Il colloquio

“La mia vicenda non c'entra nulla con quella dei ministri sul caso Almasri”. Parla Ilaria Salis

Gianluca De Rosa

La maggioranza punta a votare contro l'autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano negli stessi giorni del voto Lei attacca: "In Italia loro avrebbero le garanzie di un giusto processo, in Ungheria io no"

“La mia vicenda giudiziaria in Ungheria e l’indagine che coinvolge Nordio, Piantedosi e Mantovano per la scarcerazione e il rimpatrio del torturatore Almasri sono casi talmente diversi che metterli a confronto non ha alcun senso, se non quello di buttarla in caciara, come da manuale dell’estrema destra populista”, dice al Foglio Ilaria Salis. Come ha raccontato questo giornale, per gestire il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministri e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sulla vicenda Almasri, la maggioranza di centrodestra conta di prendere tutto il tempo possibile per il voto alla Camera. Temporeggiare, per far sì che il voto arrivi poco dopo quello della commissione Affari giuridici di Strasburgo e poi della plenaria del Parlamento europeo sulla richiesta ungherese di revocare l’immunità parlamentare a Salis, scarcerata dagli arresti domiciliari a Budapest proprio dopo l’elezione a Strasburgo con Avs e il riconoscimento dell’immunità, che ora il presidente ungherese Orbán chiede di revocarle.


Il voto nella commissione  su Salis – che a Budapest è accusata di aver aggredito tre attivisti neonazisti – è fissato per il 23 settembre. In questo consesso, il relatore sarà il popolare spagnolo Adrián Lázara – già presidente della commissione nella scorsa legislatura, quando l’immunità fu revocata agli indipendentisti catalani Carles Puigdemont, Toni Comín e Clara Ponsatí – e sembra intenzionato a chiedere la revoca per Salis. Due settimane dopo, comunque, sarà la plenaria dell’Europarlamento a dare il verdetto definitivo sulla vicenda. Solo dopo, secondo i piani della maggioranza, la Camera si esprimerà sull’autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministri e del sottosegretario. E’ ovvio che in Europa Pd, Avs e M5s voteranno contro la revoca dell’immunità a Salis. E in questo modo, per FdI, Lega e Forza Italia sarà molto semplice propagandare questa versione dei fatti: “Ma come, in Europa votate per l’immunità per una picchiatrice che ha commesso un reato prima dell’elezione a parlamentare e in Italia vi indignate se lo stesso strumento viene usato per difendere tre ministri che hanno tutelato l’interesse nazionale?”. Ma l’europarlamentare – che pure nei mesi scorsi si è appellata a tutti, anche a Giorgia Meloni, chiedendo un intervento in suo favore – non ci sta all’equiparazione tra le due vicende. “Oltre al merito – dice – c’è poi il contesto. Davvero qualcuno può sostenere che il sistema giudiziario italiano, per garanzie costituzionali, sia paragonabile a quello della sedicente ‘democrazia illiberale’ ungherese? E’ evidente che Nordio, Piantedosi e Mantovano non siano vittime di una vendetta politica orchestrata dalla Corte penale internazionale, né che possano subire un processo iniquo. Invito invece chiunque a verificare con quale ‘imparzialità’ l’autocrate Orbán e i suoi sodali si sono espressi nei miei confronti. E con quali modalità barbariche – le catene erano solo la punta dell’iceberg – sono stata sottoposta a processo e detenuta in via preventiva per 15 mesi a Budapest, da innocente fino a prova contraria”.


E d’altronde, se sul piano comunicativo la strategia della maggioranza è quella di equiparare parzialmente le due vicende, su quello sostanziale FdI e Lega non hanno alcuna intenzione di farlo. All’Europarlamento voteranno infatti per la revoca dell’immunità a Salis, con la speranza che anche il Ppe, che sul destino dell’eurodeputata di Avs svolgerà il ruolo di ago della bilancia, segua questo indirizzo. Anche se, con lo scrutinio segreto, non è detto che non possano esserci sorprese. Dice Mario Mantovani, vicepresidente della commissione ed europarlamentare di FdI: “Noi dobbiamo attenerci al regolamento, che dice che l’immunità vale per fatti avvenuti durante e nell’esercizio del mandato parlamentare, mentre i reati contestati a Salis dall’Ungheria riguardano un periodo precedente. Già è incredibile che per questo voto ci siano voluti oltre otto mesi, mentre per gli altri casi giudicati in questa legislatura, con revoca avvenuta, ne sono bastati tre”. Non è un segreto che un pezzo di Ppe, che vede Orbán come l’avamposto di Putin in Ue, sia pronto a votare, nel segreto dell’urna, per non togliere la revoca dell’immunità alla parlamentare di Avs. “Mi auguro – dice Mantovani – che i colleghi di FI riescano a convincere tutto il Ppe che il voto per la revoca sia l’unico possibile se si segue il regolamento”.