(foto Ansa)

Il colloquio

Zangrillo: “Opportuna la sentenza che alza il tetto agli stipendi dei manager della Pa”

Luca Roberto

Il ministro della Pubblica amministrazione: "Corregge una situazione che non si giudstificava più da tempo. Ma stappare bottiglie di champagne non sarebbe serio. Ora affrontare il problema con serietà". Ieri il rinnovo dei contratti dei dirigenti (con apertura della Uil)

“La sentenza della Consulta corregge, a mio avviso in modo opportuno, una situazione che non si giustificava più da tempo. E cioè continuare a ritenere che ci fosse un’emergenza che dura da undici anni: questo mi pare non fosse più corretto. Ma da qui a pensare che con questa sentenza della Corte costituzionale i dirigenti possano stappare bottiglie di champagne, ecco questo no, non credo sia serio. E invece il tema meriterebbe di essere affrontato con grande serietà. E’ esattamente quello che stiamo cercando di fare”. Intercettato in Transatlantico tra un appuntamento istituzionale e l’altro, il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo commenta così, colloquiando brevemente con Il Foglio, il pronunciamento della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il tetto salariale da 255 mila euro per i dirigenti e manager pubblici. La norma era stata introdotta nel 2014 all’epoca del governo Renzi. Adesso la remunerazione massima tornerà alla soglia stabilita nel 2011, all’epoca del governo Monti, quando si decise che quel tetto non poteva superare lo stipendio ricevuto dal primo presidente della Corte di Cassazione (311.658,23 euro). Questo in attesa che un decreto della presidenza del Consiglio stabilisca una nuova soglia.

 

Nelle parole di Zangrillo c’è soddisfazione per il pronunciamento. Del resto, era stato lo stesso ministro della Pubblica amministrazione, nel settembre del 2024, a dire che sul tetto ai manager pubblici poteva aprirsi una discussione interna alla maggioranza. “Anche nel pubblico, come nel privato, le posizioni apicali comportano grandi responsabilità e, per ricoprirle, servono competenze specialistiche e capacità manageriali. Puntare a una classe dirigente con queste caratteristiche, significa uscire dai recinti ideologici e guardare al pubblico come al privato”, furono le sue parole al Foglio. E da allora una serie di misure concrete hanno cercato di far spazio a quest’approccio più improntato al merito. “Come dicevo, è un tema serio. E per affrontarlo in modo serio dobbiamo creare le condizioni per gestirlo in modo altrettanto serio. Vuol dire, in sostanza, fare in modo che anche la Pa sia capace di gestire le proprie persone, di individuare le fasce di eccellenza e premiarle”, ragiona oggi Zangrillo. Anche perché, rivendica ancora il titolare della Pubblica amministrazione, “il disegno di legge che è arrivato in Parlamento contiene delle novità significative”. Tra queste, come aveva spiegato il ministro in precedenti interventi anche su questo giornale, l’introduzione di un sistema di valutazione, all’interno della Pubblica amministrazione, più basato sul lavoro per obiettivi che per avanzamenti di natura burocratica. O la possibilità di sviluppi di carriera per i non dirigenti sulla base dei risultati conseguiti nei cinque anni precedenti. Misure pensate proprio con l’obiettivo di rendere la Pa “sempre più attrattiva” ai meritevoli e alle fasce anagrafiche più giovani. 

 

Ieri peraltro, dopo aver chiuso nel corso dell’ultimo anno i rinnovi per le funzioni centrali e nel settore sanitario (tranne i medici per cui è previsto un contratto a parte), Zangrillo ha incassato un altro rinnovo contrattuale. Al tavolo negoziale per il rinnovo dei contratti della dirigenza pubblica delle funzioni centrali, infatti, il ministro ha ottenuto la firma della maggior parte delle sigle, con un’apertura della Uil, che nella partita delle funzioni centrali e della sanità aveva seguito la Cgil nell’ostruzione dura e pura, rinunciando a dare l’ok finale. E che invece si è riservata di decidere entro questa mattina, ma è orientata verso il sì. L’asse con la Cigl, quindi, potrebbe risentire di questa crepa. E chissà che non possa essere di buon auspicio, nelle intenzioni del ministero, per la partita che si aprirà a settembre nella negoziazione per il rinnovo dei contratti negli enti locali. Un altro dei dossier, dopo il tetto ai manager pubblici, in cui il ministro della Pa vorrebbe portare a casa uno degli obiettivi di inizio mandato.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.