Il colloquio

Nordio blinda Bartolozzi: "E' intoccabile". E ai magistrati consiglia di leggere un libro sul Tribunale rivoluzionario

Simone Canettieri

Il ministro della Giustia tra il caso Almasri e la riforma sulla separazione delle carriere: "L'opera di Anatole France va letta nelle scuole per i magistrati". I dubbi di FdI sul ruolo di Fontana nel sollevare il conflitto di attribuzione per la capa di gabinetto

Non parla, legge. Non attacca, fa citazioni che sembrano messaggi in bottiglia. Carlo Nordio trasforma la buvette della Camera nel caffè Procope, o almeno ci prova. Contro il logorio del caso Almasri,  davanti a chi lo accusa (il M5s) di perseguire un piano eversivo sulla separazione delle carriere dei magistrati che sta approdando in Aula il ministro della Giustizia offre un consiglio per la lettura. “Sto leggendo per la sesta volta ‘Les dieux ont soif’ di Anatole France: è il mio antidoto per questa giornata”, confessa Nordio, circondato dai cronisti prima alla buvette per un caffè, poi in cortile per una meritata sigaretta. E’ solo. A fargli da scudo – questa è quasi una notizia – non c’è Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Via Arenula, potentissima dirigente apicale finita nei guai per il caso Almasri. Tardo pomeriggio di fine estate, Nordio appare un po’ provato da tutti questi fatti che si accavallano fra di loro. Si consola con Anatole, manca solo una canzone di Édith Piaf in sottofondo.   

 

Il ministro della Giustizia non sta rileggendo un libro a caso del premio Nobel. “Ripercorre i giorni del terrore della rivoluzione francese, quelli del tribunale rivoluzionario. Un plotone di esecuzione”. Ministro sta cercando un parallelo attuale con la magistratura italiana che lei vuole riformare? Sorriso sornione: “Ma no massimo rispetto”. E però il Guardasigilli si diverte a trovare tra  queste pagine rimandi di cronaca parlamentare di queste ore. “Anatole France era iscritto al Partito comunista, era un intellettuale di sinistra, ma non esitò a sparare a zero contro il clima della rivoluzione e contro il  tribunale del terrore che arrivò a condanne a morte. Ecco questo libro dovrebbe esser letto nella scuola della magistratura”. Ma ministro il suo rifugio dunque è questo pur di non ascoltare le critiche dell’opposizione alla sua riforma? “Esatto.  E’ il mio antidoto perché è bellissimo, poi in  francese è un’altra cosa. L’autore ha uno stile stupendo”. Ma il M5s e il Pd gliene stanno dicendo di tutti colori se rientra in Aula se ne accorgerà. “Guardi leggere questo libro, serve a contrastare certe letture che si sentono in Parlamento, poi per carità anche questo fa parte della democrazia”. E’ un martedì particolare. Il giorno prima il governo ha depositato alla Giunta per le autorizzazioni la relazione difensiva sul caso Almasri che vede imputati i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, più il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Oggi si discute della separazione delle carriere. Intanto c’è la questione di Giusi Bartolozzi  iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Roma, nell’ambito del procedimento sul rimpatrio di Almasri, accusata di aver fornito ai magistrati dichiarazioni false. Come si sa le parole di Bartolozzi sono state giudicate mendaci e inattendibili. Diversamente dai ministri coinvolti non gode di immunità e può essere perseguita direttamente dalla procura senza necessità di autorizzazione parlamentare. Nordio diventa inflessibile. “Bartolozzi gode della mia massima fiducia, non si tocca”. Per l’ennesima volta dunque il ministro blinda la sua dirigente, considerata indispensabile e intoccabile. Adesso c’è da capire come si muoverà la maggioranza per proteggerla. Il primo passo per una eventuale  protezione parlarmentare, e cioè per ottenere che sia protetta come i ministri dal voto dell’Aula di Montecitorio, passa dall’esplosione del caso. Bisogna cioè sollevare un conflitto di attribuzioni con il Tribunale dei ministri davanti alla Corte costituzionale. Attenzione però a  porre il conflitto dovrebbe essere la Camera dei deputati, non la Giunta. In questo caso dunque la presidenza nella persona di Lorenzo Fontana. Questo è lo scenario a cui sta lavorando il centrodestra. Con una nota a margine per inquadrare la capo di gabinetto:   per essere scudata deve essere appunto giudicata “in connessione” con gli altri tre. Il Tribunale invece valutando differentemente, sarebbe entrato nelle prerogative del Parlamento. Qualunque fosse la risposta della Corte costituzionale, il caso correrebbe comunque in parallelo a quello di Nordio e gli altri, ma la magistrata vedrebbe i tempi del giudizio allungarsi. Anche perché prima di qualsiasi mossa dovrebbe essere rinviata a giudizio, invece ancora può puntare sull’archiviazione. La storia insomma non è destinata a terminare  adesso. Anche se dentro Fratelli d’Italia regna un po’ di scetticismo nei confronti di Fontana e dei suoi uffici per come hanno gestito la vicenda dall’inizio: delle informative in Aula alla scelta del relatore in Giunta affidata alla minoranza. Nordio lo sa ed evita di attaccare la magistratura, tiene un basso profilo, si rifugia nella letteratura francese. “Se sarà un autunno caldo? Mi auguro proprio di no”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.