
Ansa
a Bruxelles
Tra garantismo e rischio cortocircuito (a destra). Al Parlamento Ue il voto sull'immunità di Salis
Oggi il primo passaggio in commissione Juri. Lega e Fratelli d'Italia, così come i rispettivi gruppi europei, a favore della revoca. Sarà decisivo il Ppe. Barelli (FI): "Da parte nostra nessun pregiudizio o atteggiamento vendicativo". Benifei incalza: "I popolari abbiano un sussulto di coscienza, a partire da Forza Italia. Dimostrino di essere davvero garantisti"
E’ anche un test sul garantismo a destra, con qualche rischio di cortocircuito. “Ilaria Salis? Da parte nostra non c’è alcun pregiudizio, nessun atteggiamento vendicativo. Sarà un voto tecnico-giuridico, non politico. Poi ognuno sceglierà secondo coscienza”, dice Paolo Barelli. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera parla dell’eurodeputata di Avs, che rischia 11 anni di carcere in Ungheria. E’ accusata di aver partecipato al pestaggio di due neonazisti.
Oggi, primo passaggio, la commissione Juri – Affari giuridici – voterà sull’immunità parlamentare, mentre a ottobre toccherà eventualmente alla plenaria. La relazione è affidata al popolare spagnolo Adrian Vazquez Lazara, orientato secondo le indiscrezioni verso la revoca. Decisivo in ogni caso sarà il voto del Ppe, in cui emergono posizioni differenti. “Nel gruppo il dibattito è aperto”, si limita a dire Fulvio Martusciello, capodelegazione di FI all’europarlamento. Occhi puntati in particolare sui popolari ungheresi. Anche perché, insieme a Salis, la commissione dovrà occuparsi di Péter Magyar (Ppe) – tra i leader dell’opposizione ungherese a Orbán– su cui pende un richiesta analoga. Un incrocio che potrebbe favorire un compromesso tra popolari e progressisti, neutralizzando l’asse anti Salis formato da Conservatori e Patrioti. Sul fronte italiano le sfumature sono diverse. FdI e Lega (che esprimono alcuni dei componenti della commissione Juri) hanno usato toni duri, augurandosi che Salis sia presto processata in Ungheria. Dove tuttavia è difficile che le sia assicurato un processo equo: solo pochi giorni fa, il portavoce di Orban ha rilanciato un post di Salis, accompagnandolo con le coordinate del carcere di Marianosztra.
C’è insomma anche un tema di garanzie, che chiama in causa i popolari e dunque, forse soprattutto, FI. “Per quel che mi risulta Salis non è una terrorista”, ha spiegato Tajani nei giorni scorsi. Un indizio?
E’ quello che si augura Brando Benifei. “Di fronte a una così palese violazione dello stato di diritto, spero che il Ppe, già oggi in commissione e ancor di più di in Aula, abbia un sussulto di coscienza”, punge l’eurodeputato Pd e componente della Juri. “A partire da FI che del garantismo ha fatto una bandiera, provando più volte a distinguersi dai suoi alleati. Ora hanno l’occasione per dimostrare che non sono solo parole”
