Il colloquio

Dalla Flotilla, Croatti (M5s) dice: "Sono pronto a farmi arrestare dall'Idf"

Nicolò Zambelli

Il senatore a bordo di una delle navi dirette a Gaza: "Il mio arresto sarebbe un prezzo minimo da pagare rispetto a ciò che subiscono i palestinesi". La missione avanza verso la Striscia, ma riuscire a consegnare gli aiuti a Gaza appare sempre più improbabile

"Sono pronto a farmi arrestare dall'esercito israeliano". A dirlo al Foglio è Marco Croatti, senatore del Movimento 5 stelle a bordo della Global Sumud Flotilla. La missione umanitaria sta avanzando piano piano verso le coste di Gaza e da qualche ora è nella cosiddetta "zona ad alto rischio", un'area dove è probabile che venga intercettata dalle imbarcazioni israeliane. Il timore è che la situazione degeneri e ci siano ripercussioni sulla sicurezza di attivisti e parlamentare. Ma per il senatore pentastellato è un rischio da correre: "Il mio arresto sarebbe un prezzo minimo da pagare rispetto a ciò che ogni giorno subiscono i civili palestinesi", dice.
 

Lui, insieme alla collega Benedetta Scuderi di Avs, è uno dei parlamentari a bordo della missione intenzionata a continuare l'avanzata verso la Striscia anche dopo aver ricevuto l'alt da parte di Israele. "Noi siamo qui per rompere l'assedio con il coraggio, non con la forza. Essere qui, in mare, è un atto di resistenza morale e civile", dice. Gli altri due parlamentari italiani a bordo della missione, Scotto e Corrado del Pd, hanno invece comunicato che quando l'esercito israeliano ordinerà di non proseguire, si fermeranno. Riguardo alla loro scelta, il senatore contiano non commenta.
 


La scorsa notte doveva essere cruciale. I vertici italiani della Flotilla avevano dato (quasi) per certo un attacco da parte di Israele. Attacco che però non è avvenuto. Durante la notte alcune imbarcazioni non identificate, in parte con le luci spente, si sarebbero avvicinate ai natanti della spedizione per poi allontanarsi. La tensione resta "alta e palpabile", dice Croatti. È tutta una questione di attesa: "Sappiamo che le tattiche usate stanotte sono quelle usate anche contro le precedenti missioni e temiamo che possano anticipare ciò che da tempo ci aspettiamo: un possibile rapimento illegale in acque internazionali", dice. E aggiunge: "Siamo tutti consapevoli dei rischi, ma anche uniti dalla convinzione di essere dalla parte giusta della storia".

La Flotilla, secondo il tracker, è a meno di cento miglia di distanza dalla Striscia: "In questo momento ci troviamo in acque internazionali, in rotta verso Gaza. Proseguiamo determinati, nonostante i tentativi di intimidazione e le manovre di disturbo da parte della marina israeliana". Dalla loro, sostiene Croatti, c'è il diritto internazionale: "La nostra non è una sfida militare ma una testimonianza civile. Ogni miglio che percorriamo è un messaggio chiaro: nessun blocco potrà mai fermare la solidarietà". Consegnare gli aiuti a Gaza appare sempre più improbabile. 

 

L'umore dei passeggeri sulle navi è un misto di "orgoglio e preoccupazione", riferisce ancora il senatore. Ammette di provare paura, "ma prevale la dignità e la forza di chi sa di compiere un gesto di pace e di solidarietà concreta verso un popolo che soffre da troppo tempo sotto assedio". E qualora vi fermassero, onorevole? "Ci comporteremo in modo pacifico e non violento. Non opporremo resistenza: sarebbe un atto di pirateria fermare una missione umanitaria in acque internazionali, ma noi non risponderemo con la forza. La nostra è una missione di pace, non cerchiamo lo scontro". Ma tutto può accadere nelle prossime ore.

La missione della Global Sumud Flotilla, il punto