(foto Ansa)

l'intervista

Picierno (Pd): “Non solo dazi, la Commissione von der Leyen non è all'altezza. Rapporto incrinato? Vedremo”

Luca Roberto

La vicepresidente del Parlamento europeo: "Se pensiamo che questo accordo chiuda la partita, sbagliamo clamorosamente. La resa di questi ultimi giorni è l’effetto di una lunga impreparazione delle istituzioni europee"

Sulla possibilità che la partita dei dazi infici il rapporto con von der Leyen la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno risponde “vedremo”. Anche se l’esponente del Pd aggiunge pure che “quello che rischia di incrinare il rapporto è l’immobilismo”. E che su materie come sicurezza, industria, commercio e lavoro “la Commissione finora non è stata all’altezza del compito”. Il giudizio sull’accordo sottoscritto con l’amministrazione Trump, va da sé, è negativo: “La Commissione ha affrontato questo passaggio come un qualunque accordo commerciale”, dice al Foglio Picierno. “Non lo è mai stato, la dottrina protezionista di Trump è destinata a modificare i rapporti commerciali per lungo tempo, in un senso opposto allo sviluppo globale degli ultimi decenni, con effetti pure peggiori di quanto calcolato nel breve. La resa di questi ultimi giorni è l’effetto di una lunga impreparazione delle istituzioni europee, quanto delle politiche nazionali. Come spesso ci capita, ci svegliamo tardi e dopo aver dormito cullati da illusioni”. 

 

L’effetto del 15 per cento di dazi sulle merci esportate negli Usa rischia di costare solo alle imprese italiane 23 miliardi di euro. Un epilogo che ha finito per mettere sotto accusa Ursula von der Leyen, come da lettura di molti, dalla sinistra italiana fino al premier francese François Bayrou. La presidente della Commissione europea ha fallito nel difendere gli interessi europei schiacciandosi sulle posizioni di Trump? “Sono onestamente più preoccupata da un possibile fallimento comune. La legislatura è iniziata con due impegni: rimettere il continente sul binario della competitività e rafforzare il mercato unico in una dimensione globale e non solo più interna. Una terapia shock definita fin nei dettagli, da due autori italiani, Draghi e Letta. Oggi avremmo affrontato con tutt’altra forza la deriva protezionista e tariffaria. Ci troviamo invece a fare i conti con un bilancio inadeguato e con una lentezza frustrante”, dice allora l’europarlamentare dem al Foglio. Secondo cui, come hanno detto in molti nel campo largo a partire da Elly Schlein, la vicenda dazi ha sottolineato le responsabilità anche di Giorgia Meloni. “Il nazionalismo con le nazioni degli altri ha funzionato poco e male. È prevalso un certo provincialismo tipico di casa nostra, con la pretesa di contare senza assumerci responsabilità. Siamo stati messi di fronte alla durezza di un mondo in cui sicurezza e autonomia prevalgono sulla convenienza”, dice Picierno. “Temo che l’idea di Occidente che ha in testa la Meloni sia quanto meno da aggiornare: nello scontro tra potenze i rapporti atlantici saranno sempre meno significativi. Questo era via via più vero anche con le precedenti amministrazioni statunitensi, ma c’è stato un salto enorme”.

 

Eppure se Meloni è un avversaria da battere, è con von der Leyen, sostenuta a livello europeo dai Socialisti e dal Pd, che ci potrebbero essere i contraccolpi più forti. E’ una bocciatura per la leader del Ppe che rischia di comprometterne ancor di più il lavoro da qui in avanti, a maggior ragione perché le frizioni nella maggioranza europea sono diverse? “Vedremo, troppe volte posare la croce sulle spalle di un’unica persona o di un’unica istituzione serve a non affrontare i problemi”, risponde la vicepresidente del Parlamento europeo. “Su sicurezza, industria, commercio, lavoro serve più sovranità. Sono davvero pochi i governi o le forze politiche nazionali disposte ad affrontarlo con la serietà e le rinunce che questo comporta. Al netto di questo, che non è poco, una cosa comunque è certa, questa Commissione fin qui non è stata all’altezza di questo compito”. 

Solo qualche mese fa la stessa Picierno aveva chiarito come il sostegno alla commissione von der Leyen non fosse da considerarsi “in bianco”, ma anzi sempre legato a risultati concreti. La partita dazi rischia di incrinare il rapporto? Vi aspettate un cambio di passo? “Quello che rischia di incrinare il rapporto è l’immobilismo. Se pensiamo che questo accordo chiuda la partita, sbagliamo clamorosamente”, conclude allora Picierno. “Inizia invece proprio adesso, perché rende ancora più urgente proteggere le nostre produzioni, liberare da troppi vincoli le forze delle nostre imprese, rendere più competitivo il nostro mercato e le sue regole, contrastare la frammentazione degli attori europei globali, soprattutto del settore energetico. Il Pd sarà una forza determinante, ma la partita si gioca su questo terreno”.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.