
Ansa
Mossa al centro
A Marina Berlusconi non dispiacerebbe l'intesa (futuribile) Tajani-Calenda
L'apertura di Forza Italia al leader di Azione e qualche perplessità nel partito
L'atteggiamento "positivo" di Marina, voce che corre tra Milano e Arcore. Il deputato Alessandro Cattaneo intanto dice: "Ben venga il dialogo. Magari a Milano potrebbe essere Calenda a convergere su un nostro candidato”
La voce corre tra Milano e Arcore, e tra salotti e mondi imprenditoriali: Marina Berlusconi vedrebbe positivamente l’eventuale allargamento di Forza Italia in direzione di Carlo Calenda, leader di Azione, ex cofondatore del fu Terzo Polo e figura con cui la presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori si è già trovata in passato in sintonia su vari temi. E dunque questo atteggiamento di positività arriva a benedire indirettamente l’azione diretta del segretario nazionale di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’uomo che qualche giorno fa ha invitato Calenda alla Festa dei Giovani di Forza Italia a San Benedetto del Tronto (il 12, 13 e 14 settembre prossimi), ricambiato dal “sì” del leader di Azione.
L’intento, ha detto Tajani, è quello di farsi “punto di riferimento per gli elettori moderati che non si riconoscono più in un centrosinistra che ha perso il centro e si sposta sempre più a sinistra. Con Calenda, leader di una forza moderata che non è nel centrodestra ma rivendica con orgoglio di essere centrista, possiamo pensare a un percorso comune”. Percorso comune che per Tajani ha un punto fermo nel passato – il caso Basilicata, lo scorso anno, quando il governatore azzurro Vito Bardi si è affermato con l’appoggio dell’ex Terzo Polo – e un punto non così fermo nel futuro: “Ora, dice Tajani, si può pensare per le elezioni del nuovo sindaco di Milano a una figura civica individuata attraverso il confronto con Calenda”. L’appuntamento marchigiano si trova in mezzo: che cosa si può costruire insieme, si domanda il leader di FI, a monte dell’incontro che Calenda preventivamente colloca in una casella di normalità (della serie: “Sono solito accettare gli inviti alle feste di partito”), smontando quelle che chiama “dietrologie prive di fondamento”. Fatto sta che la voce lambisce anche gli ambienti di FI meno positivi – o perplessi o diffidenti nei confronti del leader di Azione. “A volte l’è un po’ matt”, scherza in dialetto un esponente azzurro del Nord, parlando di quella che viene letta come “grande impulsività” di Calenda. Si pensa anche alle mosse della premier Giorgia Meloni sulla legge elettorale, altro possibile gancio verso Azione, diverso da quello di Tajani. Il vicepresidente della Camera ed ex sottosegretario azzurro Giorgio Mulè resta a guardare, sperando che tra “le fasi lunari” del segretario di Azione “non compaia mai la luna nera”.
In passato Calenda è stato acerrimo nemico della destra e anche di FI, è il timore di alcuni, sarà mai possibile che proprio ora sia arrivata “la folgorazione sulla via di Damasco”? Calenda, dal canto suo, va ripetendo che gli elettori “hanno messo Azione al centro e Azione al centro rimane”. Poco più di mese fa, però, intervistato da La7, era sembrato aperturista a proposito dell’individuazione comune con Forza Italia di un nome civico per Milano: “Come Tajani penso che ci vorrà un candidato civico a Milano, ma oggi il nostro impegno è che Beppe Sala finisca il suo mandato e lo finisca bene”. Parlava anche, Calenda, pur ribadendo il suo essere all’opposizione, del declino del bipolarismo: “Non regge più”, diceva, “e allora il mio invito a Tajani, come ai riformisti del Pd, da liberale che sta al centro dello schieramento, è quello di costruire una coalizione dei volenterosi. Prima o poi questo sarà inevitabile perché non possiamo andare avanti con una destra che viene condizionata dagli estremismi della Lega e una sinistra che viene condizionata dagli estremismi di Bonelli, Fratoianni e dei Cinque stelle. A Tajani dico: facciamo una coalizione dei volenterosi pronti a difendere la democrazia liberale”. La perplessità in FI però aleggia, e si basa anche sul recente caso Calabria, sui dissidi di Calenda con il presidente dimissionario di centrodestra Roberto Occhiuto, e sulle conseguenze: Azione che si spacca sul sostegno al candidato del centrosinistra Pasquale Tridico. Spostandosi al nord, il deputato azzurro Alessandro Cattaneo dice: “Ben venga il dialogo con Calenda, ma in un partito nato a Milano, come Forza Italia, i nomi politici da mettere in campo per la corsa al Comune ci sono. Magari potrebbe essere Calenda a convergere su un nostro candidato politico?”. Chissà se l’incontro nelle Marche porterà lumi sul tavolo dei due leader (che solo a candidature civiche hanno alluso).