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il colloquio

"Ppe ipocrita su Ilaria Salis. Così si legittima la violenza", ci dice l'europarlamentare Mantovani (FdI)

Ruggiero Montenegro 

L'esponente meloniano, componente della commissione Juri, attacca il "doppio gioco" dei popolari: "Hanno sconfessato il loro relatore, credo ci fosse un'intesa con la sinistra. Per questo hanno chiesto il voto segreto. Oggi c'è stata una forzatura per salvare Salis da un legittimo processo" 

“Quanto è accaduto è vergognoso". Vergognoso? "Il Ppe, insieme alla banda delle sinistre, ha in qualche modo legittimato la violenza, che non è certamente prevista dai diritti umani”, dice Mario Mantovani, rispondendo al Foglio a margine del voto su Ilaria Salis. L'europarlamentare meloniano parla di “doppio gioco” da parte dei popolari. E' uno dei componenti della commissione Juri del Parlamento europeo, quella che questa mattina ha respinto la richiesta di revoca dell'immunità a Ilaria Salis – l'eurodeputata di Monza che rischia 11 anni di carcere in Ungheria, con l'accusa di aver partecipato al pestaggio di alcuni neonazisti.

Hanno chiesto il voto segreto, cosa che non era mai successa in Commissione per casi analoghi. Credo ci fosse un'intesa tra sinistra e Ppe”, spiega l'esponente di FdI. Nella stessa riunione si discuteva anche dell'immunità di un popolare ungherese Péter Magyar, uno dei principali oppositori di Orban. Anche per lui è stata confermata la protezione. È a questo che si riferisce? C'è stato un scambio? “Non ne ho contezza, ma in qualche modo l'intesa potrebbe anche riferirsi a questo. Quel che certo è che con questo voto si è voluto dare un sostegno al mondo della violenza, che è rappresentato dalle sinistre”.

Montovani punta quindi il dito sull'atteggiamento del Ppe. “Hanno presentato una relazione in cui si chiedeva la revoca dell'immunità, per poi sconfessare il loro relatore”, attacca il parlamentare ricordando che il documento prodotto dal popolare spagnolo Adrian Vazquez Lazara andava contro Salis. “La sua relazione rispettava i canoni e i principi che sono previsti dai regolamenti del Parlamento e dai trattati. Purtroppo i suoi compagni di ventura hanno ritenuto, con il voto segreto, di fare diversamente. Siamo all'ipocrisia, che certo non aiuta il Ppe. E poi ci si chiede come mai aumentano i voti delle destre in Europa”.

E però, è l'obiezione, è difficile sostenere che un processo in Ungheria garantirebbe a Salis tutte le garanzie proprie dello stato di diritto. Il portavoce di Orban, più volte, si è espresso con toni giustizialisti – per usare un eufemismo. L'ultima volta solo pochi giorni fa, inviando all'eurodeputata di Avs le coordinate di un penitenziario. “Intanto non è detto che Ilaria Salis dovesse andare in carcere. E poi l'ultima parola spetterà alla plenaria”, premette Mantovani. “Ma il punto è un altro”. Quale sarebbe? “Il mandato di arresto europeo può sempre essere impugnato, con effetto sospensivo. E anche un eventuale diniego di questa impugnazione può a sua volta essere ricorribile presso la magistratura superiore. Lo dicono le leggi nazionali e la stessa Corte di giustizia europea. Oggi - conclude - c'è stata una forzatura, a tutti i costi, per sottrarre a un legittimo processo una persona come Salis, che certamente ha fatto della violenza lo stile di vita”.

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