
Il caso
Almasri, FdI conferma l'irritazione verso Fontana e gli uffici della Camera. Il Pd: "Sveleremo le bugie del governo"
Il presidente della Camera chiede una smentita al partito di Meloni che però arriva edulcorata. Orfini: "In Giunta per le autorizzazioni andranno in difficoltà"
Nel Pd si leccano i baffi. Sanno che l’approdo del caso Almasri in Giunta per le autorizzazioni “sarà un’occasione, carte alla mano, per smascherare le bugie del governo, a partire da Nordio che mentì al Parlamento”, dice Matteo Orfini, membro dell’organismo in quota Pd. Oggi la riunione dei capigruppo stilerà il calendario che dovrebbe portare anche alle audizioni (o deposito di memorie difensive) dei tre esponenti dell’esecutivo sui quali pende la richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei ministri. Oltre al Guardasigilli, ci sono il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Come raccontato da questo giornale a creare più di qualche frizione tra la presidenza della Camera e Fratelli d’Italia è stata la decisione (con pochi precedenti e non scritta in alcun regolamento) di nominare un relatore di minoranza, il dem Federico Gianassi.
Il Foglio ha raccontato il disappunto del partito di Giorgia Meloni nei confronti degli uffici di Montecitorio e, per osmosi, verso il presidente Lorenzo Fontana. Alla Terza carica dello stato viene rimproverato di aver sottovaluto la portata mediatica di questa vicenda, agli uffici (a partire dal segretario generale Fabrizio Castaldi) di aver fornito rassicurazioni sul relatore che sarebbe stato di maggioranza, ma che poi il presidente della Giunta, Devis Dori di Avs, ha ribaltato scegliendone uno dell’opposizione in virtù di un paio di procedenti (quello più recente risale ai tempi di Pierluigi Castagnetti presidente della Giunta, quasi venti anni fa). Non rispecchiandosi in questo racconto il presidente della Camera ieri ha preteso una posizione ufficiale d Fratelli d’Italia. Posizione partorita poi prima di pranzo che, per gli amanti del genere, merita di essere riproposta: “In relazione alle notizie di stampa apparse quest’oggi mi preme confermare a nome del gruppo Fratelli d’Italia la piena fiducia verso il Presidente della Camera che come sempre è garante del corretto funzionamento dell’istituzione. Non sussiste alcun dubbio sulla capacità di garantire che il funzionamento dell’attività della Camera si svolga nel pieno rispetto del regolamento e delle procedure”. Una smentita che suona come una conferma, al punto che è stata definita “generica” anche dalle parti di Fontana. Saltano agli occhi infatti due omissis: la mancanza del nome Almasri e la citazione degli uffici della Camera. Segno che la tensione c’è, eccome. D’altronde già ai tempi delle informative in Aula di Nordio e Piantedosi dalle parti di FdI avevano sollevato dei dubbi procedurali sul fatto che con un’inchiesta in piedi i due indagati andassero a riferire. E però anche in quel caso il segretariato generale di Montecitorio, Castaldi in testa, diede il via libera. L’alto dirigente della Camera non piace al partito di Giorgia Meloni che lo considera, nelle more di supposizioni che qui si riportano con distacco ma per onore di cronaca, “un uomo del Pd renziano”. Veleni, sgambetti, sicuramente paranoie: ecco però cosa si nasconde tra i meandri dell’opera progettata da Ernesto Basile alla vigilia del caso Almasri, che accompagnerà la maggioranza, a partire da Giorgia Meloni, nei prossimi due mesi, in parallelo con le elezioni regionali tanto care alle leader. “La Giunta non è uno strumento politico, e lo dice chi, come me, ha votato per salvare Meloni, Donzelli e Delmastro. In questo caso però le carte smascherano le ricostruzioni del governo e i mille cambi di posizione assunti in questa vicenda”, commenta ancora Orfini. Insomma il rientro dalle vacanze provoca questi tramestii nei Palazzi. Anche in Senato ieri sono riprese le attività. Il presidente Ignazio La Russa ha ascoltato le richieste dei capigruppo di opposizione affinché Meloni vada in Aula a parlare di dazi e politica estera, fra Gaza e l’Ucraina. La Russa ha rassicurato la minoranza sul fatto che il governo risponderà a questo invito. E che anche Meloni non avrebbe nulla in contrario a presentarsi a Palazzo Madama. Anche se c’è la percezione che alla fine potrebbero presentarsi i ministri Ciriani, Tajani e Crosetto. Ma non la premier. Appuntamento al 10 settembre per il calendario.