Foto Ansa

La cerimonia

Bene Pier Silvio in politica e male la lista Zaia, dice La Russa

Marianna Rizzini

Alla cerimonia del Ventaglio il presidente del Senato si dilunga sulle carceri ma parla anche della legge elettorale e delle beghe sotterranee al centrodestra sui nomi per le regionali

Palazzo Madama, interno giorno, cerimonia del Ventaglio appena finita: il presidente del Senato Ignazio La Russa solca a grandi falcate la sala, tenendo sottobraccio il direttore sfiduciato di RaiSport Paolo Petrecca — e chissà se gli aruspici riusciranno a decifrare la simbologia del momento. Fatto sta che La Russa ha già detto quello che doveva dire, e cioè che “l’ascesa in politica dei figli di Silvio Berlusconi “sarebbe un fatto estremamente positivo” e che, in riferimento a Pier Silvio Berlusconi, più “di scendere in campo” vorrebbe parlare di “salire”: “Per me si sale”, tutti “gli apporti” qualificati sono “auspicabili”, anche di Marina, di Barbara, e di Luigi, dice il presidente del Senato. E insomma, se va bene la famiglia Berlusconi, meno bene sembra essere accolta l’idea di una lista Zaia in Veneto: “Se uno è iscritto in un partito deve candidarsi in quel partito, a me non è mai capitato di fare la lista La Russa, ma io non sono Zaia ”, dice il presidente del Senato, aggiungendo però che a suo avviso Zaia, “se non si candida”, non penserà a una lista che porti il suo nome.

Ma è sul tema delle carceri che La Russa, da ex avvocato penalista, si dilunga e vuole dilungarsi, visto l’alto numero di suicidi e i racconti del suo amico Gianni Alemanno da dietro le sbarre: “Ho incaricato la senatrice Anna Rossomando”, dice, “di valutare la possibilità, con l’accordo di  tutti i gruppi, di una proposta minimale, che può essere fonte di un provvedimento velocissimo. Da qui a qualche ora mi darà il frutto del suo lavoro, per un testo che prevede una scarcerazione anticipata per alcuni reati, come succedeva durante il Covid”. Condizioni civili “devono essere previste per chiunque, soprattutto per chi è in carcere”. Quanto alla legge elettorale, il presidente del Senato ribadisce il fatto di essere sempre stato a favore delle preferenze: “Quando si è discusso di legge elettorale sono stato l’unico a presentare un emendamento per le preferenze e sono rimasto su quell’idea, poi ci sono le storture, ma più piccolo è il teatro, più grande sono le storture: abbiamo le preferenze per i consigli di zona, per i comuni e le province, quando c’erano, per tutto tranne che per la Camera. E le abbiamo al Parlamento europeo, dove però non creano grandi storture”. Il concetto, per La Russa, è che “il cittadino deve poter esprimere il nome di chi fa le leggi. Quando se ne parla sono tutti d’accordo, chissà se anche questa volta alle parole non seguiranno i fatti”. E le beghe sotterranee al centrodestra sui nomi per le regionali? “Meloni ha più in testa il bene della sua coalizione e del territorio piuttosto che una gara tra partiti”, dice La Russa, prima di annunciare la presenza di Edoardo Bennato al concerto serale per il Senato nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza.
 

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.