
(foto LaPresse)
Il colloquio
Oliverio: “Ma quale Gratteri in Calabria! Il Pd non ceda al giustizialismo”
L'ex presidente della regione, accusato dal procuratore quando era a Catanzaro e sempre assolto: "La sua candidatura romperebbe tutti gli argini di garantismo. Occhiuto? Va sfidato sul fallimento amministrativo, non sulle inchieste"
“Il Pd pensa di candidare Nicola Gratteri alla presidenza della Calabria? Non voglio crederci e mi auguro che sia solo un chiacchiericcio. Significherebbe abbandonare ogni idea riformista a proposito di garanzie degli indagati, dello stato di diritto, consegnandosi a una cultura giustizialista”. Lo dice, parlando col Foglio, l’ex presidente della Calabria Mario Oliverio. Quando Gratteri era a capo della procura di Catanzaro, Oliverio, esponente del Pd, venne accusato di reati che andavano dalla corruzione all’abuso d’ufficio, fino alla promozione di un’associazione a delinquere: tutte accuse per cui l’ex presidente è stato assolto, in tre diversi procedimenti giudiziari. Eppure a causa dei processi ha dovuto dire addio alle possibilità di continuare ad amministrare la sua regione, visto che persino il suo partito alla fine lo scaricò. “Non so a quale impostazione culturale il Pd faccia riferimento, ma è evidente che l’impostazione di Gratteri è più vicina alla destra manettara”, dice Oliverio. “A me pare che un grande partito non possa scegliere lo show man del momento con l’obiettivo di capitalizzare, in termini di consenso, gli istinti più populisti dell’elettorato. Così si finisce per mortificare un’impostazione culturale e politica che dovrebbe essere la più seria possibile”.
Secondo Oliverio, peraltro, le inchieste portate avanti dalla procura di Catanzaro sotto la gestione Gratteri non hanno prodotto gli effetti sperati. “E’ come se questa regione non si riuscisse a schiodare dallo stereotipo della Ndrangheta, che va combattuta in modo mirato, non con le operazioni a strascico e con sentenze che hanno presentato un conto doloroso: ovvero con oltre il 60 per cento degli imputati che è stato poi assolto. Tutto questo ha fatto sì che paradossalmente la criminalità organizzata si sia rafforzata, negli ultimi 15 anni”. Il riferimento è a inchieste come quella Rinascita Scott a cui l’attività di Gratteri è legata. Ma anche quelle in cui è rimasto coinvolto lo stesso ex governatore. “Nel mio caso la mia vicenda giudiziaria ha determinato un condizionamento politico che ha alterato la vita democratica della nostra regione. Adesso sarebbe strano ritrovarsi chi ha dato vita a quell’inchiesta dall’altra parte, come candidato alla presidenza. Uno potrebbe pure chiedersi: ma quindi a cosa era volta quell’attività giudiziaria, a svolgere un domani attività politica?”.
Fatto sta che a sinistra, soprattutto nel Pd, sono stati colti completamente di sorpresa dalle dimissioni del presidente della Calabria Roberto Occhiuto, anche lui nel frattempo indagato dalla procura di Catanzaro con l’accusa di corruzione. Per questo, a partire dalla segretaria Elly Schlein, si valuta una figura come Gratteri, quasi possa la questione giudiziaria svolgere un ruolo centrale, determinante nella contesa elettorale. L’alternativa “riformista” è il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Mentre ieri Avs è tornata a insistere con gli alleati sul suo candidato: l’eurodeputato e sindaco di Riace Mimmo Lucano. E i 5s pensano a Pasquale Tridico. “A ogni modo io credo che Occhiuto vada combattuto non per l’inchiesta, ma per il fallimento amministrativo. C’è bisogno di un progetto politico serio che abbia visione, non che cavalchi l’attività della magistratura”, sottolinea ancora Oliverio. Eppure, dopo settimane che hanno visto il Pd finire sotto accusa a Milano con Beppe Sala, nelle Marche con Matteo Ricci, forse anche in Calabria lo schiacciamento su posizioni grilline potrebbe sdoganare definitivamente un Pd a trazione manettara? “Io credo che se la scelta ricadesse davvero su Gratteri qualsiasi argine sarebbe da considerare superato, rotto. Vorrebbe dire che il Pd è immerso fino al colo in una cultura giustizialista”, conclude allora l’ex governatore. “Posso solo augurarmi che siano chiacchiericci estivi. E che alla fine si riesca a costruire un percorso politico serio alternativo a queste ipotesi, che per il Pd significherebbero il tradimento del riformismo”.