!”. Non è suggestione, è la stessa scena ripetuta con altri attori. Anche il resto della campagna è stato un festival del surreale. A metà settembre, i manifesti affissi a Reggio e Cosenza con lo slogan sgrammaticato: “La destra ha paura perché sanno che vinceremo noi”. Il 18 settembre, l’appello autorevole degli accademici. Tra i firmatari compare Federico Butera, sociologo morto a febbraio. Replica di Tridico: “Era un cugino omonimo”. Il 19 settembre, l’annuncio della candidatura di Donatella Di Cesare, inseguita subito dai suoi vecchi post sulle Brigate Rosse. Il giorno dopo, 20 settembre, il caso Mimmo Lucano. Tridico lo voleva in lista, ma il Tar di Reggio Calabria ne ha confermato l’incandidabilità. Poi il 21 settembre ecco che Elly Schlein era a Catanzaro, ma Tridico no: “Sono a Bruxelles a festeggiare il mio compleanno”. Due giorni dopo, a Cosenza, è scivolato su “Bagnaro Calabro” che ovviamente si chiama Bagnara.

 

Mentre il 22 settembre, a Vibo Valentia, ecco la geografia alternativa: le “tre province” della Calabria che sono cinque. Nel frattempo, il van del tour elettorale veniva fotografato in contromano e sulle strisce a Catanzaro. Genio. Poi è venuta la settimana dei numeri. Il 27 settembre, in un dibattito su LaC Tv, Tridico disse che “il trenta per cento dei medici cubani è fuggito”. In realtà sono undici su trecentocinquanta, circa il tre per cento. Ma lui, fissato con il trenta, il giorno dopo a Radio Ciroma ha insistito. Stavolta citando il collasso del turismo calabrese: “Meno trenta per cento” (i dati ufficiali indicano crescita). Il 29 settembre, a Reggio, accusava la regione di non aver erogato borse di studio. Il giorno dopo Università Magna Graecia e Mediterranea lo smentivano. Sempre con la cifra magica del trenta, che ormai sembra più cabala che statistica. 

 

Infine, il crescendo. L’uno ottobre, a Lamezia, promette: “Diecimila under 40 assunti in cento giorni” e “trenta ospedali coi soldi del Ponte sullo Stretto”. Promesse che nemmeno la fantasia di Cetto aveva osato mettere tutte insieme. In più, il dettaglio che non sfugge: Tridico nemmeno vota in Calabria, essendo residente a Roma. E così, tra lapsus, slogan e proposte, la campagna di Pasquale Tridico ha preso la forma di una parodia involontaria. Solo che qui non c’è un regista, non ci sono sceneggiatori, ma c’è un candidato che fa tutto da sé. Qualunquemente.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.