
L'intervista
Lupi: “L'inchiesta? Io garantista. Non demonizzare gli investitori”
Il leader di Noi moderati e possibile candidato del centrodestra invita alla calma: "Non chiedo dimissioni per un avviso di garanzia, la politica deve rivendicare il suo ruolo"
"Giù le mani dal modello Milano”. Maurizio Lupi senatore e leader di Noi moderati, ma soprattutto, si mormora, possibile candidato sindaco del centrodestra nel capoluogo lombardo non ha dubbi: l’inchiesta della Procura di Milano che ha coinvolto anche il sindaco Beppe Sala non deve tradursi in un attacco al modello di sviluppo che ha fatto grande la città. “Se si blocca Milano – dice – si blocca il paese. Il dialogo pubblico-privato è uno dei punti fondamentali della mia idea di politica. Milano ha questa risorsa che è una ricchezza: non bisogna in nessun modo demonizzare i grandi fondi, gli investimenti, la capacità di attrarre capitali”.
E poi, è anche questione di garantismo, no? “Certamente”. Eppure un pezzo del centrodestra, Lega e FdI comprese, ieri era sotto Palazzo Marino per chiedere le dimissioni del sindaco. Lei e il suo partito, come Forza Italia, non avete partecipato. Abbiamo un problema? “Il centrodestra – dice Lupi – non è un partito unico, personalmente non ho mai chiesto le dimissioni per un avviso di garanzia e non lo farò mai. Né che si tratti di una giunta di centrodestra, né che si tratti di una giunta di centrosinistra. La magistratura deve fare il suo lavoro, ma la politica deve avere la forza di rivendicare il suo ruolo. E poi mi lasci dire una cosa…”. Dica. “Se ci sono delle divisioni che hanno fatto un danno alla città ultimamente sono quelle della sinistra che hanno bloccato l’approvazione del ‘Salva Milano’ che io ho convintamente votato e che oggi viene messo in mezzo di nuovo, in modo demagogico, come qualcosa di poco limpido, e invece era una norma di buon senso pensata ascoltando le associazioni di categoria in Parlamento. Non è questione di lobbismo, ma di fare il lavoro che spetta a noi parlamentari: legiferare per risolvere i problemi dopo aver ascoltato le associazioni e la società”.
Intanto il coinvolgimento di Manfredi Catella nell’inchiesta, l’uomo dei grattacieli, mette sotto accusa persino questi ultimi. “Ma se un imprenditore ha fatto delle cose belle prima, non possiamo criticarlo poi. Questo vale per tutti quegli imprenditori che hanno aiutato lo sviluppo verticale e senza consumo di suolo di questi anni. E’ una cosa che mi convinceva prima e mi convincerà anche dopo. Se poi ci sono responsabilità specifiche su alcune cose sarà la magistratura ad accertarlo”.
Lei comunque nelle sue prime dichiarazioni dopo l’inchiesta ha attaccato “i 15 anni di gestione del centrosinistra”. “Sì, perché durante questi anni la città, pur continuando ad attrarre investimenti, ha anche in qualche modo dimenticato un pezzo di sé: penso ai giovani esclusi per il caro affitti o alle periferie abbandonate nel degrado. E invece noi dobbiamo fare in modo che la capacità attrattiva sia coniugata anche con gli investimenti per chi è più in difficoltà”. Si candiderà sindaco? “La cosa più importante è che il centrodestra sia in grado a Milano, che è la sfida delle sfide, di proporre un programma che sia credibile per la città che vogliamo fra quindici anni, senza la ‘sindrome del torcicollo’ che ci costringe a guardare sempre indietro: Milano è futuro”.