
editoriali
Meloni e Giorgetti al 3 per cento
Ottimi risultati sulla riduzione del deficit, ma nessun “tesoretto” per la manovra
Oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porterà in Consiglio dei ministri un Documento di programmazione di finanza pubblica (Dpfp) con un deficit del 3 per cento. Vuol dire che per la prima volta dopo il Covid l’Italia tornerà sotto il limite europeo del 3 per cento, uscendo con un anno d’anticipo dalla procedura d’infrazione. È un successo del governo Meloni, che sul tema dei conti pubblici ha tenuto la rotta ferma ottenendo risultati sempre migliori delle previsioni (la legge di Bilancio 2024 stimava un deficit del 4,3 per cento, e alla fine è stato del 3,4 per cento; la legge di Bilancio 2025 prevedeva un deficit del 3,3 per cento, e invece sarà del 3 per cento).
Questi risultati sono già stati riconosciuti dai mercati, come mostra lo spread sceso attorno agli 80 punti e ormai allineato a quello della Francia. E il dato probabilmente aiuterà a ottenere un rating migliore nel round di giudizi che si è aperto con la promozione di Fitch e si concluderà con la decisione di Moody’s a novembre. Questo consolidamento dà credibilità all’economia italiana, in una fase di forte instabilità internazionale. Ma il raggiungimento del 3 per cento di deficit non cambierà la legge di Bilancio: lo sforzo più grande che il ministro Giorgetti dovrà fare nei prossimi giorni è spiegare ai partiti di maggioranza che l’uscita dalla procedura d’infrazione non comporta alcun “tesoretto” da spendere nella manovra.
Il sentiero fiscale è già tracciato dal piano pluriennale concordato con la Commissione Ue: ciò che conta non è più stare sotto il 3 per cento di deficit, ma sotto l’1,5 per cento di crescita della spesa netta. L’unico margine di flessibilità che ha il governo è la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia per l’incremento delle spese militari, al fine di avvicinarsi al nuovo target della Nato. Ma, in questo caso, a preoccupare Giorgetti non è il vincolo delle regole ma quello dei mercati: le possibili reazioni sullo spread.