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Tra piazza e palazzo

Meloni “scala” il Pd e lo intrappola su Gaza. Guerini: “Non sottomettiamoci ad Albanese”

Carmelo Caruso

I dem inseguono Conte e sulle risoluzioni si dividono, sia alla Camera che al Senato. In Fratelli d'Italia adesso dicono: “Il Pd ci sta consegnando i moderati. Più cavalcano la protesta e più cresciamo. Avanti”. Ciriani: “Guadagneremo un mare di voti”. E Renzi a fine giornata ammette: "Meloni ci sta portando dove vuole lei. Sta vincendo”

Cantano “Palestina libera” e sono ostaggi di Giuseppe Conte. La flotilla è un regalo per Meloni. Sta dicendo ai suoi parlamentari: “Il Pd ci sta consegnando i moderati. Più cavalcano la protesta e più cresciamo. Avanti”. Questo è il ministro Luca Ciriani: “Guadagneremo un mare di voti”. L’opposizione si spacca, si astiene sul piano di pace Trump, la risoluzione del governo, Calenda vota con Meloni; Renzi litiga con Calenda; Fratoianni, per non farsi scavalcare da Conte, impone al Pd di non votare la pace con il governo. Al Senato, Graziano Delrio, Casini, Verini, Sensi si uniscono a Italia viva. Lorenzo Guerini sposa la mozione di Renzi e dice al Foglio: “Il Pd non si può sottomettere a Francesca Albanese”. Disastro.

 

Questa è la coalizione che dovrebbe sfidare Meloni tra un anno e mezzo. Un voto sul piano di pace Trump, ma quattro piccoli punti stampa improvvisati, da Conte, Schlein, Fratoianni, Guerini, l’astensione come soluzione per non perdere la faccia. Enzo Amendola, ex ministro degli Affari Europei, del Pd, dice che “è il metodo Meloni: lei attacca le piazze, Crosetto e Tajani recitano la parte di Eisenhower”.

Solo che il Pd ci cade perché deve inseguire Conte. Tajani, chiamato da Renzi “Ciccio Pasticcio”, spiazza. Il governo apre alla risoluzione congiunta M5s, Avs, Pd. Premessa. E’ il testo confezionato dopo una riunione notturna dei gruppi Pd con Guerini che parla per primo e avvisa la segretaria: “Se sul piano Trump diciamo no, io sono pronto a votare con il governo”. Peppe Provenzano disperato, che lo rincorre per tutta la Camera, gli garantisce: “Tranquillo. Ci asteniamo”. Si concorda l’astensione incrociata. La maggioranza si astiene con l’opposizione e viceversa. Calenda e Marattin si portano ben più avanti e mettono la loro firma alla risoluzione di governo. L’intera opposizione arriva alla Camera con gli occhi strapazzati convinta di astenersi ma Tajani fa molto di più. Comunica all’opposizione che è pronto a votare la risoluzione con una piccola accortezza: “Riformulate, al punto 2 la parola ‘illegittimamente’ e il governo dà parere favorevole”.

Ci sarebbe da ridere, se non fosse una tragedia. Il passaggio critico riguarda i prigionieri palestinesi “illegittimamente detenuti”, solo che Tajani, racconta il Pd, fa confusione con la riga sopra, con la parola “illegale”, riferita all’occupazione dei territori in Cisgiordania. Peppe Provenzano esce dall’Aula e dichiara: “Quella parola ‘illegalmente’ è stata inserita per non liberare in maniera indiscriminata i palestinesi. Ma se il governo vuole così … a noi va bene, si riformula”. A proposito, chi ha inserito la parola? Matteo Renzi, al Senato, rivela: “E’ una parola che ha inserito Fratoianni con l’idea di farsela bocciare, sabotare l’accordo”. La lingua è solo alibi.

 

M5s, Avs (che non vogliono tendere la mano al governo) restano spaesati dalla mossa politica di Tajani e Meloni. La parola è “trappola”, la pronuncia anche Conte, una “trappola” pensata da Palazzo Chigi, si dice dal diplomatico di Meloni, Fabrizio Saggio. Funziona. Conte cita Ingrao, “da una parte ci sono gli affamati, dall’altra gli impuniti” e attacca Meloni “che fischietta”. Pensa allo sciopero generale di oggi, con Landini, si vuole prendere i cortei, ma è anche il popolo di Avs. Meloni, da Copenaghen, in un punto stampa, rende il clima brillante dicendo: “Non vogliono la pace ma il weekend lungo”. Crosetto che ormai viaggia su altre dimensioni, che ha ben altri problemi, passeggia come Winston Churchill e conversa con Guerini sul ministro della Difesa tedesco. Che ci continua a fare Guerini, e lo si dice con rispetto, con Ricciardi del M5s? Come possono stare insieme? I cronisti gli chiedono ma “perché non lasci il Pd?” e Guerini, che si sta battendo, risponde “io non me ne andrò, io il Pd l’ho fondato”.

Al Senato va peggio. La  dichiarazione di voto finale del Pd  deve   farla Delrio solo che Delrio ha votato la mozione di Renzi.  Schlein lo viene a sapere e ordina il cambio con  Susanna Camusso. Poco lontano, Calenda, definisce una “cagata” tutta l’operazione congegnata da Pd, Avs, M5s e purtroppo anche nel Pd, riformista, sottovoce, non gli danno torto. Comanda Conte che propone “un board di premi Nobel per ricostruire Gaza per evitare speculazioni dei Fondi”. Fratoianni lo prende per il braccio, perché anche lui non ha fatto altro che “rimarcare la ferma posizione”. Oggi quando i treni si fermeranno, quando il paese andrà in malora, quanti italiani applaudiranno “alla ferma posizione rimarcata”? A Milano, pochi giorni fa, quando la stazione centrale è stata sfasciata, dicono i funzionari del Viminale, “Gaza non c’entrava nulla. Erano solo sbandati che volevano una rivincita per lo sgombero del Leoncavallo”. Lo pensa Renzi: “Meloni ci sta portando dove vuole lei. Sta vincendo”. Li vuole mostrare come incapaci, come sinistra incapace. La sua operazione è chiara: prendersi il centro prima che Silvia Salis o Gaetano Manfredi o chi altro ancora possa assemblarlo. Queste sono le parole di Ciriani: “Schlein non ce la fa”. La prossima Flotilla dovrà partire per liberare il Pd da Abu Conte. 


 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio