Schlein alla 'nduja

Audio imbarazzanti e veti incrociati. I guai del campo largo che in Calabria deve scegliere l'avversario di Occhiuto

Gianluca De Rosa

Schlein rivendica il candidato dopo il no di Tridico, ma Conte propone la depuata 5 stelle Baldino. Ma il timore del Nazareno è un altro: il sosteno del Movimento al candidato di Avs Flavio Stasi. Se le regionali saranno l'antipasto delle politiche o persino del governo del paese, per il campo largo non si mette bene

 Sognano Palazzo Chigi, ma si incartano sulla Calabria. Se le regionali saranno la prova generale delle elezioni politiche del 2027, per il campo largo si mette male. Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza verdi e sinistra penano sulla scelta dell’avversario di Roberto Occhiuto nella corsa alla guida della regione. Peggio. Litigano come matti. Si vota a inizio ottobre e le liste dovranno essere presentate un mese prima. Ma a inguaiare il centrosinistra ci si è messo un audio di undici minuti che descrive una situazione di malignità e veti reciproci tra i partiti. Un vero tutti contro tutti in cui ciascun partito pretende per sè, più o meno subdolamente, la possibilità di scegliere il nome del candidato. Tattiche e omissione per fregare l’alleato. E così per la segretaria del Pd Elly Schlein – già piuttosto preoccupata per  le Marche, con i guai giudiziari di Matteo Ricci,  e per le bizze pugliesi del candidato riluttante Antonio Decaro – ecco un nuovo pasticcio da risolvere per preservare quel campo largo che dopo le regionali spera di replicare nel 2027. Che fatica. 


L’imbarazzante sonoro – per informare i militanti del partito degli esiti del tavolo di coalizione di tre giorni fa – lo ha registrato il segretario regionale di Sinistra Italiana Ferdinando Pignataro. Ed evidentemente non lo ha conservato con grandissima attenzione. Ha girato a sufficienza da finire nelle mani degli avversari del centrodestra e della redazione del giornale online Open, che lo ha prontamente pubblicato, facendo saltare dalla sdraio Schlein, la segretaria dalle ferie misteriose. A “compagne e compagni”, nel suo audio, Pignataro spiega che la proposta del Pd di candidare il capo delegazione dei 5 stelle a Bruxelles Pasquale Tridico come governatore sia in realtà solo un modo per “mettere un freno a un’eventuale candidatura di Avs”, come rivendicato la scorsa settimana da uno dei due leader della federazione cocomero, Angelo Bonelli, in un’intervista al Corriere della Sera. “Gli equilibri vanno rispettati, noi sosteniamo i candidati degli altri partiti in tutte le altre regioni. Ci aspettiamo dagli alleati reciprocità. Avs è al 7 per cento”, aveva detto Bonelli al quotidiano di via Solferino. La candidatura proposta da Avs è quella del sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi sulla quale – riporta nell’audio Pignataro –  ci sarebbe il sostegno anche dei centristi di Iv e Più Europa, ma peserebbe il “il veto del senatore del Pd Nicola Irto”, uno dei nomi più forti dei dem per il dopo Occhiuto. In ogni caso – riporta ancora ai suoi Pignataro – la rinuncia dell’ex presidente dell’Inps Tridico avrebbe “messo in difficoltà il Pd” perché Conte, in realtà consapevole dell’indisponibilità del suo fedelissimo alla candidatura, con “un gioco delle parti un po’ sporco” l’avrebbe accettata lo stesso, approfittandone poi per rivendicare il candidato presidente, ma con un altro nome, quello della deputata stellata Vittoria Baldino. “Io – dice al Foglio la diretta interessata – ho dato la mia disponibilità alla candidatura, ma adesso bisogna evitare fughe in avanti”.


In realtà, dicono i beninformati, la scelta di Schlein di candidare Tridico aveva un doppio scopo. In caso fosse stata accettata aumentava le chance di vincere con una propaganda semplice: l’europarlamentare del M5s è considerato “papà Reddito di cittadinanza” perché era l’uomo che guidava l’Inps quando fu varato lo strumento che doveva “cancellare la povertà”. In caso di rifiuto di Tridico, invece, la proposta avrebbe dovuto consentire al Pd, che in regione ha diversi uomini forti, di rivendicare la candidatura senza colpi di mano: vittoriosi, ma senza imposizione, addirittura con gentilezza. Era questoil miracolo estivo che Schlein si apprestava a compiere. A scalpitare d’altronde ci sono sia il sindaco di Falcomatà, sia proprio Nicola Irto. Ma cosa accadrà adesso se, come segnalato da segretario regionale di SI, Conte chiederà lo stesso di avere un candidato del M5s? Il cruccio ferragostano del Pd in realtà non è questo. C’è uno scenario peggiore. Il timore infatti è che alla fine il capo del M5s possa optare per una scelta ben più sorprendente: sostenere proprio il candidato di Avs Stasi. Quella tra i due partiti della sinistra del campo largo d’altronde è un’alleanza litigiosa ma strategica con una logica ben precisa: limitare l’egemonia del Pd all’interno della coalizione. Soprattutto per Conte, può rivelarsi utilissima. In tempi non sospetti fu teorizzata dal capo del M5s in persona in un colloquio con questo giornale. “Se ci sommiamo, M5s e Avs…”. Raggiungete il Pd? “Direi proprio di sì”. All’avvocato del popolo che sogna di tornare a difenderlo da Palazzo Chigi insomma offrire qualcosa agli alleati Bonelli e Fratoianni può essere più che utile. E’ uno dei tanti ami da calare per provare nel 2027 a  contestare, da sinistra, l’automatismo del ruolo di candidato premier in pectore per Schlein. Cedere alla richiesta di Avs di indicare il candidato presidente per la segretaria del Pd invece sarebbe un vero disastro. E non solo perché il Pd è nettamente il primo partito della colazioni e si troverebbe a esprimere il candidato solo nelle Marche, in Toscana e nel già perso Veneto, ma anche e soprattutto perché ancora all’opposizione la leader dem si ritroverebbe a cedere ai ricatti dei partiti di minoranza. Non proprio un bel viatico per la donna che si sogna a Palazzo Chigi al posto di Giorgia Meloni.