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La destra in stallo a Bari

Il "badante" Gemmato, l'amico di Giorgia che si autocandida per la Puglia (ma vallo a dire ai Fratelli d'Italia)

Marianna Rizzini

Da Azione studentesca alla masseria in Valle d'Itria, con la famiglia allargata della premier, scudo e collega fedele

Oggi in scena c’è (o vorrebbe esserci) lui, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, l’uomo di Fratelli d’Italia in terra di Puglia, colui che, in giorni di grandi baruffe baresi a sinistra, ha detto e ridetto, in assenza di candidature ufficiali, di essere a disposizione per la prossima contesa: le elezioni regionali d’autunno. Sarebbe un onore, ha dichiarato a questo giornale qualche giorno fa, vista anche la “forza della classe dirigente” meloniana lungo il tacco dello stivale: 27 per cento alle Europee, dodici parlamentari, sei consiglieri regionali, tre europarlamentari. Ma la domanda è: lui c’è, anche quando si schermisce autodefinendosi “farmacista di provincia” (a Terlizzi, paese natale di Nichi Vendola) ma gli altri, in FdI, che cosa ne pensano, della disponibilità profusa da Gemmato in qualità di garante (o badante?) della tenuta elettorale del partito e della tranquillità e riservatezza della premier, sua amica e collega storica di militanza e di vacanza? E infatti, in questi giorni, per capire e valutare, si ricorre non soltanto al curriculum del sottosegretario – che conosce Meloni fin da quando la premier attaccava manifesti come leader di Azione studentesca – ma anche a quell’immagine di apparente idillio estivo, risalente a un paio di settimane fa: ecco la masseria che si staglia tra gli ulivi, nel sole d’agosto, ma senza offrire riparo a quell’incessante attivismo (operosità? inquietudine?) che fa accorciare la vacanza della premier Giorgia Meloni di tre, quattro, dieci giorni rispetto a quella degli anni precedenti, nelle stesse terre pugliesi (ieri a Ceglie Messapica, oggi in un’altra struttura della Val D’Itria). Ed ecco quell’affaccendarsi della premier – ogni sera un posto diverso, ogni giorno una diversa destinazione, fino a coprire in automobile persino i circa duecentotrenta chilometri che separano la masseria da San Giovanni Rotondo, dove Meloni una mattina decide di recarsi per visitare un allevamento di cani, in nome della lotta al randagismo e di un’agenda vacanziera assai serrata: da un paese all’altro, dentro e fuori dalle mura della masseria e dalle acque della piscina, prima di volare via da quel soggiorno abbreviato in compagnia della figlia e dell’ex compagno Andrea Giambruno, della sorella Arianna e del cognato-ex cognato e ministro Francesco Lollobrigida – tutti insieme a industriarsi per amore dei bambini, come in una qualsiasi consapevole famiglia allargata. Famiglia ufficiale e ufficiosa, ché tra gli altri spicca come sempre anche lui, Gemmato, in compagnia della moglie e delle figlie. E se la premier si muove senza sosta, Gemmato guarda, controlla, fa scudo, accompagna e verifica. 

Fatto sta che ora Gemmato dice: eccomi qui. E quando lo dice non rispunta fuori solo il suo curriculum. Sono scritte infatti nella pietra politica pure le passate vicende della destra pugliese (vedi i rapporti con l’ex ministro per il Sud e vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, non sempre serenissimi, anche se Gemmato smentisce) e i fatti che hanno portato la medesima coalizione a inabissarsi per anni sotto i reami di sinistra di Nichi Vendola e Michele Emiliano. E dunque, per quanto Gemmato ripeta che la destra in Puglia è forte, il tavolo dei leader di centrodestra ancora pondera e riflette: sarà davvero lui, il candidato? Il resto lo fa il cursus del sottosegretario che molti vedono intento a sognare un futuro da ministro, carica che farebbe impallidire gli accademici contro cui Gemmato lottava ai tempi dell’università nel capoluogo pugliese, chiamandoli “i baroni rossi”, il tutto al netto delle posizioni poi assunte durante il Covid, quando il sottosegretario criticava quello che ha definito “approccio ideologico” del governo Conte. Contrario al Green pass, Gemmato ha più volte espresso perplessità sulle politiche adottate per il contrasto alla pandemia. E se al ministero oggi lavora, forte della professione di provenienza, al testo unico sulla legislazione farmaceutica, in Puglia tiene vivi i contatti con gli ex colleghi e con il mondo della sanità privata e pubblica, orchestrando eventi come il trascorso G7 della Salute. 

In nome della fedeltà politica all’amica di tante battaglie, Gemmato nel 2012 ha lasciato il Pdl per FdI, al grido di “dopo Berlusconi, la Meloni!”. Ma non sempre dello stesso entusiasmo viene ripagato nel partito. Qualche giorno fa, per esempio, dopo essersi detto disponibile per la Puglia, si è trovato seduto accanto al responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli. “Gemmato presidente della Puglia?”, ha detto Donzelli in faccia a Gemmato. “Non piantiamo bandiere, la scelta spetterà alla coalizione”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.