Ansa

L'analisi

Ragioni per non drammatizzare l'intervento della Corte sul Ponte 

Giorgio Santilli

La Corte dei Conti dice di dover acquisire “chiarimenti ed elementi informativi” sul progetto del Ponte sullo Stretto, ma lo avrebbe detto comunque. Il ministro Salvini: "Il progetto non è in discussione e gli uffici competenti sono già al lavoro”

Nulla di nuovo per il Ponte sullo Stretto. Non sorprendono, in una fase del tutto interlocutoria e senza deliberazioni formali, né le prime osservazioni della Corte dei conti al via libera del Cipess al progetto definitivo e al piano economico-finanziario, né la reazione del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. La Corte dice di dover acquisire “chiarimenti ed elementi informativi”, ma lo avrebbe detto comunque. In un documento alla presidenza del Consiglio, fa qualche annotazione: risulterebbe “non compiutamente assolto l’onere di motivazione difettando, a sostegno delle determinazioni assunte dal Cipess, anche in relazione a snodi cruciali dell’iter procedimentale, una puntuale valutazione degli esiti istruttori”.

 

Parole pesanti, certo, ma la sintesi è che la delibera Cipess “si appalesa più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale che giuridico”. Salvini risponde che “tutti i chiarimenti e le integrazioni chieste dalla Corte dei Conti fanno parte della fisiologica interlocuzione tra istituzioni e saranno fornite nei tempi previsti, a maggior ragione per un’opera così rilevante. Il Ponte sullo Stretto non è in discussione e gli uffici competenti sono già al lavoro”. E’ troppo presto per dire come finiranno i rilievi della Corte. Quello che si può notare è che le constatazioni di assenza di “ponderazione” e il declassamento della delibera Cipess a “mera ricognizione” non sorprendono affatto, anzi sembrano corrispondere agli esiti voluti dal Parlamento. E quindi, alla fine, risulteranno poco rilevanti ai fini del giudizio della Corte che non può valutare un paracadute politico e legislativo. Perché, altrimenti, si sarebbero approvati ben due decreti legge, uno all’avvio del procedimento (Dl 35/2023) e uno poco prima della delibera Cipess (Dl 73/2025), per legittimare preventivamente il progetto da scegliere e le procedure da adottare per far ripartire il Ponte?

 

Atti, fatti e “snodi cruciali dell’iter procedimentale”, che avrebbero richiesto una profonda valutazione amministrativa o che addirittura erano stati oggetto di contenzioso per il precedente procedimento e il precedente progetto, riportati in vita con un colpo di bacchetta legislativa. Il Parlamento, legittimando a priori, ha ridotto di molto – se non cancellato del tutto – le responsabilità di chi avrebbe dovuto approvare quegli iter e l’area di intervento della Corte. Che ovviamente rivendicherà i propri poteri, almeno su quel che resta di quelle responsabilità dopo l’intervento della mano parlamentare.

Di più su questi argomenti: