
Il racconto
Zaia il Serenissimo, lancia Venezia città-stato contro lo "strabismo" di Roma. La "simpatia" di Marina Berlusconi
Vuole gli stessi poteri di Roma per Venezia, ma anche per Milano, resta il freddo con Salvini, ma è elogiato dalla figlia del Cav. che lo indica come esempio sul fine vita
Se va male avremo uno Zaia di stato e se va bene la Serenissima “repubblica di Luca”. Il suo futuro? Dovranno togliergli un lavoro anziché trovarne uno. Fa ora il giurista, il venetista, il sindacalista (di Venezia) il possibile candidato sindaco, presidente Eni, la riserva, lo scrittore, come gli suggeriscono Salvini e Meloni, “ma Luca! Tu puoi fare tutto!”. Chiede i poteri speciali per Venezia perché “il resto del mondo è nulla rispetto a questa città-mondo”. Roma? “Se ci sono poteri speciali per la Capitale non possono che esserci per Venezia, il salotto buono dell’Italia, come non possono che esserci per Milano”. A Milano? Gode della simpatia, ricambiata, di Marina Berlusconi che, raccontano a Mondadori, “ha sempre apprezzato il governatore per le sue parole sul fine vita. Un incontro? Chi può dirlo?”. A Venezia c’è l’altro sestiere della destra.
Fare il sindaco di Venezia? “Sono fatalista”. E però, Venezia … “Ha bisogno di poteri speciali come Berlino, Amburgo, Vienna, Bruxelles. Venezia non è solo una città del Veneto e nemmeno solo italiana. Venezia è del mondo. Sarebbe la vera sfida in chiave europea”. Zaia ministro? Dice Matteo Piantedosi, che ministro già lo è, all’Interno: “Io uno come Zaia lo vorrei al governo”. In concreto? Salvini sta lasciando a Zaia la patente della questione settentrionale. La premier annuncia ad Ancona la Zona unica speciale, Zes, per le Marche, e Zaia a Venezia propone: “Serve una politica della residenza costruita su misura per Venezia. Inoltre Venezia Città-Stato sarebbe un colpo comunicativo globale”.
A Cervia, alla Festa della Lega, chi gli ha sentito spiegare, “Venezia deve avere le stesse prerogative di Roma Capitale”, ha pensato: “Vedete? Si sta candidando sindaco di Venezia”, ma a Venezia ricordano che è da anni che Zaia tiene sul suo tavolo il dossier “Venezia città-stato”, e che è “un suo vecchio pallino”, come “l’autonomia”. L’estate del 2025 passerà del resto come l’estate “speciale”. Roma è speciale, le Marche lo diventano, e annuncia Meloni che presto lo sarà anche l’Umbria. Manca solo Venezia. Per Indro Montanelli era (ed è) da salvare, e ci fece la bella battaglia sul Corriere, per l’archeologo Salvatore Settis è ancora l’appello (e un libro) “Se Venezia muore”.
Nel mondo esistono oltre 100 Venezia patacche a conferma dell’unicità, e la sua irreplicabilità (22 in Brasile, 8 in Giappone e 2 in Cina; le ha contate Guido Moltedo nel suo “Welcome to Venice”, Marsilio). E’ Venezia o Zaia? Tutte e due. Si sta riproponendo, traslato su Milano e Venezia, il duello tra nord e Roma, e a guidare gli irredenti sono Marina Berlusconi, da una parte, e Zaia, dall’altra, che ora è Zaia libero, Zaia che non può più candidarsi, l’uomo trasformato in domanda: “Zaia, che farà?”.
La presidente di Mondadori ha ricordato ad Antonio Tajani che “il romanocentrismo” non è tanto una questione geografica ma di spirito, rendita contro novità, mentre Zaia non fa altro che rilanciare la sua vecchia idea, che è l’idea della Lega antica: “Alla fine il rischio è sempre uno: tu non cambi Roma, ma Roma cambia te”. Naturalmente pesa su Zaia il carattere, l’indole. Da quando è morto il suo più caro amico, Fabio Gazzabin, il suo ex capo di gabinetto, dicono che si sia fatto più riflessivo, legato a questa terra ancor di più. Si è costruito una piccola casa in collina a Conegliano, dove gli piace tornare, scrivere e quando gli dicono: “Ma non vedi che Meloni ti vuole dare tutto? Vai a Roma. Vai!”, lui replica: “Mi candidano a ogni carica, e ne sono contento, ma il più delle volte le leggo. Al netto delle voci nessuno mi ha chiamato. Tutti offrono ma chi offre sul serio?”. Sui temi etici, l’ha già detto, la pensa più come Marina Berlusconi che come Salvini e la figlia del Cavaliere la pensa come Zaia. Sono senza dubbio genuine, perché disinteressate, le opinioni della figlia del Cavaliere, che ha sempre parlato di Zaia come “abile governatore”. Lui pensa di lei: “Una donna straordinaria”. Lei di lui: “Capace, e le sue prese di posizione da apprezzare”. Salvini dice sempre di Zaia: “Alla fine gli troveremo qualcosa”. E qualcosa gliel’hanno trovata. Il serenissimo del nord. Pensa ora Zaia, lo Zaia serenissimo, che si sta accentuando lo “strabismo” fra Roma e il resto del Paese, idea condivisa con il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. E’ vero che gli hanno tolto la possibilità del terzo mandato ma gli stanno offrendo le fondamenta per uno stato suo, Doge ma anche pirata come il Corto Maltese di Pratt che si presentava così: “Non sono tanto diverso da loro, solo che qualcuno è un po’ più pazzo dell’altro, e forse i più pazzi sono i migliori”.