Ansa

FI 2.0

Tajani cambia pelle a Forza Italia. Al Consiglio nazionale i dissidenti sono silenziosi

 Ruggiero Montenegro

Il segretario cambia lo statuto per strutturare e allargare il partito: congressi regionali e più democrazia: "Meno pettegolezzi sui giornali e più politica", dice ai suoi. Poi rilancia lo Ius Scholae.  Il portavoce Nevi si rivolge ai critici nel partito: “Leoni da tastiera” 

Dal palco Antonio Tajani si gode il momento e manda stoccate. I dissidenti forzisti? Se ci sono, almeno in pubblico, non si espongono. Raffaele Nevi, portavoce e fedelissimo del leader azzurro, è velenoso: “Sono leoni da tastiera”. Dopo una settimana di chiacchiericcio e critiche pronunciate a mezza bocca, il cambio di statuto e la relazione di Tajani vengono approvate all’unanimità. E’ Forza Italia 2.0,  quello che il leader azzurro definisce “un cambiamento epocale”, un partito che diventa più strutturato, pesante, e si allontana dall’idea originaria di Silvio Berlusconi. 

A Montecitorio i forzisti si riuniscono per il Consiglio nazionale, che delinea il futuro. Non era affatto scontato tre anni fa che si arrivasse a questa svolta: “Siamo qui perché abbiamo saputo vincere la nostra battaglia per la sopravvivenza”, dice  Tajani, tra gli applausi, con un punta di sano orgoglio. Parla per circa un’ora, in prima fila i capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri. Accanto a loro, la ministra Elisabetta Casellati.  Ci sono anche Pichetto Fratin e Annamaria Bernini.

Nel suo documento Tajani sottolinea l’esigenza di un cambiamento profondo, di allargare e rivolgersi a forze nuove e civiche: è in qualche misura una risposta alla famiglia Berlusconi, alle parole pronunciate da Pier Silvio poche giorni fa – e vissute sempre con un po’ d’insofferenza dai vertici azzurri. A livello politico il vicepremier rilancia gli storici temi di FI: dall’abbassamento delle tasse alle libere professioni, un approccio che – spiega – evita derive anti liberali anche nel centrodestra. E poi la giustizia, la separazione delle carriere che pochi giorni fa ha fatto un altro passo in avanti: “Vinceremo il referendum”.

Il titolare della Farnesina parla anche di politica estera (“Il riconoscimento dello stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello stato di Israele”). Poi torna a FI e rivendica la buona salute del partito – 150 mila iscritti nell’ultimo anno, dice –, annuncia nuovi ingressi: consiglieri regionali nelle Marche e in Lombardia, i sindaci di Ragusa e Grosseto. La novità più saliente, come anticipato da una lettera che lo stesso segretario aveva mandato ai suoi, riguarda il livello regionale: non più cariche indicate direttamente dal vertice ma veri congressi, parola ai militanti. Una decisione – non l’unica – che aveva fatto storcere il naso a più di uno nel partito, ma su cui al momento della verità nessuno obietta. In concreto vuol dire maggiore apertura. E nessun timore: “Un segretario che ha paura della democrazia interna – gonfia il petto Tajani – è un segretario che non è in grado di guidare una forza politica”. E se qualche giorno fa diceva al Foglio: “Chi nel partito mi critica non ha mai vinto un’elezione”, ieri il vicepremier ha rincarato la dose guardando in faccia i detrattori. “Meno pettegolezzi sui giornali e più dibattito sulle cose concrete. Più politica, più sostanza e meno pettegolezzi”. Eccola la stoccata. E chissà cosa devono aver pensato Alessandro Cattaneo, Licia Ronzulli, Giorgio Mulè e il resto della pattuglia anti tajanea. Qualcun altro, rigorosamente a taccuini chiusi, lamenta la gestione troppo centralistica da parte di Tajani. Anche in questo passaggio: esempio ne sarebbe la riunione riservata di domenica scorsa con i vice,  i suoi fedelissimi, i capigruppo e Letizia Moratti (che ieri era collegata). Il Consiglio ha inoltre approvato le nuove regole sul tesseramento e modalità più stringenti per aver diritto di voto ai congressi – bisognerà essere iscritti da almeno due anni. E’ un modo per dare maggior peso ai territori, certo. Ma anche, dal punto di vista di Tajani, per mettersi al riparo dai “signori delle tessere”, dai militanti dell’ultima ora e da un’opa esterna (che può sempre arrivare, da Milano per esempio).  

Il leader forzista dunque apre, ma al tempo stesso si dota di strumenti per rinsaldare la sua leadership. L’obiettivo è chiaro: punta a essere riconfermato nel prossimo congresso nazionale. Attende i pretendenti. L’idea è che l’assise si tenga nei primi mesi del 2027,  dopo che si saranno celebrati tutti gli altri congressi locali, così da stringere i bulloni in vista delle politiche e delle liste. Nel frattempo c’è il tour estivo sulla sanità e poi le regionali. E a sentire l’aria che tirava alla Camera anche sullo Ius scholae – ormai classico e un po' fumoso tormentone – non si possono escludere ritorni di fiamma. “Preferite i maranza o chi va a scuola per 10 anni e diventa italiano?”, ha rilanciato Tajani, provocando subitola reazione degli alleati, dalla Lega a FdI. Ma poco importa, avrà pensato il forzista. Ieri era importante incassare il sostegno del partito e agli atti resta l’unanimità. Il resto verrà dopo.