
i dossier della premier
Altro che regionali. Meloni nel trullo è inseguita da Ucraina, Israele e dazi
Balla il vertice della premier con gli alleati per scegliere i candidati governatore. Salvini si sfila. Sul tavolo del governo le crisi internazionali. A partire dalla proposta italiana per aiutare Kyiv in caso di attacco della Russia. Tra ottimismo e realtà
Le regionali possono aspettare. Tra smentite e depistaggi pare che alla fine il centrodestra non siglerà alcun patto del panzerotto o del trullo per decidere i candidati nelle regioni che andranno al voto in autunno. Mancano, come si sa, ancora gli alfieri di Veneto, Puglia e Campania. Giorgia Meloni da Locorotondo al momento ha un’agenda libera quanto segreta: Matteo Salvini smentisce il blitz in Puglia per chiudere la faccenda insieme ad Antonio Tajani. Le beghe interne alla coalizione per quanto urgenti – la lista Zaia, l’ipotesi Carfagna, la sorpresa nel tacco d’Italia – appaiono comunque secondarie rispetto alla situazione internazionale: Ucraina e Medio Oriente, per essere chiari. Sicché tutto resta vago e sospeso e forse dunque rimandato alla prossima settimana, quando la premier parteciperà alla chiusura del Meeting di Cl a Rimini.
I negoziati per l’Ucraina tengono banco. I leader europei stanno discutendo di una garanzia di sicurezza per Kyiv. Un’iniziativa promossa da Meloni. Cosa prevede? L’impegno gli alleati di Zelensky a decidere entro 24 ore se fornire supporto militare al paese in caso di un nuovo attacco da parte della Russia. A scriverlo è Bloomberg, riprendendo un’indiscrezione del Messaggero, sottolineando che la proposta equivale a una clausola di difesa collettiva simile a quella della Nato. Ma attenzione: non prevede l’effettiva adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica. Le basi della proposta di Roma sono state inviate alla Casa Bianca e agli altri paesi europei coinvolti nel recente vertice americano. Secondo Bloomberg il piano italiano riconosce che l’adesione dell'Ucraina alla Nato è fuori discussione, ma offrirebbe un meccanismo di assistenza collettiva come migliore alternativa. Un’idea che anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari va ripetendo da giorni, settimane.
Questa opzione impegnerebbe le nazioni che hanno firmato accordi bilaterali con l’Ucraina a concordare rapidamente una risposta in caso di attacco, hanno affermato le fonti. E l’Italia rientra fra questi paesi. Le opzioni includerebbero: supporto difensivo rapido e duraturo, assistenza economica, il rafforzamento dell’esercito ucraino e l’imposizione di sanzioni alla Russia. Le discussioni sono in divenire e soggette a modifiche. Questi pensieri vanno a cercare Meloni in questi giorni di relax con la famiglia e gli amici. Nel giorno in cui condanna la decisione israeliana di autorizzare nuovi insediamenti in Cisgiordania. “Tale decisione è contraria al diritto internazionale e rischia di compromettere definitivamente la soluzione dei due Stati e, in generale, una prospettiva politica per giungere a una pace giusta e duratura”, recita una nota di Palazzo Chigi. Una presa di posizione che però giunge “tardiva”, secondo la segretaria del Pd Elly Schlein. E che suona, spiega la leader dell’opposizione, più come un intervento da “opinionista” e non da presidente del Consiglio.
Quelle di Meloni sono parole accompagnate da una “profonda preoccupazione” per “gli sviluppi” che potrebbero arrivare dalle “decisioni assunte dal governo israeliano” sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania. “In particolare - aggiunge la premier - la decisione di procedere con l’occupazione di Gaza, in risposta al disumano attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, costituisce un’ulteriore escalation militare che non potrà che aggravare la già drammatica situazione umanitaria”. I problemi, o meglio le questioni internazionali si affastellano intorno al trullo della premier. Costretta a difendere l’accordo con gli Usa sui dazi: unica alternativa per l’Ue per evitare una guerra commerciale con Trump e il fronte ucraino sfaldato e diviso. “Non si tratta ancora di un punto di arrivo ideale o finale ma alcuni punti fermi importanti sono stati già raggiunti”, interviene la premier. Che deve per forza professarsi ottimista. Tanto da sottolineare la “particolare importanza” del carattere onnicomprensivo della tariffa orizzontale del 15 per cento che include il settore dell’auto e i settori strategici (farmaceutici, semiconduttori, legname). “Tuttora sotto indagine da parte statunitense, così come l’esenzione per settori quali aereonautica, farmaci generici, principi attivi e precursori chimici”. Davanti a tutti questi fronti, viene quasi scontato pensare che le regionali per quanto imminenti possano aspettare ancora qualche giorno. D’altronde i rapporti di forza interni al centrodestra difficilmente riuscirebbero a mettere in mora la leader di Fratelli d’Italia. Con buonapace di Lega e Forza Italia, si intende.