
LaPresse
L'editoriale del direttore
La destra con Kirk, la sinistra con Gaza e i finti nemici della libertà
La destra illiberale che utilizza il caso dell'attivista americano per reprimere il dissenso, la sinistra illiberale che difende la Palestina demonizzando chiunque usi ancora la parola Hamas. I finti amici del metodo Voltaire e l’appello di Mattarella
Due storie diverse, una battaglia in comune. Due temi distanti, un problema condiviso. Due manifestazioni di segno opposto, con una lezione universale. Quando si manifesta per la difesa di una libertà che ci è molto cara, i modi, i mezzi e gli strumenti possono essere più o meno amabili o più o meno detestabili, e ogni riferimento a scontri, violenze, tafferugli visti ieri in giro per l’Italia non è puramente casuale. Ma quello che non dovrebbe mai sfuggire all’attenzione di chi ha a cuore la lotta per una libertà, qualunque essa sia, è stare attenti a non usare una battaglia in difesa della libertà per portare avanti l’atto più illiberale che possa esistere: considerare cioè la propria idea di libertà l’unica da difendere e trasformare chiunque abbia un’idea diversa dalla propria in un eretico pericoloso da cancellare, da demonizzare e da crocifiggere in sala mensa, come avrebbe detto Paolo Villaggio. Il ragionamento, che in fondo è speculare a quello fatto ieri da Sergio Mattarella (“la diversità, la pluralità anche delle opinioni, sono una ricchezza di libertà da difender”), vale sia se si sceglie di mettere al centro delle nostre attenzioni alcune scene osservate ieri durante le manifestazioni in giro per l’Italia a favore di Gaza.
E vale anche se si sceglie di mettere al centro delle nostre attenzioni alcune scene osservate negli ultimi giorni in un contesto apparentemente molto lontano, e molto diverso, come quello che ha preceduto e accompagnato l’addio a Charlie Kirk, l’attivista Maga ucciso due settimane fa con un colpo di fucile, celebrato domenica a Phoenix. Le due storie, apparentemente molto distanti l’una dall’altra, sono legate da una verità che chiunque abbia a cuore in modo non truffaldino la questione delicata della difesa della libertà non può non notare. La destra libertaria che ha giustamente trasformato Kirk in un martire della libertà per non tradire la memoria di Kirk dovrebbe imparare a considerare come libertà da difendere anche quelle di chi ha idee diverse dalle proprie. E nel caso specifico, chiunque abbia legittimamente fatto di Kirk un simbolo del pensiero libertario dovrebbe avere il coraggio di denunciare le battaglie contro la libertà portate avanti dagli stessi impostori che stanno trasformando la storia di Kirk in un pretesto utile per cancellare il diritto al dissenso che Kirk invece con il suo Prove me wrong ha provato a custodire fino all’ultimo secondo della sua vita.
La destra che fa di Kirk un eroe del free speech dovrebbe combattere il metodo portato avanti da Trump per limitare il diritto degli oppositori (e dei comici) di non pensarla come lui. Allo stesso tempo, senza voler fare voli pindarici, chi ieri è sceso in piazza in Italia per manifestare con buone ragioni per tenere alta l’attenzione sulla tragedia di Gaza dovrebbe pensare in vista di una prossima manifestazione quale potrebbe essere un modo efficace per manifestare per la libertà di un popolo senza fare il gioco di chi la libertà la vuole limitare. Non si può chiedere a chi manifesta a favore di Gaza di non manifestare contro Netanyahu, e contro i ministri che sognano un grande Israele dal fiume al mare, si può chiedere però ai sinceri liberali che manifestano per Gaza di fare uno sforzo in più, sempre in nome della difesa della libertà, per non fare nulla ma proprio nulla che potrebbe regalare un sorriso a Hamas. Per esempio non si dovrebbe considerare un nazista chiunque si ponga dei quesiti sull’opportunità di utilizzare la parola genocidio quando si parla della tragedia di Gaza. Per esempio non considerare un genocida chiunque si preoccupi di ricordare che il dramma di Gaza non riguarda solo la guerra di Israele ma riguarda la presenza nella Striscia di una fitta rete di terroristi che tiene in ostaggio il proprio popolo da più di vent’anni. Per esempio non si dovrebbe considerare un terrorista chiunque si preoccupi di ricordare che la pressione della comunità internazionale dovrebbe essere forte non solo su Israele ma anche sui terroristi di Hamas. Per esempio non si dovrebbe considerare un criminale di guerra chiunque si preoccupi di ricordare che la difesa di Gaza può essere compatibile con la lotta contro l’antisemitismo e che di conseguenza considerare l’Intifada globale come una reazione naturale alla tragedia di Gaza è tutto tranne che un tentativo di voler difendere la libertà nel mondo.
L’eredità di Kirk e le battaglie Gaza, per motivi opposti, in fondo sono lì a mostrare una necessità simmetrica: per essere credibili fino in fondo nella difesa della libertà in cui si crede occorre fare di tutto per non trasformare in un nemico del popolo chiunque abbia un’idea diversa dalla propria. Nel caso di Kirk, il libertario impostore lo si identifica facilmente nel momento stesso in cui il presunto libertario si rifiuta di condannare gli eccessi di pensiero illiberale che arrivano dalla parte politica che si ama. Nel caso della difesa di Gaza, il progressista deciso a difendere la libertà di un popolo da coloro che ne minacciano l’esistenza diventa un impostore della difesa della libertà nel momento stesso in cui dimentica di ricordare chi sono tutti gli attori che mettono a rischio la vita di chi abita a Gaza e nel momento stesso in cui si sceglie di trasformare chiunque abbia un’idea diversa dalla propria in un bersaglio da colpire. A volte con le parole. A volte non solo con quelle. Diceva Voltaire, in una frase divenuta celebre, che il vero amante della libertà è colui che fa di tutto per comportarsi in questo modo: disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo. Chissà quanta destra illiberale e quanta sinistra radicale oggi possono rileggere queste frasi senza provare imbarazzo alla voce difesa della libertà.
