Il colloquio

Tajani: "Chi attacca la porchetta magica non ha mai amministrato. FI è democratica, se c'è qualcuno più bravo si candidi"

Simone Canettieri

Il segretario di FI respinge le critiche interne, difende il suo gruppo di fedelissimi e prepara il Congresso nazionale del 25 luglio. Annuncia congressi regionali entro il 2027 e modifica lo statuto per limitare il voto ai tesserati storici, blindandosi dagli attacchi

 “Chi mi attacca non ha mai vinto un’elezione e nemmeno amministrato un condominio”. Pausa. “E poi di   questa storia che avete tirato fuori voi del Foglio della ‘porchetta magica’ vogliamo parlarne?”. Antonio Tajani si lascia sfruculiare in Senato sul futuro di Forza Italia. Non si riconosce nel racconto dei giornali, ce l’ha con chi lo alimenta da dentro il suo partito.  “La ‘porchetta magica’, come la chiamate voi, è composta da persone che conoscono i territori che vengono dal basso, che hanno fatto la gavetta, che hanno amministrato, che sanno dove mettere le mani: Francesco Battistoni, Raffaele Nevi, Alessandro Battilocchio, Paolo Barelli, Maurizio Gasparri. Chi mi attacca cosa ha fatto invece?”. E’ uno sfogo, quello che Tajani consegna al Foglio. Un fastidio, ma senza collera. Un modo nelle intenzioni del vicepremier di scacciare i malumori interni una volta per tutte. Impossibile.  

 

Il 25 luglio – data abbastanza evocativa – si svolgerà il Consiglio nazionale di Forza Italia. Non è previsto nessun ordine del giorno per mettere in minoranza il leader, ma la modifica dello statuto. La regola più interessante riguarda  l’introduzione dell’obbligo dei due anni di iscrizione al partito per esercitare il diritto di voto ai congressi. Per gli anti tajanei – agguerrita pattuglia parlamentare – si tratta di una mossa del capo per blindarsi da un’Opa esterna.  Ovvio che il pensiero ricada sempre a Pier Silvio Berlusconi che la notte della presentazione dei palinsesti Mediaset non ha lesinato qualche pizzicotto ai vertici del partito fondato dal padre, facendo scrivere a noialtri fiumi d’inchiostro su una possibile quanto impalpabile discesa in campo degli eredi del Cav. Tajani, che conosce i codici della notizia non si fa certo tirare per il blazer, epperò in queste ore qualche avviso ai naviganti ci tiene a inviarlo: “Se uno fa i congressi si blinda, se invece non fa niente gestisce il partito in maniera dispotica. Io credo invece che la democrazia si faccia con i voti, con i congressi. Nel nostro caso ogni tre anni, come prevede lo statuto di Forza Italia”. 

 

Il capo di Forza Italia  annuncia che vuole fare tutti i congressi compresi quelli regionali prima delle politiche del 2027. “Prima di fare le liste”, aggiunge sibillino e forse perfido, annunciando una resa dei conti interna con vista sul Parlamento della prossima legislatura. “Se c’è qualcuno più bravo di me, qualcuno che giustamente ambisce alla guida di Forza Italia, è sacrosanto che si faccia avanti. Anche perché io non sono eterno e non ho nemmeno questa ambizione”. Dalle parole di Tajani si capisce insomma che sotto sotto qualcosa si muove dentro FI, che il segretario è stanco degli attacchi, che c’è apprensione sulle regionali, che la sfida con la Lega per il secondo posto nella coalizione nelle regioni al voto è più aperta che mai. “Io non sono un tipo permaloso, mi si può dire tutto, certo. Però ogni tanto, con il sorriso in bocca, è giusto anche fare chiarezza”. 
 

E il momento della chiarezza sarà il congresso nazionale, la rielezione del segretario uscente, la sfida agli oppositori interni. Con la modifica allo statuto infatti nel 2027 potrà votare solo chi si è iscritto a Forza Italia entro il 2025: un meccanismo che permetterà al vicepremier di mettersi al riparo dai signori delle tessere, dai pacchetti di voti e dai militanti dell’ultima ora, quelli che potrebbero rispondere ad altre logiche. Una sorta di blindatura dal basso per prevenire le contromosse in arrivo da Milano? “Io non vedo contromosse, io cerco solo di applicare regole democratiche molto elementari. E poi è giusto che il nostro popolo mi e ci giudichi: i congressi servono a questo, non crede?”. Per Ennio Flaiano l’estate era l’unica stagione perché tutte le girano intorno: l’autunno la ricorda, l’inverno la evoca, la primavera l’invidia e tenta puerilmente di guastarla. Per Tajani l’estate è il mese delle battaglie e quindi dei tormentoni: l’anno scorso furono le carceri i luoghi da presidiare, ora tocca agli ospedali. Sullo sfondo lo ius scholae. E però il partito resta la sua croce e delizia. Dice di avere ben chiaro chi sono i suoi oppositori, spiega è pronto al confronto, ma allo stesso tempo cerca di stanarli: “Se c’è qualcuno più bravo  di me è giusto che si candidi alla guida del partito. La democrazia ha delle regole chiare, ma è bella per questo”. Ma l’importante è non toccargli la “porchetta magica”:  ragazzi di provincia, che lo seguono da una vita che hanno fatto la gavetta e di cui si fida. “Chi mi attacca quali elezioni ha vinto?”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.