l'intervento

Di Pietro a La7: "Né Ricci né Sala devono dimettersi. Separazione delle carriere? Voterò si"

L'ex magistrato, tra i protagonisti storici dell'inchiesta “Mani Pulite”, ospite a In Onda, commenta la vicenda giudiziaria che ha investito Milano: "La differenza con Mani pulite? I magistrati oggi scoprono fatture, noi scoprivamo mazzette”

“Avere le mani pulite per chi governa non è un pregio di cui vantarsi. È un dovere. Bene ha fatto Sala a rimarcarlo ma ha detto una cosa ovvia”. Così l'ex magistrato Antonio Di Pietro, ospite al programma In Onda su La7, ha commentato le parole del sindaco di Milano, coinvolto nell'inchiesta sull'urbanistica che ha acceso il dibattito politico e mediatico sulle pratiche edilizie nella città. Di Pietro è tra i protagonisti storici dell’inchiesta “Mani Pulite”, e ha quindi dato la sua opinione sulla differenza tra le due inchieste. “Noi trovavamo le mazzette, oggi i magistrati trovano le fatture. Per cui c’è un’ingegnerizzazione della tangente. È tutto fatturato quindi formalmente è tutto corretto. Il problema di fondo è: fin quando dietro c’è un interesse pubblico ben venga, ma se l’interesse è solo privatistico allora si chiama tangente ingegnerizzata”.

Oltre a Sala anche Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, europarlamentare e candidato per il Pd alle elezioni regionali nelle Marche, ha ricevuto un avviso di garanzia nei giorni scorsi. Di Pietro dice: “Né Sala né Ricci devono dimettersi. Spetta all’accusa dimostrare che Sala ha fatto quello che altri hanno fatto per interesse privato e non per interesse pubblico. Trovatemi un politico che non cerca consensi. Bisogna capire – quando saranno depositati gli atti – in che cosa consiste questo consenso politico”. E sulla funzione dell’avviso di garanzia, Di Pietro richiama a una maggiore responsabilità, soprattutto nel dibattito pubblico e politico. “Questi avvisi di garanzia stanno facendo comprendere sia alla destra che alla sinistra che dobbiamo abituarci a considerare l’avviso di garanzia per ciò che è: ovvero un avvisare una persona che si stanno facendo delle indagini. La criminalizzazione anzi tempo è sbagliata, sia da una parte che dall’altra”.

Sulla separazione delle carriere tra magistrati e pm, approvata in prima lettura al Senato, Di Pietro sostiene che non si tratti ancora di una vera riforma della giustizia, ma solo di un intervento sulla magistratura. “La riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere in realtà è una riforma della magistratura. Una riforma della giustizia purtroppo ancora non c’è e nemmeno questo governo la sta facendo. Per riformare la giustizia servono più persone, più strumenti, più soldi”. È preoccupato per questa riforma? “Con questa riforma della magistratura il pm avrà più potere, non meno potere”. Voterà si o no? "Voterò si al referendum. L’unico motivo che avrei per votare no è perché ci ha messo il cappello Berlusconi".